La necessità di un progetto credibile

In un precedente articolo ho criticato la tesi di chi aveva sostenuto che  “il compito di chi è eletto non è di riformare la Costituzione ma di attuarla”. Tale tesi distorce il senso della rappresentanza politica,  diffondendo  una concezione statica della Costituzione che pure prevede le procedure per essere riformata (art.138). Chi aveva scritto quella tesi, il prof. Emanuele Rossi, ora replica. Ma dicendo che era a conoscenza ( lo ritengo ovvio) dell’art.138 , di fatto conferma la fondatezza della mia critica di allora al suo negare il diritto degli eletti a riformare la Costituzione (negazione necessaria per imputare al governo una sorta di attentato alla Costituzione, ritenuta un tabù intoccabile).

Il nuovo articolo del prof. Rossi, elenca ieri in ordine sparso una serie di riforme più urgenti. Ma ancora una volta non dice l’essenziale. Cioè che la scelta delle riforme ordinarie prima di quelle costituzionali non è un obbligo costituzionale legato ai compiti degli eletti, bensì una decisiva scelta politica. Berlusconi pare non pensarla così. E qui i liberali, se uno la pensa diversamente, gli contrappongono un progetto per batterlo. Il mondo di una certa sinistra pratica l’indignazione esibita al posto di concreti programmi alternativi. E siccome , come ho già scritto, da liberali vorremmo che nel 2013 il centro destra venisse battuto nelle urne, invece delle distorsioni istituzionali, pensiamo opportuno costruire un progetto credibile sui problemi di effettiva libertà dei cittadini.

In questa direzione, non basta affastellare riforme in ordine sparso. Lo può fare un professore. Non può farlo un partito o una coalizione alternativa. Che quanto meno dovrebbe reclamare la realizzazione di quelle riforme che Berlusconi ha promesso e non ha fatto. A cominciare , per usare il recente riassunto del liberale Piero Ostellino sul Corriere della Sera, da “la Pubblica amministrazione, per un contenimento degli sprechi e della spesa; la riduzione della pressione fiscale (anche in senso federale, ma senza indulgenze per le regioni meno virtuose); la Giustizia, non (solo) per proteggersi dalle «aggressioni» della magistratura ma, anche e soprattutto, per garantire il cittadino”.

Insomma, la questione centrale è che diversi turni elettorali hanno mostrato come la maggioranza dei cittadini non creda alla linea dell’opposizione. Non chiarisce né quale sia il progetto di paese né  quale sia la priorità con cui realizzare le riforme. E continua a sostituire queste cose con le proteste su tutto, con lo stracciarsi le vesti per le minacce costituzionali, con la volontà di contentare chiunque urla piuttosto che aggregare chi concorda sul progetto positivo. Urge cambiare rotta  e passo. Non è questione del PD ( esiste il diritto al masochismo). Ne va degli equilibri del paese.

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