Una prospettiva liberale per il 2024

Documento inviato a sua richiesta al Presidente della Fondazione Einaudi Giuseppe Benedetto concernente un compromesso tra la mia lettera del 19 aprile scorso e i testi politici in preparazione da parte della LiberalDemocratici Europei – LDE

I liberali  per le elezioni UE del 2024 e per il dopo

I principi 

In base all’esperienza, i liberali si riconoscono in tre parole: libertà, individualismo e diversità. E nelle regole pubbliche che, di volta in volta, sono indispensabili perché queste tre parole siano rispettate nel convivere. Il mondo è composto da individui liberi diversi al passar del tempo. Perciò il cambiamento è la fisiologica modalità di funzionamento della vita sulla terra, che di continuo ci circonda. Dunque rifugge dai testi sacri, dall’evocare l’unità indistinta, dal perseguire il collettivismo, dal pretendere la comunità, dal cercare il potere elitario. Invece si impegna costantemente per costruire istituzioni imperniate sui singoli cittadini che esercitano il rispettivo spirito critico.al fine di rendere migliore la convivenza nel tempo.

L’Europa costruita dai cittadini

Nel 1957 l’Europa nacque su impulso di un liberale italiano scegliendo di svilupparsi sulla quotidiana attività dei cittadini, che sono i rapporti economici. Oggi può riprendere una prospettiva di sviluppo dando ai cittadini europei la chiave delle scelte caratterizzanti l’UE quale società che opera per ampliare il ricorso alla libertà. Esser determinati nel riaprire il cantiere della costruzione UE  è urgente per i liberali, perché, contrariamente a quanto cianciano i fautori dello Stato potere che si  impone su ogni cosa, non esiste ancora un’UE sovraordinata agli Stati Membri al di là delle materie previste nei Trattati. Il punto politico è far maturare progressivamente la rinuncia degli stati, in settori sempre più ampi, ai rispettivi privilegi sovrani.

Costruire l’Europa dopo la pandemia

Le urgenze pandemiche hanno indotto la UE a riprendere il cammino dell’impegnarsi in atti politici diretti e così ad aprire  per la prima volta al finanziamento comune di progetti di risanamento delle strutture profonde dell’economia dei paesi membri. Per i liberali, un simile impegno deve proseguire iniziando da una trasformazione istituzionale che dia più peso ai cittadini fin dalla presentazione delle liste elettorali europee e alla rappresentanza Parlamentare. In pratica una trasformazione che faccia maturare la convergenza delle varie economie dei paesi membri per arrivare al dotarsi  della medesima struttura fiscale (altrimenti la moneta unica è una costruzione artificiale senza anima di libertà civile) , per completare il mercato europeo dei capitali (un’esigenza ineludibile nell’ottica di coinvolgere i cittadini), che smetta di utilizzare organismi, quale l’attuale Meccanismo Europeo di Stabilità, estranei per struttura al diritto UE (i prestiti negoziati da un organo a tre, la Commissione UE, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale, dei quali la BCE non è un organo dell’UE  e il FMI è estraneo all’Europa; quindi assai lontano dai cittadini), che operi una rapida riduzione del ruolo del Consiglio d’Europa in decisioni della Commissione UE e che non attui la procedura, esistente e finora mai applicata, di far  partecipare il medesimo Consiglio ad eleggere il Presidente della Commissione. Insomma, i liberali vogliono costruire l’UE sulle scelte dei cittadini e non su burocrazie   autoreferenziali europee 

L’Europa e il fenomeno migratorio

Per i liberali, la sfida principale dei cittadini europei nei rapporti con gli stati extraeuropei è come affrontare il persistente incremento dei fenomeni migratori in dimensioni assai superiori al passato. Nell’UE dei  cittadini, gli ingressi irregolari in ciascun paese   da fuori UE   costituiscano un problema per l’intera UE. Pertanto, si dovranno convenire a livello UE – sempre adottando il metodo della libertà, cioè il coinvolgere i cittadini europei e l’affidarsi alle loro decisioni – le tipologie normative e gli interventi materiali da perseguire al fine di mantenere una sostenibilità territoriale, di garantire che  chi arriva in UE non sia  né svantaggiato né privilegiato, di attivare con i paesi di provenienza una collaborazione adeguata per contenere i flussi migratori iniziando dal contribuire al miglioramento al loro interno delle condizioni di vita dei loro cittadini.

L’Europa in prima linea per la libertà negli scambi

Per i liberali, l’Europa deve applicare una coerente concezione della libertà fondata sui continui scambi di idee e di iniziative tra cittadini diversi. L’UE, a differenza delle attuali università americane, non reprime le divergenze di opinione, come faceva l’inquisizione. La concezione della libertà aperta nulla ha a che vedere con la concezione alternativa della libertà di tipo imperiale. Del resto, la forza dell’Occidente consiste nella libertà degli scambi entro la diversità mentre la sua malattia sta nella libertà imperiale, che vuole l’unità e rifugge la diversità. La libertà dell’Occidente è consapevole che esistono ed esisteranno autocrazie dedite a bandire la libertà dei cittadini dalle proprie istituzioni. Ma è altrettanto consapevole che la pretesa di eliminare quelle autocrazie trasformerebbe la libertà degli scambi in una libertà imperiale, che rinnega la sua stessa essenza. La libertà fondata sugli scambi è connessa strettamente al praticare il sistema della concorrenza garantendolo in ogni occasione. Ne consegue che nell’UE gli interventi istituzionali vanno concepiti come un correttivo – soggetto alla valutazione elettorale – richiesto   dal manifestarsi di nodi provocati dall’insufficiente funzionamento del criterio concorrenza nel meccanismo della libertà tra i cittadini individui (nodi che, se non corretti, porterebbero ad un insufficiente grado di libertà, fisica e spirituale, per il cittadino). Allora è una grave contraddizione in termini di politica liberale, violare apposta le norme della concorrenza in nome di principi che privilegiano un’imposizione ideologica piuttosto che il realizzarsi degli scambi.  Ad esempio, sarebbe molto sbagliato prolungare l’accordo per far uscire il grano dall’Ucraina ad un prezzo “bellico” che blocca il grano prodotto da diversi stati membri UE oppure non rispettare i tempi previsti per entrare nell’UE in modo da potere accelerare l’ingresso dell’Ucraina.

L’Europa e l’approvvigionamento energetico

Per i liberali, è urgente indurre l’UE ad impegnarsi con decisa lungimiranza perché  i cittadini europei dispongano di energia in quantità sufficiente per ogni esigenza del vivere. Il che significa, anche qui, esaminare di continuo  tutte le possibilità di risolvere il problema energetico utilizzando le varie conoscenze disponibili, ovviamente tenendo conto delle conseguenze ambientali derivanti da ciascuna tecnologia adottata, senza mai cedere ai rigurgiti dirigisti.  I liberali sottolineano che un esame simile va fatto  senza pregiudizi ideologici relativi ad ogni fase della ricerca (quindi una sperimentazione che stia ai risultati e non alle convinzioni e ai desideri) e senza voler imporre nessuna strategia ritenuta più efficace (quindi non ricorrendo  a strategie obbligatorie).

L’Europa e la difesa militare

L’indispensabile maturazione del processo di costruzione dell’UE dei cittadini, relega nettamente nelle retrovie la questione molto cara ai sostenitori della libertà imperiale, vale a dire il dar vita alla forza di difesa UE integrando le forze armate dei paesi membri. Un esercito UE è impensabile prima del completamento della trasformazione istituzionale in cui prevalga il peso ai cittadini. Fino ad allora le competenze della difesa rimarranno ai singoli stati membri.

Le alleanze alle elezioni Europee 2024

I liberali dovranno impegnarsi perché nel 2024 , per le Europee in Italia , si presenti  una lista  nella prospettiva della libertà individuale nella diversità. Per giungervi, saranno necessari compromessi purché si mantenga l’indirizzo complessivo a partire dall’aderire al gruppo ALDE-Renew Europe, vale a dire quello della cultura liberale. E purché l’appartenenza alla cultura politica liberale appaia ben chiaro a livello dei mezzi di informazione, data  l’inutilità elettorale della presenza del termine liberale nei documenti interni della lista. In sostanza, il dibattito sulla formazione del Terzo Polo va rovesciato. La questione politica di quale programma per il 2024 precede gli aspetti dei rapporti nazionali tra IV, Azione e Led.

Scelte coerenti nei comportamenti politici in Italia

Per i liberali i comportamenti nella politica interna debbono ovviamente essere coerenti con la politica dell’UE imperniata sui cittadini. Sia nel periodo fino alle elezioni del 2024, sia nella prospettiva successiva. Partendo innanzitutto da scelte di governo capaci di affrontare il principale problema   italiano da risolvere, la scarsità delle risorse a disposizione. Ciò  costituisce un vincolo ineludibile, all’origine delle difficoltà per i governi nello sciogliere i nodi che provocano nei cittadini delusione e dunque favorisce il loro astensionismo. La sfida del debito è appesantita dalle dinamiche demografiche in atto, poiché il ridursi del numero degli italiani – che in ogni caso non potrà essere nel breve periodo compensato dal flusso migratorio –  rende ancor più ardua  la possibilità che l’auspicata crescita reale del reddito nazionale basti da sola ad ammortizzare quel debito. Oltretutto, negli ultimi 20 anni,  il reddito in Italia è cresciuto in media meno che non negli altri paesi europei. 

Diminuire il debito. Per i liberali, la riduzione del debito pubblico comporta un periodo non breve di crescita della spesa pubblica (al netto degli interessi)  con un ritmo nettamente inferiore  alla contestuale crescita del PIL. Perciò il liberali chiedono  di intervenire su direzione e volume dei flussi finanziari da e verso lo Stato in modo  da restituire dinamismo alla società italiana agevolandone l’impegno produttivo e lo spirito d’impresa. I liberali chiedono di ridurre ancora  il peso delle istituzioni e dei gruppi amicali nel mercato e di eliminare sacche di privilegio e la concorrenza sleale, curando la vendita del patrimonio non produttivo dello Stato e degli enti territoriali, mantenendo la golden power solo per evidenti ragioni di sicurezza nazionale. I liberali chiedono che la spesa pubblica scenda progressivamente entro il 2030 sotto il 40% del PIL, riducendo in specie la spesa corrente. A tal fine vanno in particolare rivisti i finanziamenti degli enti pubblici territoriali, della sanità pubblica e dell’assistenza sociale.

Una spesa pubblica più efficace. Per quanto riguarda gli enti pubblici territoriali, l’autonomia differenziata non è la soluzione adeguata: occorre invece la responsabilità fiscale degli enti locali nel quadro di un’autonomia impositiva rispettosa degli obiettivi generali di finanza pubblica. Per la sanità pubblica e l’assistenza sociale, deve essere potenziata la loro funzionalità  tramite controlli dissuasivi dei loro centri di spesa, con criteri di efficienza analoghi ai settori privati e con il lasciar spazio all’iniziativa privata (concorrente nei servizi medici) trasferendone in parte il relativo onere. Così la spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) dovrà  portarsi ai livelli medi europei. Infine i liberali chiedono una riforma dell’INPS che separi l’assistenza dalla previdenza. 

Un fisco più giusto. I liberali chiedono che la pressione fiscale si riduca a meno 40% del PIL, in parallelo al diminuire del debito pubblico ed inoltre che si riequilibri il peso fiscale tra rendite e lavoro e si eliminino le ingiustizie nel prelievo fiscale tra categorie di lavoratori. I liberali vogliono il riordino dei tributi locali, inclusa  la riforma del catasto. Vogliono  il riallineamento ai livelli europei  dell’imposizione indiretta. Vogliono una fiscalità di impresa che incentivi l’investimento in via ordinaria. Vogliono abolizire l’IRAP, senza addizionali per le società di capitali. Vogliono forme di concordato preventivo pluriennale tra lavoratori autonomi, imprese e Fisco, in una  logica premiale.  Vogliono infine un taglio strutturale del cuneo contributivo accompagnato  dallo stop a ogni nuova misura di prepensionamento. 

Un’energia sicura e un ambiente sostenibile. In materia ambientale ed energetica, i liberali sostengono sul piano interno l’uscita progressiva e ragionata dall’uso delle fonti fossili e sul piano esterno, negli approvvigionamenti, il ridurre  la dipendenza da Paesi  geopoliticamente non occidentali e parte di organizzazioni autocratiche potenzialmente alternative all’occidente. I liberali intendono sostituire i vincoli autorizzativi esistenti, con l’introduzione del silenzio-assenso  in molti settori (ricerca di idrocarburi;  impianti fotovoltaici, di energia rinnovabile; desalinizzazione dell’acqua di mare; costruzione dighe e bacini idrici; impianti di produzione di energia da rifiuti non differenziati e compost; impianti di riciclaggio di rifiuti urbani differenziati; rigassificatori). Con tale obiettivo, i liberali  ritengono essenziale che ad ogni livello la pubblica amministrazione divenga sempre più in grado di esercitare bene e con rapidità i controlli, al fine di vigilare sulla corrispondenza degli impianti in costruzione alle norme giuridiche e scientifiche. I liberali  sono favorevoli alla partecipazione italiana ai progetti in corso in UE per studiare il ritorno al nucleare; e ad un piano di investimenti pubblici coordinato nell’ambito del PNRR (fino al 2026) e della transizione energetica UE con particolare riferimento a: produzione di idrogeno “verde”, anche da nucleare; produzione di biocarburanti, per i settori di consumo ove saranno consentiti. 

Un’Italia dinamica e innovativa . I liberali puntano a creare un clima economico favorevole all’iniziativa privata e all’adottare le indicazioni del progresso scientifico. Di conseguenza sono a favore di: liberalizzare i contratti a tempo determinato, di eliminare la causa nel rinnovo dei contratti a tempo determinato, di estendere la facoltà di ricorrere a contratti di lavoro somministrato con le agenzie interinali, di estendere la possibilità di ricorrere al licenziamento economico anche senza dichiarare lo stato di crisi. Sono a favore della piena parificazione dei soggetti pubblici e privati accreditati a politiche attive del lavoro. Sono a favore di estendere le indennità previste dai contratti collettivi al lavoro autonomo e parasubordinato, con riordino delle aliquote contributive attuali a carico del beneficiario. Sono a favore di una legge sulla rappresentatività delle organizzazioni sindacali ai fini del riconoscimento della validità erga omnes dei CCNL Sono a favore del riallineare alle normative europee la ricerca scientifica applicata, a cominciare dai settori  delle  biotecnologie e delle emissioni elettromagnetiche. Sono a favore del restringere la responsabilità per danno erariale degli amministratori (anche privati)  ai casi di dolo specifico accertato. Sono a favore del non restringere le procedure di gara e il numero delle stazioni appaltanti. Sono a favore dell’integrale rispetto degli impegni assunti con l’UE in materia di concessioni e licenze. Sono a favore del liberalizzare l’attività commerciale cittadina, nel rispetto delle normative urbanistiche. In generale, salvo situazioni eccezionali e comprovate, preferiscono l’affidare a gara i servizi pubblici locali, non favorire l’esercizio in house dei medesimi servizi, attivare la concorrenza nell’offerta di beni pubblici intermedi (reti infrastrutturali) e finali. Insomma, occorre uno Stato che sia regolatore, non produttore e gestore. Un’Italia dinamica ed innovativa è la strada per garantire al cittadino di disporre almeno del minimo vitale.

Irrobustire lo Stato di dirittoI liberali sono  per l’integrale applicazione della Riforma Cartabia del processo civile. Sono per la riforma del processo penale limitando le autorizzazioni alle intercettazioni telefoniche ed ambientali ai soli gravi reati; difendendo  la presunzione di innocenza mediante il divieto della diffusione delle intercettazioni; e quello della prescrizione, graduato per reati, fissando tempi rigorosi per il rinvio a giudizio; riducendo la facoltà della Pubblica Accusa di ricorrere in appello in caso di assoluzione in primo grado. I liberali chiedono la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura requirente; nonché di prevedere criteri di merito nella carriera dl magistrato. Chiedono di limitare il ricorso alla custodia cautelare in carcere e di introdurre il GIP collegiale per la conferma di misure cautelari diverse dalla detenzione domiciliare. Chiedono di rivedere la penalizzazione dei reati minori, estendendo la giustizia riparativa; di ricalibrare le pene per i reati economici, ampliando le pene pecuniarie; di configurare l’abuso di ufficio solo come dolo o colpa grave; di dichiarare estinto il reato di omesso/ritardato versamento IVA e ritenute in caso di adempimento successivo. I liberali chiedono un pieno riequilibrio del rapporto tra Stato e contribuente, durante tutte le fasi del contenzioso tributario.

Potenziare l’istruzione. I liberali sono per una scuola pubblica fondata sul merito, sull’autonomia, sul pluralismo e sulla formazione dei cittadini, che non sia chiusa ad interagire con fondazioni ed imprese private quali le parificate. Sono per combattere l’abbandono scolastico e universitario. Sono per la riforma dello stato giuridico degli insegnanti pubblici, introducendo criteri privatistici che premino impegni e capacità dei più meritevoli. Sono per la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie per il diritto allo studio, anche degli asili nido. E condividono le iniziative delle Regioni, a valere sul proprio bilancio, di sostegno al diritto allo studio di famiglie e studenti, senza discriminazione dell’offerta formativa. I liberali sono favorevoli al potenziare un’istruzione che si rinnovi nel corso della vita di ciascun cittadino, soprattutto perché la conoscenza è la radice principale  dei contributi che l’impegno lavorativo fornisce alla convivenza, andando con ciò oltre il prodotto della sola rendita. Il conoscere e lo spirito d’impresa sono il motore dello sviluppo del convivere. La libertà politica ne è la precondizione fisiologica mentre la libertà economica ne è una conseguenza insopprimibile.

La formazione delle libertà. In Italia l’esistere di una formazione autonoma liberale, è inaggirabile per garantire che  i conflitti nella convivenza non siano dominati dai non liberali o ancor peggio dagli illiberali , i quali sono fautori per natura di sistemi non rispettosi dei criteri sperimentali e propri delle tre parole libertà, individualismo e diversità attraverso le regole. 

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