Sull’epoca Schlein

Dopo le elezioni del 2018 e quelle del 2022, anche un test più circoscritto quale le primarie del PD, ha per la terza volta consecutiva confermato che gli elettori non sopportano più di venir governati da chi si mantiene lontano dalle loro necessità ed indicazioni. Perché è certo che Elly Schlein è l’immagine plastica del cambiamento. Non appartiene alla consolidata nomenclatura del PD nato dalla fusione tra l’antica tradizione della sinistra di classe e i cattolici della margherita, anzi si è iscritta al PD solo per fare le primarie; ha più cittadinanze; è di religione israelita; è una donna dell’alta borghesia; vive di persona il diritto alla diversità sessuale; intende alzare le retribuzioni minime, rappresentare chi dispone di meno risorse e tassare meno il lavoro;  vuol porre al centro della politica la questione del clima e proseguire lo stop al nucleare. 

La Schlein ha seppellito definitivamente l’epoca di Renzi che  nel PD non pochi facevano sopravvivere (e basta questo per sottoporre la sua segreteria a non lievi tensioni con molti nostalgici pure in Toscana). E poi  fa intendere che rivedrà l’ostracismo verso  il M5S.  In sintesi vuol riposizionare il PD su un’opposizione al governo più sui fatti di una linea politica netta, che non sullo schieramento parolaio nostalgico del potere.

Il terremoto indotto dentro e fuori il PD, dovrà tradursi in atti concreti e coerenti con quanto dichiara la neo Segretaria. Già fra meno di due mesi ci saranno delle amministrative in 800 comuni; ma il primo vero banco di  prova sarà tra quindici mesi alle elezioni europee. Sarà lì che si misurerà   il gruppo dirigente tutto rinnovato. Pure è certo che sul tavolo ci sono fin da ora molti nodi che non potranno essere elusi. 

Quello più aggrovigliato è senza dubbio la crisi Ucraina, tema che la Schlein ha fin qui eluso. Un tema che solleva per lo meno due interrogativi. Uno è se il PD della Schlein proseguirà la linea del PD di Letta, filo NATO senza sbavature e riflessioni critiche, che oltretutto non consente distinzioni rispetto al Presidente del Consiglio. L’altro interrogativo è come il PD della Schlein si porrà qualora, alla scadenza della Segreteria NATO nelle prossime settimane, venisse fuori la candidatura di Enrico Letta, sulla carta dotato del curriculum adatto per aspirare alla carica. Una candidatura certo migliore della precedente fautrice della guerra, ma di sicuro ingombrante per le implicazioni del ruolo sul nuovo PD.   

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