Intervista del Capo Redattore Centrale de Il Tirreno Luca Daddi in merito al Convegno su Luigi Einaudi a Livorno, Biblioteca dei Bottini dell’Olio, del 28 ottobre
Come mai è stata scelta la città di Livorno per questo convegno dedicato a Luigi Einaudi? In realtà il Convegno di Livorno rientra nelle numerose celebrazioni dei 150° anni dalla nascita di Einaudi, organizzate durante l’anno in tutta Italia dall’omonimo Comitato sorto apposta sotto l’alto patrocinio di Mattarella e presieduto dal sen. Vegas, che alla Biblioteca dei Bottini dell’Olio sarà il primo relatore.
Quali sono le finalità che vi prefiggete con questa iniziativa? Iniziare a sollevare la cappa di piombo che seppellisce il confronto delle idee non in linea con il conformismo dei cittadini. In specie, a Livorno e per le idee liberali che di natura promuovono il cambiamento nella convivenza. Questo è il senso dell’intervento ai Bottini dell’Olio in quanto relatori, di diversi esponenti della cultura liberale italiana attiva in svariati settori quali l’università, l’editoria, il mondo bancario, il settore professionale, tutti cittadini espressione di un’Italia che opera in autonomia senza ricorrere all’aiuto del potere pubblico. Ormai, in particolare a Livorno, il declino culturale e dei rapporti civili nell’ultimo ventennio è giunto a livelli così preoccupanti da non essere curabile con le distrazioni festose.
Da un punto di vista politico quale è l’attualità del messaggio di Einaudi oggi? L’urgente necessità di riscoprire il ruolo decisivo della libertà del cittadino per potenziare la capacità di conoscere il mondo e convivere al meglio. Per riuscirvi, è decisivo stimolare di continuo il confronto tra le iniziative dei singoli cittadini diversi. E dunque applicarsi al rimuovere ogni ostacolo sulla strada dei meccanismi delle libertà. Non a caso, Einaudi disse “i due estremi monopolismo e collettivismo sono ambedue fatali alla libertà”. Perché il metodo della libertà non funziona con le teorie ideologiche o religiose, che perseguono il dover essere e in ogni momento impongono comportamenti obbligati. Il metodo liberale combatte di continuo il conformismo ed è attento a ciò che gli umani producono in risposta alle sfide del vivere tra diversi. Infatti la libertà si esercita attraverso la lotta tra le idee e la discussione degli uni con gli altri, con il fine di capire ciò che è vivo e ciò che è morto delle tradizioni e dunque di rifuggire il ricorso alle armi. Sperimentalmente è il sistema più fecondo apparso finora. Pertanto è essenziale la lezione Einaudiana secondo cui è indispensabile l’esistenza di uno Stato non tentacolare, che si estenda fino ad un punto critico e non oltre. Al contempo è indispensabile rifuggire dalle pretese dello Stato sovrano, che Einaudi definiva immondo proprio perché chiuso al circolare della libertà. Infine rilanciare il ruolo delle libertà è particolarmente utile oggi con il governo di destra centro. Che non può essere contrastato con i criteri dello scontro tra bene e male proposti attualmente da una sinistra incredula di trovarsi all’opposizione da due anni (ma incapace di proporre un’alternativa). Il solo modo coerente di contrastare il governo di destra è non dimenticare che è nato come reazione all’incapacità dei predecessori al potere negli anni precedenti e quindi incalzarlo sul fronte della libertà che è il distintivo della società aperta. Perché un tale distintivo la destra lo respinge con fermezza, essendo avvinta al praticare la nostalgia di un mondo tradizionale fatto di valori statici e contrapposto alla sinistra di cui però ripete lo schema bloccato del bene contro il male. La destra arriva ad appoggiare la distorta libertà imperiale (incoerente con i suoi principi) ma non la libertà di scambio e di confronto tra idee e persone (caratteristica della società aperta liberale) che genera un cambiamento continuo fonte di migliori condizioni materiali.
E da un punto di vista della scienza economica? Ovviamente un punto di vista che discende dal principio delle libertà. Einaudi, da economista di vaglio, chiarì in modo definitivo che il liberismo non può prescindere dal liberalismo, dato che, quando vuol essere una teoria economica autonoma separata dal liberalismo, disattende la libertà dei cittadini e diviene un progetto illiberale nei principi e nella pratica. Attenzione però. Dire no al liberismo non basta per rientrare nel liberalismo economico. Nell’economia il principale segnale di liberalismo è la diffusa proprietà non pubblica, ed invece in Italia questa proprietà è scarsamente tutelata, specie in ambito intellettuale. Questo è un fattore che scoraggia gli investimenti, rallenta l’innovazione, e indebolisce la competitività delle imprese. Anche qui Einaudi va riscoperto.
Come è possibile diffondere tra le giovani generazioni il messaggio di Luigi Einaudi Impegnandosi a far loro capire che è decisivo osservare di continuo il mondo fisico ed umano, sforzarsi di comprendere il suo modo di funzionare, divenire consapevoli della insostituibile importanza della propria individualità all’interno dell’enorme diversità dei soggetti vivi e materiali tra i quali si svolge la nostra vita in un perenne conflitto dialettico. Tenendo conto del parametro essenziale, noto a tutti ma trascurato quasi del tutto: vale a dire il tempo che passa incessante. Ciò significa che pure quella dei giovani è una categoria molto rilevante, eppure anch’essa non statica e quindi non mitizzabile nel grande caledeoscopio della vita rispetto alle altre. Certo non si diffonde il messaggio di Luigi Einaudi trasmettendo il permissivismo.