Una strada sbagliata per costruire un partito riformista

Il presidente della Margherita, on. Parisi, ha rilasciato oggi un’intervista a Marina Bortolani sul settimanale online, Dilloadalice, in cui definisce le fondamenta del Partito-Federazione Ulivista,.collocandole nelle lande delle visioni epocali, lontano da un terreno liberale.

Parisi inizia asserendo che “riformismo è una parola che ha una storia all’interno della cultura socialista, è il rifiuto della idea di rivoluzione. Il riformismo muove dalla convinzione che siamo dentro la Storia, in una Storia la cui fine non è nelle nostre mani. E’ una possibile condizione forte nella quale possono ritrovarsi sia quelli che pensano che la Storia sia l’unica realtà possibile sia quelli che la pensano come una realtà che ha avuto un inizio e avrà una fine. Perché entrambe le ispirazioni riformiste si alleggeriscono di questa tentazione: immaginare di mettere fine alla storia.”

Quest’ultimo periodo contraddice il precedente ( perché quelli che credono nella fine della storia pretenderanno, come sempre, che tutti si muovano fin d’ora nella “giusta” direzione) però, preso in sé, trova il pieno assenso dei liberali, i quali, in sede storica e metodologica, sono convinti assertori del concetto di storia come processo continuo non finalistico ( la libertà di ogni cittadino è l’unico valore da massimizzare per rendere possibile e far crescere la convivenza civile) . Ma subito Parisi ne fornisce l’interpretazione autentica precisando un secondo punto. “Siamo dentro alla Storia e ci siamo insieme. Come soggetti che si tengono per mano. C’è un solco che ci separa decisamente dall’illusione del darvinismo liberale e da ogni pretesa rivoluzionaria. Questo solco è il riformismo.”

Ora mettere sullo stesso piano la pretesa rivoluzionaria e il darwinismo liberale, non è riformismo, sono le idee di quaranta anni fa, quando Moro, per perpetuare il potere DC, equiparava le proposte del PCI e del PLI come inadatte alle riforme sociali. Già allora i risultati non furono brillanti. E dopo tutto quello che è avvenuto nel frattempo, accusare il liberalismo di essere un illuso darwinista ( con uno sprezzo dell’esperienza storica che tradisce l’antico rivoluzionario ) mette a nudo il reale pensiero di Parisi. Che aggiunge: ”il riformismo è un processo di lunga durata, indefinito” al quale “ non riusciremmo a dar senso se non lo collocassimo all’interno di un progetto, di una tensione di lunga durata”.

Fa dunque ingresso il principio del partito-chiesa che, con il progetto di lunga durata, seduce i fedeli promettendo sicurezza in cambio della rinuncia alla loro autonomia. Poi, per diradare ogni dubbio, Parisi insiste: “la caratteristica del testo di Prodi l’anno scorso ( il manifesto uniti per l’Europa) era quella di reintrodurre la categoria della visione allargando l’orizzonte dall’anno, alla legislatura, al secolo, al millennio, spingendo a liberarsi dalla prigionia del presente, recuperando un punto di vista più alto.” In un crescendo rossiniano, Parisi si lascia trasportare e finisce per dire che “bisogna orientare nuovamente la cultura, spingere ad abbandonare quel tratto della politica contemporanea che è l’appiattimento giorno per giorno, la prassi sganciata da ogni punto di riferimento valoriale. Un tempo veniva trasmesso un senso, una risposta alla domanda di significato posta ad esempio dai giovani”.

Ora, la denuncia da parte dei liberali (quasi da soli) che negli ultimi dieci anni il dibattito politico è avvizzito e vive tra gli stenti, non può essere la scusa per voler orientare la cultura ( inseguendo il berlusconismo) e per comprimere ancor di più il senso critico affidando alla politica, e non appunto al senso critico individuale, il compito di dare risposte alle domande di senso e di significato della vita ( inseguendo l’elefantino ferrariano). Dare risposte che intendono essere valide per tutti è un tipico compito religioso oppure, sul piano politico, l’approccio dei fondamentalisti.

Non basta. Per esser ancor più chiaro nella sua visione di partito-chiesa, Parisi irride alla partecipazione dei movimenti piccoli e dei cittadini come singoli, sostenendo che “i soggetti sono chiamati ad essere all’altezza dei problemi, ma spesso sono tentati di abbassare i problemi alla loro altezza. I soggetti che hanno l’1% sanno che non guideranno mai il paese e se non vogliono ridere di se stessi quando si guardano allo specchio devono interessarsi degli unici argomenti che li possano riguardare: la distribuzione delle cariche”. Così apprendiamo il disprezzo di Parisi per chi non è grosso e insieme un suo buco di memoria: il processo di governare le società democratiche è esattamente l’inverso (e ne è la forza), vale a dire gli equilibri si formano dal confronto tra (tutti) i cittadini e non sono calati dall’alto dei palazzi dei potenti, soprattutto con il maggioritario. Con queste affermazioni Parisi mette anche in luce il perché della diffusa scomunica alla candidatura di Bertinotti alle primarie della GAD. Le primarie sono concepite come cinghia di trasmissione delle scelte già fatte nel partito chiesa, non come meccanismo per selezionare i candidati e i programmi preferiti dai cittadini.

Quello che Parisi continua a rifiutare, come d’abitudine, sono il metodo e le idee liberali. Certo non per ignoranza. Per radicata convinzione di chiusura all’individuo e alla sperimentazione del reale. Per Parisi non è accettabile che la composizione degli apporti individuali sia il risultato di una competizione secondo le regole, una competizione che per i liberali è uno strumento, non un valore in sé, e che è l’opposto del darwinismo neoconservatore. Per lui occorre che questi apporti individuali siano inquadrati nell’ortodossia di un partito chiesa con una tensione di lunga durata.

Sorge però un problema. Con queste impostazioni diviene arduo costruire un partito riformista credibile, che lavori passo a passo e coinvolga i cittadini più liberi sottraendoli alle lusinghe dei conservatori.

Questa voce è stata pubblicata in ARTICOLI e INTERVISTE (tutti), sul tema Proposte, sul tema Quadro politico e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.