Spunti vari sulle questioni per una politica dei liberali

Considerazioni politiche diverse sollecitate da Mario Garassino

Caro Mario ,

ti ringrazio delle Tue varie considerazioni e della segnalazione dell’iniziativa Teodori-Covatta.

1) Comincio da quest’ultima. Mi era stata inviata anche a me ora e a fine primavera ( mi pare). A mio parere è molto diversa dalla nostra. In primo luogo non si riferisce ai liberali (anche perché i due personaggi non hanno mai voluto esserlo, l’uno radicale con pervicacia e poi di centro destra da notabile, l’altro cattolico approdato nel PSI e sempre su posizioni da noi distanti) e mira alla solita area indistinta laico riformista (si smarca da Nencini per non essere mirata alla trattativa diretta con il PD bensì al galleggiamento tipo PRI vecchio conio) ed in secondo luogo è omologa alla iniziativa De Luca (che è molto differente dalla nostra ma che non trascureremo perché comunque culturalmente liberale) nella precisa volontà di riproporre un partito con una struttura vecchia maniera di cui controllare in partenza l’ossatura.

2) Prendo ora spunto da quest’ultimo argomento, per cominciare a parlare di noi. La questione chiave è che la nostra iniziativa ha scelto una logica differente sia da quella del partito ideologico tradizionale che dal partito liquido senza contenuti e progetti. La soggettualità non sta nell’aderire ad una entità giuridica formale, né quella con organismi  rigidi ed in sostanza piramidali, né quella con leader e vertice sovrastanti che, non essendoci bagaglio culturale e progetti, trattano tra di loro le cose e poi le impongono mediaticamente. L’operazione I Liberali  non parte dalla solita struttura con fondatori, statuto etc. ma dal definire una cultura politica comune ( quella liberale imperniata sulla libertà del cittadino) e dal delineare un progetto operativo politico, con l’obiettivo esplicito di dare voce politica ai liberali e di cominciare a  colmare il buco di liberalismo che esiste in Italia raccogliendo le firme per la lista liberale alle elezioni (ormai alle porte visto che ci saranno al massimo tra venti mesi). Per tale motivo, l’operazione I Liberali potrà coesistere con qualunque antecedente soggettualità di tipo liberale (ne esistono ed hanno storie politiche assai diverse) ma avrà il proprio dna nello svolgere (senza farsi distrarre da sogni di accordi nei corridoi) una ben precisa azione politica in coerenza con la cultura espressa. Da qui il lungo processo aperto di determinazione delle linee su cui si concorda, perché sarà solo questo il patto sociale destinato a durare fino alle elezioni e contraddistinto di continuo dall’apporto partecipato sul territorio in chiave dinamica e coerente con la logica della partecipazione dei cittadini interessati.

3) Sospeso il nosttro cammino in occasione delle amministrative e del referendum (in cui come ben sai ci siamo impegnati in altro modo), a luglio è stata iniziata a livello diplomatico la tessitura dei rapporti attuativi del proposito, enunciato nel documento ed espressamente condiviso, di far convergere tutti i liberali che condividono il documento (sempre salvo ritocchi, punto raccolta escluso). Visto che Zanone ha dichiaratamente lasciato anche l’API prendendo felpatamente atto che non vengono dati spazi ai liberali (eccetto forse ad personam), mi è parso opportuno verificare. I contatti si sono avviati abbastanza rapidamente dopo la metà di luglio, prendendo le mosse dalla trasmissione a Lecis e allo stesso Zanone (che lo ha girato a Bitetto) del nostro documento. Zanone ha dichiarato che va bene, salvo esprimere dubbi sulla riuscita pratica. Per affrontarli, preso atto dell’esigenza estiva di Zanone, è stato fissato un incontro ai primi di settembre. Sono stati tenuti informati la Presidenza e la Segreteria FDL. Poi alla riunione del 7 settembre Formica, Colantuoni, Prosperi non sono potuti intervenire. Stando così le cose, mi paiono immotivate le tue considerazioni dal terzultimo paragrafo in poi (in particolare le frasi “crediamo ancora  in ciò, nella necessità di concordare con tutti su come agire o preferiamo dare la notizia a fatto avvenuto ed a decisioni prese? Forse ciò è ininfluente, anche se ritengo errato il metodo di chiedere di agire a decisioni prese. Perliamo invece della possibilità di operare in modo coerente”). Sono convinto che cercare di allargare le adesioni al documento (specie quelle di maggior peso nel panorama liberale) rientri del tutto nel documento su cui abbiamo ragionato per settimane. Che non è mai stato un “documento FDL”. Anche se il nostro giro ha dato i contributi maggiori, il documento è nato proprio per non annullare l’esperienza di nessuno e per rendere possibile un accordo operativo di nuovo genere ed efficace. Tra l’altro, stando alla logica del documento, non vedo come sia possibile un’azione decisa passo a passo da tutti, foss’altro pensando all’effettiva disponibilità di risorse. Secondo me gli incontri sono necessari quando si tratta di fare il punto per andare avanti valutando situazioni nuove. Agire per sviluppare le cose già prima definite ed in coerenza con loro, è indispensabile ed è potenziato se, tra un incontro e l’altro, ognuno compie gli atti che può compiere applicando quanto già deciso. Ad esempio, altri hanno già messo mano alla costruzione del sito relativo dotato di strumenti di collegamento nazionali non banali e gratuiti. Secondo esempio. A Milano, dovreste prendere tutti i contatti che potete in direzione dell’allargare la condivisione de I Liberali. In tempi più serrati di quanto può fare Gianmarco, in vincoli quasi quanto i suoi clienti. Mi ha detto che oggi vede Croci, ma è il 26 e a Roma ci siamo incontrati il 7. Bisognerebbe insomma che ognuno fosse attivo nell’irrobustire il tessuto nei modi che ha. Anche perché sono convinto che le persone ci sarebbero, andando al di là per il momento dagli amici del PLI che hanno la fissazione del simbolo-amarcord del tutto sterile e drogante (vedi le famose dichiarazioni di Scognamiglio sugli accordi già fatti con il PD per la raccolta delle firme, in realtà insussistenti).

4) Quanto alle notazioni sui due documenti, sono lusingato che tu preferisca la Nota (che è solo mia) ma secondo me non sono comparabili. Innanzitutto la Nota è posteriore temporalmente ma costituisce la premessa logico politica de I Liberali. E poi hanno finalità molto diverse. La Nota si propone di indurre i liberali a scendere dagli alberi su cui sono rifugiati ad osservare le cose  e   si impegnino a definire le regole della convivenza al fine di consentire a ciascun cittadino la massima libertà possibile. Il documento I Liberali tratta i punti chiave della formazione politica, della finalità del raccogliere le firme per farla esistere in concreto, del criterio per allearsi, degli accenni sintetici alle questioni programmatiche base di un progetto liberale. Di passaggio, trovo logico che in questo secondo documento sia più forte l’aspetto laico rispetto alla Nota, perché l’atteggiamento laico rientra nelle caratteristiche ordinarie di una formazione liberale essendo difficilmente distinguibile dall’essere liberali, mentre, date le condizioni anomale dell’Italia, costituisce un aspetto determinante dell’azione dei liberali scesi dagli alberi nelle cose reali.

5) Il tuo brano a partire da “fuori delle risposte” mi pare che sia come antecedente alla logica del documento e ai fatti relativi. Solo per brevi cenni. L’attività del PLI è secondo me un gesticolare tanto per piazzarsi meglio, non un’azione politica coerente ed incisiva per dar voce ai liberali. La storia degli iscritti è al più un aspetto burocratico, perché non concerne l’adesione ad una politica che non c’è (vedi le incredibili vicende milanesi) ma indossare lustrini posticci ai fini coreografici (quello dei giovani è poi un miraggio assoluto ed il Paganini ne sa qualcosa dal dicembre 2009 alla scorsa estate). Quanto agli zanoniani hanno già detto di voler partecipare, per il lib-lab di Cassano non si pone il problema perché perseguono un’ipotesi che con la formazione politica liberale non ha niente a che spartire (puntano ad entrare nel PSI di Nencini che opera dichiaratamente per trovare spazio elettorale nelle liste del PD), per raccogliere i liberali in giro del paese stiamo appunto promuovendo il documento a fondamento della rete nella prospettiva di raccolta firme. In generale, quanto al problema dei numeri, mi permetto di ricordare che la risposta sta nell’impostazione del documento I Liberali. Essendo privi di potere, non intendendo essere un clan religioso, volendo diffondere l’idea di diversità e di uso del senso critico, non avendo risorse materiali che attraggano,  abbiamo detto che il solo sistema coerente e funzionante è quello di mettere in moto un’azione a sostegno di obiettivi comuni (la lista che corroda in concreto la logica della politica di potere). Non per caso, tu giustamente distingui a proposito delle “personalità” e scrivi è più facile parlare con l’esterno che cercare di convincere “vecchi amici”. Ti poni esattamente il problema dei giovani, ma comunque non partiamo per niente  da zero. Nella ricerca in corso (agevole) del  gruppo della trentina di nominativi di riferimento iniziale (vedi il punto 1 dell’incontro del 7 settembre), suddividendoli in tre fasce (fino a 40 anni, da 40 a 60, ed oltre), la prima fascia è appena sotto il 20% e le altre due uguali. Non si pare male se si considera che abbiamo una storia e quindi radici non giovanissime di partenza. E’ determinante fare quello che tu descrivi scrivendo “molti, dopo la lettura del documento, mi hanno di agire per determinare incontri tra liberali per scambiare idee e prospettare azioni comuni su argomenti importanti. Mi sono detto sempre disponibile”. Se le cose stanno così, dovresti cercare di stringere, dando acqua agli assetati, per istruire con l’obiettivo di coinvolgere e creare altri soggetti di lavoro.

6) Per ragioni di tempo, potremo commentare gli altri risultati da te citati quando ci incontriamo, penso presto a Milano. Qui voglio concludere con un breve cenno sul referendum elettorale. Alcuni amici, ma specie Gianmarco, hanno insistito perché facessi qualche dichiarazione. Ho risposto che le facessero pure ma che io non pensavo di farle, dato che sono molto scettico al riguardo. Non perché non sia stato sempre contro il porcellum (in realtà in quanto toscano sono contro questo sistema dal 2004, quando fu introdotto in Toscana dal Presidente Martini, uomo di Chiti, d’accordo con un certo Verdini) ma perché a mio giudizio (e di quasi tutti i costituzionalisti, con buona pace di Formigoni) è estremamente probabile che la Corte non lo ammetta e quindi sia un altro elemento di delusione per la base (specie quella liberale); per di più, se ammesso, o ci saranno le elezioni anticipate o sarà cambiata la legge, sempre da una maggioranza berlusconiana. Ed allora secondo me sarebbe stato preferibile che l’opposizione si dedicasse a stabilire quale legge nuova proporre tutti insieme a Berlusconi. Gli altri non hanno scritto niente, ma per me va bene lo stesso perché così De Luca ha agitato le acque lo stesso, anche se, avrai visto la sua lettera sul Corriere qualche giorno fa, i commentatori parlano di azione della sinistra e dell’IDV e non dei liberali, il che dimostra che non è un’azione politicamente qualificante (per curiosità ti allego anche un pezzo di una decina di giorni fa che ho scritto in materia).

 

 

Questa voce è stata pubblicata in argomento Politico, LIBRI, OPUSCOLI e TESTI NON BREVI e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.