Caro Raffaele,
ho letto in colpevole ritardo la pagina che IL DUEMILA ha dedicato alla celebrazione di Giovanni Malagodi tenuta il 12 maggio alla Camera e confido nella Tua cortese ospitalità per esprimere il mio dissenso per motivi di fatto e per questioni di merito politico.
Le questioni di fatto sono relative all’articolo di Pier Lorenzo Antonini. Innanzitutto non è vero che Malagodi era “un discepolo di Ugo La Malfa” alla Commerciale, non solo perché erano praticamente coetanei ma soprattutto perché Malagodi ricopriva un incarico di grado superiore ( temo che il compianto Giovanni si sia rivoltato nella tomba). Poi, non è esatto limitare il primo periodo di opposizione liberale a nove anni quando il PLI malagodiano uscì dal governo a metà 1957 e vi rientrò nel luglio 1972, cosicché gli anni di forte contrapposizione furono quindici. Un periodo abbastanza lungo da far capire per la prima volta agli italiani, abituati all’opposizione antisistema del PCI, che in democrazia è essenziale anche l’opposizione politica. Infine, balza agli occhi la ricostruzione omissiva della celebrazione. Si glissa sul Comitato Promotore, e passi, ma si nascondono ben due dei quattro relatori. Uno è il Ministro del Belgio Annemie Neyts, che parlava come Presidente dell’Internazionale Liberale per celebrare in Giovanni Malagodi una personalità che fu per più volte suo predecessore e che nel liberalismo internazionale ha lasciato un segno indelebile. L’altro relatore è Beatrice Rangoni Machiavelli, Presidente del Comitato Promotore, liberale da sempre, strettissima collaboratrice di Malagodi per tutti gli anni ’60, che negli ultimi dieci anni è stata Presidente del Comitato Economico Sociale dell’Unione Europea e poi Patron (senatore a vita) dell’Internazionale Liberale. Non basta. Non vi è cenno al significato della celebrazione che esplicitamente ha inteso sottolineare il respiro internazionale della politica di Malagodi ( fù lui a fondare il gruppo Liberaldemocratico al Parlamento Europeo) e la considerazione in cui è tuttora tenuto dagli esponenti dei tre grandi filoni della politica mondiale, quello liberale appunto, quello popolare e quello socialista ( per questo gli altri due relatori erano Andreotti e Napolitano). Insomma, un tributo di altissimo livello al leader storico dei liberali è stato fatto apparire come un qualcosa di estraneo a Malagodi.
Questa ricostruzione omissiva è il prologo della lettera pubblicata a lato e scritta da 14 parlamentari (13 di Forza Italia e 1 di Alleanza Nazionale) al Presidente della Camera Casini. I 14 parlamentari – di cui solo circa un terzo, ha una militanza di qualche rilievo politico nel PLI – contestano al Presidente della Camera di aver avallato la manovra del Comitato Promotore di affidare la memoria di un grande liberale a personalità molto lontane dalla tradizione liberale, tanto che, dicono, non è stato coinvolto tra i promotori “alcun esponente significativo della storia politica liberale italiana”. L’obiezione in sé non è fondata. Il Comitato Promotore – composto da Liberal International, Centro Einaudi di Torino, Federazione dei Liberali, Fondazione Einaudi di Roma, Fondazione Friedrich Naumann, Fondazione Critica Liberale, Rivista Libro Aperto e Famiglia Malagodi – oltre a Beatrice Rangoni Machiavelli, include tra gli altri Valerio Zanone, Antonio Patuelli, Alessandro Dalla Via, Aldo Amati, Luca Anselmi, Amedeo Bellini, Giuseppe Bozzi, Gianmarco Brenelli, Antonio Colantuoni, Giuseppina De Sanctis, Giuseppe Facchetti, Riccardo Formica, Lionello Jona Celesia, Enrico Lecis Cocco Ortu, Enzo Marzo, Fabrizio Prosperi, il sottoscritto e tanti altri, vale a dire persone liberali tra le quali alcune hanno ricoperto nel PLI le massime cariche, Presidente, Vice Presidente, Segretario, Vice Segretario, Esecutivo Nazionale, membri della Direzione Centrale e lo hanno rappresentato al Governo e in molti Enti Pubblici, nazionali, regionali e locali. E poi è anche infondata l’obiezione che i membri del Comitato Promotore si riconoscano nel centro sinistra, dal momento che le associazioni gravitano nell’ambito dell’Internazionale Liberale dalla quale sono riconosciute e le persone hanno posizioni politiche differenziate salvo ritrovarsi nella necessità civile dell’opposizione liberale. Ma il punto non è che l’obiezione sia infondata. Il punto è un problema tutto politico e non banale.
In sostanza, i 14 parlamentari sostengono che la loro storia liberale di ieri (naturalmente per chi ce la ha davvero, non come l’on. Previti che nel 1994 rivendicava la sua partecipazione alla Direzione del PLI mai esistita) costituisce titolo per dirsi liberali di oggi. Non è affatto così, proprio da un punto di vista liberale. Il liberalismo ha memoria del passato solo per vivere il presente e per costruire il futuro. Sulla continuità liberale del parlamentare di Alleanza Nazionale, non c’è da soffermarsi perché è un fatto storico ben noto la fermissima e continua contrarietà di Malagodi ad ogni forma di grande destra, dagli anni cinquanta all’inizio dei novanta. E per gli altri, l’esser stati liberali fino a dieci anni fa non certifica l’esserlo oggi (sotto il profilo politico ovviamente). Per il liberalismo i comportamenti sono parte integrante e sostanziale dei principi. E l’adesione a Forza Italia costituisce l’abbandono del liberalismo politico. Forza Italia è un partito che non si è neppure posto il problema di far parte dell’Internazionale Liberale o del Partito liberaldemocratico europeo, ELDR. Il suo padre-padrone ha sempre saputo benissimo che i valori di Forza Italia sono altri e da subito ha perseguito con fermezza l’adesione al partito dei popolarconservatori. Tanto basta per definire il carattere della politica che oggi svolgono in concreto quelli che una volta erano liberali (quelli che lo erano). Malagodi è stato un grande europeista e Forza Italia, con in testa molti exliberali, è tra i capofila degli euroscettici; Malagodi è stato l’indiscusso protagonista dell’introduzione di Tribuna Politica alla TV con rigorose pari condizioni per tutti i gruppi politici e Forza Italia sostiene (da anni) che la propaganda TV deve privilegiare chi ha preso più voti; Malagodi ha sempre difeso l’unità dell’ordinamento istituzionale e Forza Italia sostiene le velleità separazioniste della Lega; Malagodi difendeva valori e idee a prescindere dal consenso raccolto e Forza Italia disprezza ogni piccolo partito; Malagodi faceva congressi veri ogni due anni e Forza Italia ne ha tenuti due finti in dieci anni; Liberal International ha criticato la guerra in Iraq e Forza Italia la ha appoggiata.
Non è un caso allora che il Presidente Casini abbia concesso la Sala della Lupa al Comitato Promotore delle Celebrazioni di Malagodi. L’on. Casini è l’esempio che si può stare nella Casa delle Libertà ed avere un gruppo parlamentare autonomo mentre è un dato di fatto che i parlamentari, che ora rivendicano l’esser stati liberali, non ci pensano neanche, pur avendone i numeri, a uscire da Forza Italia per costituire un gruppo liberale alla Camera. Dunque per quali motivo il Presidente Casini avrebbe dovuto negare la Sala della Lupa ai liberali di ieri e di oggi? Del resto non è obbligatorio essere liberali. Cambiare opinione è legittimo e può avere i suoi motivi in un’ottica personale. Non è invece legittimo , soprattutto se si è stati liberali in politica, continuare a dirsi liberali quando si è ormai esponenti di un partito che dichiaratamente si contrappone ai principi e alla prassi liberale.
Ti ho scritto queste cose e Ti ringrazio dell’ospitalità perché ritengo che una franca discussione sia sempre costruttiva, anche in caso di chiara divaricazione politica come quella attuale fra noi. Ricordiamo quanto diceva Pompeo Biondi, democrazia è la ragione che non si stanca di combattere.