Nel PD il problema non sono le correnti ma scimmiottare Berlusconi

Egregio Direttore,

l’articolo di oggi del prof. Sandro Rogari a proposito del PD è basato su un assunto non  vero  nei fatti   che, se lasciato passare, porterebbe a conseguenze negative per l’intero sistema politico. E’ questa la deriva che come liberale vorrei contribuire ad evitare.

L’assunto é che Veltroni abbia due meriti, l’aver  disegnato e imposto il bipolarismo e aver promosso la costituzione del governo ombra. Aggiungendo che altro Veltroni non poteva fare nel breve periodo tra la nascita del PD e le elezioni. Ora questo assunto è l’eco della propaganda dello stesso Veltroni. In verità Veltroni ha freddamente scelto di impadronirsi del PD senza preoccuparsi di partire dal progetto culturale, dalle priorità di programma, dalle procedure democratiche interne. Si è preoccupato solo, non di disegnare il bipolarismo, che già preesisteva, ma di passare dal bipolarismo di coalizione al bipartitismo leaderistico e plebiscitario. I passi decisivi sono stati la caduta del governo Prodi programmata fin dal discorso di Orvieto ad ottobre e poi lo scioglimento dell’Unione che aveva vinto nel 2006. Il tutto per offrirsi  come spalla all’on. Berlusconi il quale aveva imboccato la stessa strada leaderistica e plebiscitaria da oltre un decennio (con maggior coerenza e risultati).

Oltretutto l’assunto non vero porta ad evocare un pericolo curioso. L’esplosione delle correnti. Ma quali mai correnti ? Certo non di prospettive politiche e di proposte di governo poiché il PD ha rinunciato in partenza a caratterizzarsi su tali linee. Dunque correnti di potere. Lo stesso Segretario  Veltroni ha imboccato questa strada preferendo predicare una vittoria a portata di mano per meglio consentire al gruppo dirigente ristretto del loft (ora piazza del Nazareno) il controllo del potere gestionale comunque residuo. Ma da liberale mi domando: perché dovrebbe esistere una sola fonte del potere, quella del Segretario, che parla di primarie sempre epperò alle sue primarie non fa candidare altri concorrenti davvero pericolosi della sua area e che anche nella ventilata proposta di riforma della legge elettorale per le europee vorrebbe togliere ai cittadino il diritto di scelta delle persone da eleggere per darlo ai capipartito ?

Tutta la posizione del PD è all’insegna della fiction, materia di cui Veltroni è esperto ma che non è e non può essere un buon viatico per governare il paese. E neppure per dare un vantaggio competitivo come afferma l’articolo. Perché in un quadro liberale l’opposizione è davvero tale non se mostra buone maniere e felpate cortesie ma se riesce a proporre un generale disegno alternativo e specifiche proposte concrete. Queste cose , per il PD, sono come l’araba fenice, che nessuno sa dove si trovi. Sono stati lo stesso percorso di gestazione e poi la volontà dell’ostetrico a rendere il neonato diversamente abile fin dalla nascita. E non sempre le cure riescono a porre rimedio.

Il rimedio sarebbe ricuperare il dibattito politico che, se reale, porterebbe necessariamente alla riscoperta dei vituperati filoni culturali, che in natura ( almeno in Europa, ma non solo) si riducono alle dita di una mano: popolar conservatori, socialisti non massimalisti, liberal democratici, sinistra antagonista e ambientalisti, destra estrema e fondamentalisti. Quando nel PD si tenta di esorcizzare il fantasma della collocazione nel Parlamento Europeo proclamando , a seconda dei casi, mai tra  i liberali oppure mai tra i socialisti, cosa si intende in concreto ?   Fuggire lungo l’utopia del novitismo senza radici ? Escogitare accrocchi senza vera anima politica né in Europa né in Italia ? Mi permetto di osservare al Prof. Sandro Rogari che il pericolo non sono le correnti del PD ma il far pagare, come prezzo di un’unità propositiva che  nel PD non c’è, il negare  la cittadinanza al confronto politico,  scimmiottando il centro destra che lo fà ormai da un decennio. Governare è possibile anche senza dibattere, ma governare in chiave liberale non lo è. E dunque , per cominciare a colmare il buco di liberalismo che affligge l’Italia ( e che dell’Italia è la vera malattia)s, serve un’opposizione politica vera, non un partito ridotto a sindacato di nostalgici del potere oppure ad inseguitori  della burocrazia  autoreferenziale ed ammiccante al giustizialismo.

 

 

 

 

 

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