settima parte del testo CRONOLOGIA ESSENZIALE DEL LIBERALISMO
3.11 I liberali in vari paesi a fine ‘800.3.11 a) I governi Gladstone. In Inghilterra, dopo i libri di Stuart Mill (che ho trattato al paragrafo 3.8 c) e l’opera di Darwin, nonché le considerazioni sull’evoluzionismo e sui rapporti con il liberalismo (trattati al paragrafo 3.8 d), spicca l’azione, iniziata a dicembre 1868, dei quattro governi di William Gladstone nell’arco di 25 anni, che produssero una robusta impostazione liberale.
L’allora sessantenne Gladstone, era entrato ai Comuni trenta anni prima, tra i conservatori di Peel in un ruolo minore nel governo. A quell’epoca sosteneva posizioni protezioniste, a favore dell’anglicanesimo e contro il separatismo, ma pochi anni dopo, messo ai vertici della Camera di Commercio, iniziò a convertirsi al libero scambio e un po’ alla volta divenne fautore del ruolo equilibratore dell’istituzione statale. Trascorse l’inverno ’49-’50 a Napoli e tornato in patria pubblicò con clamore due lettere al Primo Ministro in cui denunciò il sistema carcerario borbonico. E, sempre in base all’esperienza italiana, pochi mesi dopo, espresse il parere che il potere temporale del Papa era condannato a finire. All’inizio del 1853, Gladstone divenne Cancelliere dello Scacchiere nel governo di coalizione di Lord Aberdeen (tra parte dei conservatori, i liberali, i seguaci del defunto Peel e un gruppo di tendenza radicale). Nel nuovo incarico Gladstone ridusse l’imposta sul reddito ed estese agli immobili la tassa di successione.
Negli anni seguenti, mutati i rapporti parlamentari, Gladstone rifiutò di entrare nel nuovo governo dei Conservatori e si avvicinò sempre più ai liberali, divenendo ancora Cancelliere dello Scacchiere con il governo liberale di Palmerston nel 1859. In questo incarico strinse un trattato di libero scambio con la Francia, abolì i dazi su quasi 400 articoli e rivide ancora l’imposta dul reddito. Nel 1865 Gladstone divenne leader dei parlamentari liberali e riuscì a fare allargare la legge sul suffragio. L’anno dopo divenne capo del partito liberale. Nel 1868 vinse largamente le politiche e divenne Primo Ministro.
Nel nuovo ruolo, Gladstone affrontò prima di tutto il problema dell’Irlanda cattolica, riuscendo a far approvare una legge di separazione stato chiese, e l’anno dopo una legge agraria a garanzia dei fittavoli fornendo loro crediti per acquistare dei terreni. Su un piano più generale, completò le riforme elettorali sancendo il voto segreto, apportò importanti mutamenti nell’amministrazione civile (rendendo aperto a tutti l’ingresso mediante concorso) e nell’istruzione elementare (instaurando un sistema tuttora esistente nei suoi aspetti di fondo), stabilì che lauree ed incarichi universitari prescindessero dalla religione e in Irlanda abolì i test religiosi per entrare all’università.
Nel 1874 i conservatori vinsero le elezioni, Gladstone lasciò la guida dei liberali ma continuò un’intensa attività parlamentare d’opposizione, segnatamente in politica estera contrastando la linea conservatrice favorevole all’Impero Ottomano e ai rapporti egemonici inglesi in India. In vista del turno elettorale successivo, Gladstone si impegnò iniziando dalla Scozia e attaccò il governo per la politica di annessione nella Repubblica del Transvaal. Così riportò nel 1880 un’importante vittoria nelle urne e formò il suo secondo governo. Nei mesi successivi, pose fine alla sollevazione nel Transvaal concedendo l’autogoverno ai predominanti boeri (coloni sudafricani di origine olandese). Intanto proseguì le riforme agrarie per agevolare l’acquisto dei terreni in Irlanda, spingendosi a non contrastare ai Comuni la richiesta irlandese dell’autonomia interna (“home rule”) e introducendo norme speciali sugli affitti agrari. Negli anni successivi l’Inghilterra si impegnò molto nel Nord Africa, in conseguenza dell’apertura del Canale di Suez che riduceva di settimane il percorso dal Mediterraneo all’India (inaugurato a fine 1869 dopo un decennio di lavori della Compagnia del Canale, i cui azionisti erano l’Egitto per il 44% e la Francia per il resto soprattutto tramite un diffuso azionariato popolare).
A metà degli anni ’70, l’Egitto, all’epoca appartenente all’Impero Ottomano, non riuscendo nell’espansione verso l’Etiopia, si trovò costretto a cedere la propria quota della Compagnia del Canale all’Inghilterra (nel ’75). Così ben presto l’Egitto divenne una sorta di protettorato franco inglese, anche per l’estrema debolezza degli Ottomani. Ciò provocò crescenti agitazioni tra contrapposte fazioni interne, finché, nel febbraio 1882, una di queste si risentì per l’influenza straniera asserragliandosi nei forti di Alessandria. Per evitare di perdere il controllo di Suez, il governo Gladstone e i Comuni, insieme alla Francia, inviarono là una loro flotta, subito seguita da un corpo di spedizione, per riportare l’ordine (e proteggere materialmente i luoghi del Canale). L’afflusso degli europei, tuttavia, esasperò l’opinione pubblica egiziana e nell’estate, per diverse settimane, vi furono scontri armati , fino ad una vera e propria battaglia con una delle due fazioni, presto vinta dagli inglesi.
Il governatore ottomano dell’Egitto riacquistò il potere interno, però supervisionato dai britannici (precisamente il Console Generale e il Comandante Capo dell’esercito egiziano aiutato da un gruppo di alti ufficiali inglesi). Così ebbe inizio il dominio britannico sull’Egitto, che durerà un trentennio. Da sottolineare che, secondo la linea di Gladstone, la gestione del traffico attraverso il Canale di Suez venne stabilita all’insegna della libertà di passaggio nelle sue acque in ogni circostanza, solo vietando operazioni di guerra nel suo territorio e dintorni, ma consentendone l’uso anche alle diverse nazioni belligeranti (in pratica facendo del Canale di Suez un esempio di vita non dipendente dal potere).
Intanto, a sud dell’Egitto, nel Sudan, andava sviluppandosi una robusta avanzata dei fautori del rinnovamento islamico, che volevano pure il ritorno istituzionale al Corano e il liberare il Sudan dagli ottomani. Nell’estate 1882 l’esercito dei redentori dell’Islam riportò una vittoria di rilievo, cui seguirono altri successi nei due anni seguenti. Trattandosi di una guerra di tipo religioso, il governo inglese propendeva per la cautela e scelse di evacuare le truppe anglo egiziane. La manovra non riuscì e d’altra parte il Governo non usava del tutto il pugno duro. Intanto, a livello interno in Inghilterra, Gladstone estese il diritto di voto ai lavoratori agricoli maschi. Peraltro, il rovescio subito in Sudan dall’esercito inglese indebolì molto Gladstone in casa. Questo stato di cose gli fece perdere a giugno 1885 l’appoggio sul bilancio di oltre metà dei deputati irlandesi e così Primo Ministro passò ai conservatori.
Comunque, alle elezioni generali del novembre successivo, dopo una campagna che Gladstone imperniò sull’autonomia dell’Irlanda, i liberali ottennero più voti e più seggi, ma non la maggioranza assoluta da soli. Gladstone formò il suo terzo governo all’inizio del 1886 e ad aprile presentò un progetto di Home Rule e un altro che stabiliva l’acquisto dei latifondi in Irlanda da ripartire tra gli agricoltori che fossero affittuari. Un programma di questo tipo fece esplodere il gruppo parlamentare dei liberali. Se ne staccò un gruppo di fautori dell’unione dell’Irlanda all’isola inglese e così il voto favorevole al programma del gruppo irlandese non bastò per approvarlo. Di conseguenza a luglio 1886 si tornò al voto con uno schieramento innovativo. I liberali unionisti si allearono con i conservatori. Numericamente il partito liberale di Gladstone prevalse di nuovo con il 46% dei voti, ma nella distribuzione di collegio l’alleanza conservatori unionisti arrivò al 51% (di cui il 14% di unionisti) trasformato nel 59% dei seggi dal sistema elettorale. Stabile il Partito Irlandese.
Il Governo tornò ai conservatori con il supporto dei liberali unionisti, ma Gladstone e il Partito Liberale si opposero alle misure repressive del Governo e proseguirono nella campagna a sostegno del Home Rule. Furono sei anni di apertissimo scontro politico, con un odio tra le due fazioni assai marcato. Alle successive elezioni (1892), i liberali unionisti più che dimezzarono e la coalizione con i conservatori perse nel complesso quasi cinque punti e soprattutto nella distribuzione degli eletti nei collegi arretrò di quasi tredici punti fra gli eletti. I liberali , con l’apporto dei deputati irlandesi, avevano una maggioranza di una quarantina di seggi. Fatto il suo quarto governo, Gladstone avanzò una nuova norma per l’Home Rule, rafforzata con il dare ai deputati irlandesi il diritto di votare ai Comuni sulle questioni non puramente britanniche. Si ripetè tuttavia quanto era avvenuto prima. Cioè la norma venne approvata alla Camera Bassa e bocciata da quella dei Lord. Ormai ottantacinquenne, Gladstone lasciò il governo e un anno dopo anche il Parlamento.
La vicenda di Gladstone è particolarmente significativa per più motivi. Prima di tutto per la spiccata qualità del personaggio , capace di grande tenacia nell’individuare le strade atte a superare gli ostacoli che si frapponevano al realizzare norme di libertà civile. Poi per le notevolissime capacità nel campo finanziario, che lo hanno reso quasi senza rivali tra gli uomini di stato inglesi: attentissimo all’esigere il corretto funzionamento dell’amministrazione ed inoltre in grado di coinvolgere i cittadini in tali problematiche. Infine assai legato all’osservare i fatti concreti e al trarne insegnamento, anche a costo di mutare un suo parere antecedente, quindi naturalmente in contrasto con l’impostazione tipo clima imperiale, all’epoca di gran moda ed ossessionata nel conservare immutata la tradizione. Con simili qualità, Gladstone fu incline ad uno sguardo lungo per affrontare i nodi dell’esercizio della libertà. Ad esempio, all’idea della Home Rule si convertì alla svelta, non appena ebbe studiato il problema nei suoi dati reali. Così riuscì ad inquadrare il tema dell’Irlanda già decenni prima che iniziasse progressivamente ad essere riconosciuto. In logica analoga fu sempre incline nei conflitti internazionali a trovare una soluzione al di fuori delle armi, che erano un ostacolo naturale al diffondersi della pratica della libertà.
Va infine sottolineato che il voto inglese del 1886 e del 1892, fu l’apogeo del successo del Partito Liberale nelle urne e l’inizio del suo declino senza freni. Riflettere sulla svolta fornisce lo spunto per cogliere il meccanismo delle cose. Allora l’immediato fattore scatenante fu l’indirizzo a favore dell’autonomia dell’Irlanda. Sul punto si scontarono due atteggiamenti con i quali il liberalismo è alle prese in ogni momento. Vale a dire la propensione a valorizzare l’esprimersi della libertà in ogni convivenza (nella fattispecie il favore all’Home Rule) e il legare le decisioni dell’insieme dei conviventi alle libere scelte degli individui che lo formano (il votare al riguardo). Quando il voto non premia l’indirizzo liberale, cresce contestualmente la necessità dell’impegno politico dei liberali per aumentare il diffondersi delle norme per valorizzare la libertà dei conviventi nell’esercizio del senso critico. E ciò richiede un’insistenza coerente e il dar tempo per la maturazione tramite ulteriori osservazioni.
Va aggiunto poi che nella fattispecie la frattura tra i liberali fu causata del separarsi tra i fautori della libertà prima di ogni altra cosa e chi metteva la libertà dopo la tradizione e il privilegio al ruolo della nazione originaria. Insomma, tra i liberali comunque e chi è sensibile al liberalismo solo in seconda battuta, riconoscendo molta importanza alle istanze della conservazione. Siffatta frattura non si sanerà da allora. Soprattutto perché la ricerca della libertà richiedeva ormai strade più complicate, meno agevolmente apprezzabili tra i cittadini. E perché stavano arrivando sulla scena idee politiche non liberali, che però illudevano di arrivare alla liberazione intesa non nei termini provvisori ed individuali della libertà, bensì nei termini ideologici definitivi di un eterno paradiso raggiungibile solo accettando la verità di qualcosa e rinunciando allo spirito critico dello sperimentare la concretezza della realtà. Si pensi in particolare al laburismo che andava assumendo il ruolo di movimento progressista svolto fino ad allora dal liberalismo.
3.11 b) I liberali in Italia a fine ‘800 – Soprattutto in Germania e in Italia , ma anche in Francia, la presa elettorale del liberalismo declinò quando, ormai realizzata l’unificazione nazionale, divenne centrale la questione del come rafforzare la struttura dello stato. In Italia non va dimenticato che la Chiesa vietava ai cattolici la possibilità di partecipare alla vita pubblica, il che frenava il formarsi di un ceto imprenditoriale e giustificava l’inerte cautela dei dirigenti provenienti dagli antichi stati.
Va aggiunto che, soprattutto nel meridione, il diffondersi di una mentalità liberale era ostacolato dalla propensione centralistica della struttura amministrativa d’origine piemontese e dal venire a galla del fenomeno del brigantaggio già preesistente da lungo tempo, rivolto contro il malgoverno e contro le oppressioni fiscali e burocratiche. In ogni settore si procedette all’unificazione dei codici, delle prassi, dell’istruzione, delle forze armate (includenti i volontari garibaldini), dei debiti pubblici degli stati preunitari, della normativa fiscale. La politica della Destra Storica, al governo fino al 1876, era di tipo liberale moderato (Primi Ministri come Ricasoli, Farini, Minghetti, Lanza), fondata sul libero scambio, sul togliere le dogane, sull’ inserire l’economia italiana, nel sistema europeo. Furono necessarie molte infrastrutture, fatte con le risorse raccolte con la vendita dei beni ecclesiastici, con la pressione fiscale e con l’indebitamento pubblico. Tuttavia una pratica finanziaria molto rigorosa portò a metà anni ’70 al pareggio di bilancio, considerato la premessa indispensabile per uno sviluppo moderno.
Nel 1876 prevalsero i contrari al dirigismo centralistico del governo e all’eccessiva presenza statale in economia. Si formarono per un quindicennio – sempre in un clima abbastanza liberale, reso possibile dal fatto che all’epoca non c’erano i partiti ma convergenze di culture affini – governi della Sinistra Storica, sostenuti da maggioranze variabili (il trasformismo teorizzato da Depretis , un altro moderato) , comprendenti diverse mentalità , da quelle moderate e liberali a quelle d’origine democratica e agli ex-mazziniani, maggioranze che perseguivano riforme caute. La Sinistra Storica proseguì nell’allargare la base elettorale e giunse a rinnovare il codice penale ed ad abolire la pena di morte. In politica estera, la Sinistra Storica stipulò nel 1882 la Triplice Alleanza con Austria e Germania, che restò fino alla prima guerra mondiale nel 1915.
La propensione alla variabilità di linea politica e allo spendere in modo eccessivo (il cuore della Sinistra Storica), iniziò a vacillare con il progressivo distacco di parlamentari. Dopo il 1886, abbandonò la Sinistra Storica un deputato piemontese, Giovanni Giolitti che non condivideva né l’insistere sul trasformismo né la spesa facile, e che inoltre riteneva opportuno rendere il Parlamento più attento ai cittadini, in specie i più deboli, nella prospettiva di amalgamare meglio i differenti stati sociali. Nel volgere di cinque anni, dopo le elezioni del dicembre 1890, la tradizionale Sinistra Storica non fu in grado di ricostituire la maggioranza e tornò il governo di un esponente della Destra storica in un’ampia coalizione, caratterizzata in politica estera dal rovesciamento della tendenza espansionistica in Africa seguita fino ad allora e, in politica interna, dalla politica di forte riduzione delle spese (in particolare quelle militari). Nella politica interna tale governo della Destra Storica non ebbe molto successo e a maggio 1892 governo cadde su un progetto di riduzione appunto delle spese in campo militare.
Tornò un Primo Ministro che proveniva dalla Sinistra Storica ma con accentuate caratteristiche liberali, il deputato Giolitti. Il suo Governo (che sarà il primo di diversi altri) si distinse per il comportamento tollerante verso le ribellioni in Sicilia e sul modo di avversare il socialismo (che in quell’estate si unì nel costituire il Partito dei Lavoratori, divenuto nei due anni successivi Partito Socialista Italiano, autodefinitosi “partito di classe”). Il Governo Giolitti rifiutò di intervenire contro i fasci siciliani dei contadini (in quanto reagivano alla miseria senza avere veri disegni politici) e non combatteva il partito dei lavoratori bensì le sue correnti anarchiche e violente. Perciò fu molto criticato dai conservatori. Anche sul tema degli strumenti politici rappresentativi, Giolitti svolgeva riflessioni in termini liberali, nell’osservare che il governo rappresentativo non può procedere regolarmente senza partiti organizzati su programmi chiari e precisi. Altrimenti dovrà appoggiarsi a mutevoli maggioranze, attorno ad interessi speciali e locali.
Durante l’anno successivo, gli oppositori del Governo Giolitti l’attaccarono non sui suoi programmi e neppure su proposte di intervento da fare, bensì sul richiamo alla morale del bene comune. Da oltre un decennio, la Banca Romana andava erogando prestiti disinvolti agli ambienti di rilievo della Capitale, dalla Casa Reale, a ministri e a politici. Tanto che il Governatore della Banca, Tanlongo, persona legata agli ambienti della Roma clericale, fu proposto per l’incarico di Senatore del Regno (in seguito non convalidato dall’Aula). Tali relazioni improprie vennero a galla con scandalo e fu istituita una commissione parlamentare di inchiesta voluta anche dal Governo, la quale nel novembre 1893 sancì che Giolitti, per i suoi rapporti con Tanlongo, era il solo responsabile politico dello scandalo (il che era singolare visto che certe pratiche erano in essere da oltre un decennio e Giolitti era in carica da pochi mesi). Il giorno seguente Giolitti rassegnò le dimissioni del Ministero. Ma negò di aver avuto un ruolo particolare e nei mesi seguenti presentò alla Camera una consistente documentazione a riprova dei rapporti con la Banca Romana di molti deputati, inclusa la famiglia del Presidente del Consiglio della Sinistra Storica predecessore e successore. In sostanza, lo scandalo della Banca Romana fu la prima manifestarsi in Italia della pratica di affrontare aspetti della gestione pubblica tramite l’esaltare il bene comune senza approfondire le circostanze prima di affrontare il merito. Al punto che nel 1894, al processo, l’avvocato di Tanlongo non contestò i fatti delle accuse bensì che costituissero reati, sostenendo che si trattava solo di irregolarità dovute ad esigenze economiche pubbliche e a pressioni del Governo. E così il cliente venne assolto.
In quegli stessi anni e fino al termine del decennio, iniziarono ad apparire gli scritti di Benedetto Croce, che, per oltre i cinquanta anni successivi, resterà un faro del pensiero liberale, avviando una riflessione approfondita anche sul fatto che il dibattito politico si svolgeva soprattutto tra i sostenitori, marxisti e conservatori, dell’allargamento dell’intervento impositivo dello Stato. Quindi su una linea contraria a quella del liberalismo, che concepisce lo stato come garante del libero esercizio della libertà di cittadini autonomi.
3.12 – Mutamenti nelle relazioni a fine ‘800. 3.12 a) Più ruolo ai cittadini.Le dinamiche già avviate nei decenni precedenti proseguirono con forti accelerazioni, essenzialmente dovute all’interagire reciproco tra la crescita ininterrotta della conoscenza scientifica, l’infittirsi delle invenzioni di strumenti d’uso quotidiano e il manifestarsi della seconda rivoluzione industriale. Un andamento del genere incentivò nella convivenza il ruolo autonomo dei cittadini individui. E ciò rendeva via via più necessario introdurre norme e maniere adatte a migliorarne di continuo le possibilità di manifestarsi attraverso il sistema della libertà tra diversi.
3.12 b) Principali scoperte. Nella seconda metà ‘800, i grandi balzi della conoscenza scientifica cominciano dalle 20 equazioni dello scozzese Maxwell, trovate nel 1864 sulle interazioni tra campi elettrici e magnetici, usate un ventennio dopo per descrivere la luce. Nel 1869 il chimico russo Mendeleev presentò la tavola periodica degli elementi chimici, vale a dire una classificazione degli elementi che mostra come le loro proprietà chimiche e fisiche si ripetano con regolarità una volta ordinati gli elementi secondo i valori crescenti delle loro masse atomiche. Mendeleev si accorse che tale regolarità, talvolta, si interrompeva e perciò nella tavola inserì spazi vuoti per future scoperte di nuovi elementi, che si sono poi verificate molte volte negli ultimi 150 anni. Tra il 1878 e il 1882, il medico tedesco Koch scoprì prima il ruolo patogeno del bacillo dell’antrace e poi le cause della tubercolosi nonché il modo di rilevarne l’infezione. Nel 1888, in base alle equazioni di Maxwell, il tedesco Hertz scoprì le omonime onde elettromagnetiche, artificiali o naturali. Negli stessi anni, l’austriaco Boltzmann , un fisico matematico, fornì un contributo storico nella teoria cinetica dei gas e sul secondo principio della termodinamica (sosteneva una cosa importantissima, e cioè che l’esistenza della materia non si spiega partendo dalle idee ma sono quest’ultime ad essere attivate dall’osservare la materia). Nel 1895 il fisico tedesco Roentgen individuò i raggi X come radiazione elettromagnetica ad alta frequenza.
Nel gennaio del 1896, ad un seminario sui raggi X, il francese Becquerel, studioso sperimentale della fluorescenza, suppose una connessione tra questa e gli invisibili raggi X, nel senso che i materiali fluorescenti emettessero anche raggi X. Per verificare, usò dei sali di uranio che, dopo esposizione alla luce solare, erano fluorescenti. Quindi avvolse lastre fotografiche in un involucro di carta nera impermeabile alla luce, piazzò i sali di uranio sopra l’involucro, espose questo pacchetto al sole e poi sviluppò la lastra. Nello sviluppo spiccavano le sagome dei cristalli di uranio. Inizialmente Becquerel ipotizzò che i sali fosforescenti di uranio esposti alla luce solare emettessero una radiazione capace di impressionare la pellicola, come i raggi X (lo comunicò subito all’Accademia delle Scienze). In seguito,obbligato dal cielo plumbeo durato cinque settimane, Becquerel ripose in un cassetto la lastra già preparata come al solito (ponendo sull’uranio anche una croce di metallo da rilevare) ma senza esporla al sole. Nonostante ciò, quando aprì il cassetto, si accorse che l’immagine della croce aveva impressionato in modo nitido la lastra. Dunque la radiazione che passava attraverso l’involucro opaco, non dipendeva dall’assorbire la luce solare ma dall’uranio in sé. Una studentessa di Becquerel, Marie Curie (una polacca quasi trentenne naturalizzata francese) coniò per la radiazione il termine radioattività. La stessa Curie, e il marito Pierre, partendo dal constatare che l’uraninite (il minerale da cui proviene l’uranio) risulta più radioattiva di quel che potrebbe essere se composta solo di uranio, continuarono ad esaminare tonnellate di uraninite, riuscendo, due anni dopo, ad isolare un altro componente quasi quattrocento volte più radioattivo dell’uranio, che venne chiamato polonio (in onore della patria della Curie). Proseguendo nell’esame, non molto tempo dopo i Curie isolarono un altro componente ancor più radioattivo, il radio (e Marie si rifiutò di brevettare il procedimento per estrarlo, onde non ostacolare la ricerca, il che esprime una concezione aperta del conoscere). Nel 1897, l’inglese Joseph Thomson scoprì l’elettrone, la particella generante la corrente elettrica, una scoperta che schiuse le porte alla ricerca sulla struttura interna dell’atomo. Nell’ultimo anno del secolo, il fisico tedesco Max Planck intuì che l’energia luminosa fosse emessa ed assorbita tramite piccoli pacchetti di energia, i ”quanti”, intuizione che si dimostrerà fondata e costituirà il nucleo della fondamentale fisica quantistica nel secolo seguente, tesa a spiegare il comportamento alle dimensioni microscopiche.
Tra i grandi scienziati di fine ‘800, va poi ricordato il grande matematico (ma non solo) francese, Henry Poincaré, il quale, nel solco del predecessore, il collega tedesco Riemann, contribuì in modo decisivo all’accettazione delle geometrie non euclidee , inventò la topologia algebrica, in sostanza fu il padre della topologia moderna. Trattò quasi tutti gli aspetti della matematica di allora , sviluppandone diverse parti. Come studioso del problema dei tre corpi, fu il precursore della teoria del caos.
3.12 c) Invenzioni di oggetti e procedure. Il lievitare della scienza in sé, si accompagnò al brulicare di invenzioni di oggetti e di procedure che, in modo variegato, incidevano parecchio sulla vita quotidiana dei cittadini. Solo per fare un sommario elenco indicativo. Nel 1856 il francese Pasteur dimostrò che i microrganismi erano la causa delle infezioni e non un loro prodotto e inventò la pastorizzazione , nel 1866 il norvegese Nobel inventò la dinamite, nel 1876 l’inglese Bell brevettò il telefono e il francese Tellier iniziò l’era delle navi frigorifere per trasportare merci deperibili dagli USA in Europa, nel 1878 venne introdotta la bollitura degli strumenti chirurgici, nel 1879 l’americano Edison brevettò la prima lampadina elettrica con filamento resistente, nel 1880 una Ditta inglese produsse il primo tipo di carta igienica, nel 1883 fu inaugurata a Milano la prima centrale elettrica italiana, nel 1884 l’irlandese Parsons costruì la prima turbina a vapore, nel 1885 il tedesco Benz progettò la prima automobile con motore a combustione interna, nel 1886 un altro tedesco Daimler costruì il primo veicolo a motore a 4 ruote, nel 1887 lo svizzero Muller e il tedesco Fick inventarono separatamente le prime lenti a contatto indossabili (seppure ancora appoggiate su tutto il bulbo oculare), nel 1892 il tedesco Diesel inventò l’omonimo motore, nel 1895 i fratelli francesi Lumiere lanciarono l’attuale “cinema”, nella tarda estate dello stesso anno l’italiano Marconi applicò la trasmissione a distanza mediante onde radio, nel 1899 l’industria tedesca Bayer brevettò l’aspirina, sulla scia dei lavori di Pasteur, la lista degli agenti infettivi era praticamente completa.
- d) Seconda rivoluzione industriale. Infine nell’ultima parte dell‘800 ci fu il terzo soggetto dell’interazione accelerante dei modi della convivere, la seconda rivoluzione industriale. Fu un fenomeno frenetico a livello transatlantico, che intanto vide aumentare gli abitanti nelle città mentre nelle zone rurali le superfici coltivabili crebbero della metà . Poi furono piazzati cavi sottomarini che consentirono al telegrafo di collegare l’Europa e le Americhe , mentre il telefono permetteva di comunicare senza necessità di decrittare. Erano quasi cancellate le distanze, al fine scambiare messaggi,. Inoltre cominciò la disponibilità, conseguente le scoperte , di assai maggiori quantità di energia e di strumenti per utilizzarle.
Con le scoperte cui ho già fatto cenno sopra e con altre invenzioni come quelle dell’italiano Pacinotti, si diffuse l’elettricità, un’energia utilizzabile quando serviva, trasferibile alla velocità della luce, utile per lavorare ed anche per riscaldare. E che al contempo rendeva possibile disporre di luce per ventiquattro ore, nelle case, in strada e nelle fabbriche. Inoltre, le trivellazioni avviate negli Stati Uniti iniziarono a fornire il petrolio, prodotto dalla sedimentazione millenaria di materiale organico, che divenne il carburante principe e per decenni restò nelle mani di una sola società al mondo. Un altro settore di enorme sviluppo fu quello siderurgico, in cui nuove metodologie di lavorazione negli altiforni (principalmente il forno messo a punto un po’ alla volta dal tedesco naturalizzato inglese Siemens e dal francese Martin integrato poi con il convertitore dell’inglese Bessemer ) riuscirono a consentire, eliminando le impurità, la trasformazione della ghisa liquida in acciaio, un materiale resistente alle alterazioni, essenziale nell’industria manifatturiera, nella costruzione di condotti, nell’industria alimentare e a far nascere il cemento armato, l’anima dei grattacieli.
Nel periodo ’70 – ’95 , tutte queste profonde innovazioni, dal modo di produrre a quello di trasportare, determinarono una fortissima spinta produttiva, creando offerta in eccesso sulla domanda e provocando un crollo dei prezzi del 30 – 40 % in ogni settore. Questo crollo dei prezzi falcidiò le forme di impresa incapaci di adeguarsi o aventi dimensione troppo piccola per farlo. Ciò attivò un processo di concentrazione intenso, agevolato pure dal meccanismo dei prestiti bancari, fondato quasi solo sul patrimonio posseduto e non sul progetto commerciale attivato. Ciò faceva delineare molte aggregazioni industriali, commerciali, finanziarie, di vari tipi (monopoli, oligopoli, cartelli) , comunque tese a limitare la concorrenza.
Peraltro, essendo indiscutibilmente chiaro che la concorrenza era un aspetto determinante dell’essere una società libera, il pericolo monopolistico venne subito avvertito negli Stati Uniti, i quali già nel 1890 emanarono la legge anti monopolio (Sherman Act). L’art.1 era “Qualsiasi contratto, accordo, in forma di trust o in altra forma, ogni collusione, tesi a restringere il commercio tra diversi Stati dell’Unione, o con nazioni straniere, sono illegali”. Quella legge, la prima al mondo, è restata per decenni un’eccezione (ad esempio, in Italia ne è stata introdotta una corrispondente esattamente 100 anni dopo, su richiesta dall’Europa e in termini assai più blandi). Applica l’idea, con base sperimentale. che la libertà dei cittadini individuo non può essere lasciata in mano a pochi, appunto perché riguarda tutti gli individui e la società deve essere aperta per migliorare la convivenza al passar del tempo. 3.12 e)In conclusione. Quanto avvenuto rapidamente nell’ultima parte del XIX secolo è un’ulteriore conferma del come sia del tutto irrealistico supporre che il mezzo per la convivenza sia leggere ciò che dispone un libro sacro o attuare un’ideologia che è immobile per fisiologia. Di conseguenza, è avvalorata l’ipotesi che il metodo liberale sia sostanzialmente corretto. Ma ciò vuol dire rispettare alcuni punti irrinunciabili. Che il metodo liberale stesso si fonda sulla sperimentazione della realtà, che non suggerisce mai dei comportamenti certi, che il suo imperniarsi su libertà, individualismo e diversità fornisce ipotesi da verificare e in più provvisorie, che funziona meglio delle altre ipotesi note purché si applichi abituando il cittadino a non fare pause nell’esercizio del proprio spirito critico. |