L’Italia non ricorra la sentenza di Strasburgo

11 ottobre  2012

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Sen.   Mario MONTI

Egregio Presidente,

Le scriviamo a proposito della sentenza della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo 28 agosto 2012 relativa alla legge 40/2004, per invitare il governo da Lei presieduto a non presentare ricorso contro di essa. Le ragioni per questo appello sono molteplici.

Innanzitutto, presentarlo potrebbe far credere che in Italia non si possono effettuare, in base alla legge 40, le diagnosi preimpianto. Ciò sarebbe un atto di forte ipocrisia politica rispetto a quanto già oggi avviene nel nostro paese sulla base di numerosissime sentenze  della magistratura e addirittura sulla base  di quanto prevedono le vigenti linee guida ministeriali. Di fatto, diagnosi del genere vengono praticate alla luce del sole da una dozzina di strutture specializzate diffuse sul territorio nazionale (con la copertura dell’art.2 della Costituzione).

In secondo luogo, è indubbia la contraddizione evidenziata dalla Corte di Strasburgo tra il disposto della legge 194/1978 e quello della legge 40/2004. E’ assurdo vietare la diagnosi preimpianto ai  portatori sani di malattie genetiche, considerato che la legge 194/1978 (definita dalla Corte Costituzionale legge a contenuto costituzionalmente necessario oltre che vincolato) stabilisce che la diagnosi di malconformazione fetale, quando determina un rischio per la salute psicologica della madre, autorizza la scelta di interrompere la gravidanza.

Del resto, le numerosissime sentenze negative relative alla legge 40, mostrano che essa è una gabbia – costruita con storture costituzionali, giuridiche, scientifiche e logiche –  per i diritti della convivenza reale di cittadini liberi. Il garantire i diritti dell’autodeterminazione delle scelte individuali costituisce l’opposto dell’eugenetica, che è  imposizione tipica dello Stato autoritario.

In terzo luogo, il fatto che il giudizio della Corte Europea dei Diritti  non sia nella fattispecie mosso da un precedente pronunciamento della magistratura italiana,  costituisce un significativo e concreto passo verso il principio che i diritti umani vengono garantiti in ambito europeo senza il bisogno dalla preventiva intermediazione dei singoli stati, una intermediazione che obiettivamente è un freno concettuale e temporale nei confronti della cittadinanza europea.

Per tutti questi motivi, i sottoscritti fanno appello a Lei nella sua qualità di Presidente del Consiglio perché non presenti ricorso verso la Sentenza citata, compiendo così un ulteriore atto di rispetto istituzionale e aprendo la strada a risolvere il problema delle indagini genetiche con gli incontri di esperti veri e competenti, quali che siano le loro convinzioni in campo etico e religioso.

 

Con i migliori saluti

 

 

Bancale Paolo De Benedetti Alberto Morelli Raffaello
Battaglia Luisella Del Giacco Sergio Mori Maurizio
Bonetti Paolo Flamigni Carlo Pellegrini Graziella
Carcano Raffaele Gaggiotti Stefano Pievani Telmo
Cazzaniga Gianmario Giorello Giulio Pocar Valerio
Chiarenza Franco Grillini Franco Polacco Gadiele
Cofrancesco Dino Kostoris Fiorella Prodomo Raffaele
Colantuoni Antonio La Torre M. Antonetta Riccio Mario
D’Agostino Gianluigi Lariccia Sergio Zanone Valerio
D’Amico Marilisa Massarenti Armando

 

Sostengono questa lettera

Liberalitaliani
UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
MicroMega
Cronache Laiche
LucidaMente
Rinascita Liberale Antiproibizionista
ItaliaLaica
Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni

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