Comunicazione della Giunta in materia di inquinamento

Prosecuzione del dibattito iniziato il giorno precedente

PRESIDENTE. La parola al Consigliere Morelli.

MORELLI. La comunicazione dell’assessore e tutta a problematica che ha visto in questi mesi un forte dibattito credo possa servire per delle considerazioni nel merito dell’oggetto, ma anche per fare alcune considerazioni più generlamente politiche su come si intende l’attività di governo e i rapporti fra egioni e Stato.

Andando molto per schemi dirò che anche noi condividamo completamente il discorso secondo il quale la legge Merli è stata un grosso paso avanti seppure non definitivo, seppur pragmatico, lungo la strada che riconosce il territorio come una risorsa e pertanto oggetto di contabilizzazione nei conti produttivi dell’impresa intesa nel senso lato, ma riteniamo anche che su questo punto dovrebbe ampliarsi il dibattito, perché differente­mente da quanto or ora ha sostenuto Teroni non si può limitare questo concetto del territorio co­me risorse ad una semplice allocazione di questi consumi alla singola impresa. Talvolta può essere fatto perché talvolta senza dubbio il considerare quella del territorio, del cattivo uso di esso, come una risorsa a basso costo, è un modo inaccettabi­le di provocare dei guadagni o di coprire delle inefficienze organizzative dell’impresa. Quindi è evidente che il principio del chi inquina paga è giusto e deve essere sempre meglio applicato. Però non può essere sempre fatto, nel senso che in alcuni casi lo sciupio, il degrado territoriale a seguito di certe produzioni è di tali e cosi ampie dimensioni che è evidente che questo costo va senza dubbio considerato e addebitato, però è al­trettanto chiaro che è un costo che in qualche mi­sura deve anche essere socializzato, cioè soppor­tato perché talvolta ci possono essere delle scelte rispetto alle quali è necessario per consentire cer­te produzioni anche affrontare complessivamente il discorso dei costi a un livello che non sia della singola azienda.

Questa è una premessa di metodo a nostro pa­rere importante perché, come vedremo nel volge­re di questo breve intervento, non è che si possa automaticamente far corrispondere le colpe dell’inquinamento esclusivamente a carico del singolo impresario e della singola impresa, perché tal­volta queste colpe fanno chiarissimamente carico al­la intera collettività intesa nella sua accezione più ampia di organizzazione complessivamente artico­lata della società civile attraverso gli organi statali, Governo centrale, Regione, Enti locali.

Che cos’è che scandalizza in questo decreto? Noi crediamo che questo sia un decreto infelice, ma rispetto al quale, se si pone correttamente il problema, non c’è molto da scandalizzarci.

Concordiamo in diversi punti della relazione, e li elencherò, per quanto riguarda le cose concreta­mente da correggere nel decreto. Concordiamo non troppo con la relazione per quanto riguarda certi giudizi politici generali. Concordiamo ancor meno con un punto dell’intervento di ieri di Marcucci e soprattutto con l’ambiguità dei punti del­l’intervento di Marcucci.

Non ci possiamo scandalizzare su questo de­creto perché esso, pur con delle inesattezze che dirò, è un atto realistico di governo di fronte al fatto che per colpa di tutti ci sono stati dei privati che hanno fatto tutto e dei pirvati che hanno fat­to ben poco, ci sono degli Enti pubblici che han­no fatto molto o quasi tutto e degli altri Enti pub­blici che non hanno fatto quasi nulla o ben poco, quindi complessivamente è stato questo decreto un atto di governo, un’intenzione di atto di gover­no per risolvere un problema al fine di applicare la legge Merli. E al fine di applicare la legge Merli bisogna rendere possibile la materiale realizzabi­lità del fatto, perché in questi anni, basta richia­marsi anche alla mozione dello scorso aprile, an­che noi per quanto ci riguarda che pure siamo fra le Regioni che si è fatto di più, anche noi siamo inadempienti. Quindi il Governo in quanto tale, le non voleva nascondersi come si suol dire die­tro un dito, non poteva altro che dire: le Regioni facciano qualche cosa.

Chiaramente è un decreto che tecnicamente non è certo l’optimum, anzi al contrario ha diver­sissimi limiti, quelli che sono stati indicati nella relazione dell’assessore. Cioè essenzialmente il di­scorso delle penali. E’ evidente che siccome la logica di questo provvedimento deve essere di rendere attuabile la legge Merli e precisare che la parola attuabilità vuol dire prendere atto realisti­camente delle colpe di tutti e delle inadempienze e quindi dare la possibilità entro certi limiti e con certe valutazioni complessive da parte delle Re­gioni delle proroghe, però è chiaro che questa proroga non può suonare beffa ai danni di chi, privato e Ente locale, ha viceversa in qualche mo­do fatto i suoi passi e adempiuto ai suoi compiti di legge, ai suoi obblighi di legge. Quindi è evi­dente che, come abbiamo avuto anche noi più volte occasione di dire e anche sollevato sulla stampa, bisogna che questa proroga debba essere un atto di governo realistico, ma un atto di go­verno realistico per non far calare come una mannaia il disposto della legge a un certo giorne di un anno, dell’anno 1981, ma non può certo d­menticare una differenziazione e quindi applicare delle penali e delle disincentivazioni, in modo tale che, come si suol dire, uno scotto, come è giusto, cioè devono potersi mettere in ritardo in regola ma deve averne un maggior costo appunto prove­niente dal fatto che non ha ottemperato in tempo agli obblighi.

Secondo, che chi è già in regola non deve aver maggior convenienza, e talvolta ciò sa­rebbe stato anche possibile, addirittura a ripren­dere il vecchio sistema, cioè quello di non usare gli impianti che magari lo stesso aveva messo su. Perché può darsi che pagar penali sia meno costoso che far funzionare l’impianto, quindi anche questo è una mancanza.

Terzo, aggiun­giamo noi, dovrebbero essere previste sanzioni di qualche tipo a carico di certe inadempienze pub­bliche perché bisogna smetterla di considerare che il cittadino in quanto viene condannato pe­nalmente o civilmente e magari come impresario fallisce e lo Stato inteso nella sua articolazione più vasta, cioè dal Governo all’ultimo Comune d’Italia, invece non risponde mai delle sue man­chevolezze che in alcuni casi sono gravissime. Senza arrivare al caso specifico del famoso episo­dio della moria dei pesci a Pisa che se conferma­to veramente configurerebbe una irresponsabilità che in Paesi più civili dovrebbe direttamente por­tare ad automatiche dimissioni perché se fosse vero quello che hanno scritto i giornali, un sinda­co che ha staccato e non ha riattaccato l’impian­to quando è ripresa la produzione, sarebbe una cosa di estrema gravità.

Sotto questi aspetti senza alcun dubbio è giu­sto che questo decreto venga modificato, precisa­to in questo modo, come sono giuste anche le al­tre considerazioni in merito alle questioni del finanziamento. In realtà non attengono a questo decreto di proroga, perché è ben strano che questa proble­matica del finanziamento sia venuta fuori in que­sto momento, la problematica del finanziamento è una problematica che era sempre valida perclié questo problema dei finanziamenti lenti a venire è una delle componenti, non la sola e forse nemme­no la principale comunque una componente mol­to importante, dei motivi per cui si è arrivati a questa situazione di ritardi gravissimi anche da parte degli Enti locali.

Sotto questo profilo siamo d’accordo con il fatto che questo decreto vada modificato e inte­grato non perché, come si dice nella relazione, il decreto non sia l’ultima proroga, togliendo credi­bilità alla legge stessa, perché questa dichiarazio­ne di fatto introduce all’argomento centrale che è il discorso su cui è più ambiguo l’intervento del Marcucci e del Partito Comunista e lo era già stato nel dibattito di aprile, perché si salta a no­stro parere il problema delle responsabilità di tutti e anche nostre.

Che cosa vuoi dire che un decreto di proroga nasconde in realtà in filigrana la volontà di non essere l’ultimo ma il penultimo? Non vediamo perché si debba dire. La realtà è oggi di fare meglio questo decreto secondo le linee dette e in futuro metterei tutti in grado di ottenere sempre di più e pretendere l’adempimento.

In realtà già nell’intervento di aprile e l’emen­damento che presentammo testualmente uguale alla relazione di allora dell’assessore e che non fu approvato, dimostra che c’è un grosso equivoco da parte di alcuni i quali non intendono far parte­cipare gli Enti locali, al di là di indicazioni in contrario, Regioni e Comuni, alle responsabilità che derivano da dei giudizi in questo settore.

Il decreto del Governo, dando questa facoltà alle Regioni che esercita in vario modo in Tosca­na attraverso i Comuni, significava proprio, e giustamente sottolineiamo, la necessità che fosse­ro questi Enti locali in un quadro articolato e complessivo di programmazione a dare i loro giu­dizi modellati sulla realtà reale delle singole eco­nomie e zone circa l’adempimento o meno agli obblighi di legge e circa i tempi necessari per il loro successivo adempimento. Ricordava Teroni che non è detto che la pro­roga deve esser di un anno, la proroga può essere anche scaglionata nel tempo a seconda delle situazioni varie.

E perché invece su questo punto, cioè su questa volontà di governo o meno, c’è chiaramente un’ambiguità, delle situazioni non espresse, da parte del partito di maggioranza relativa? Abbia­mo l’impressione che mentre i rilievi possono es­sere, e sono in questo caso, tecnicamente fondati e può essere anche giusto dal loro punto di vista il giudizio politico del dire il decreto è insufficien­te perché è tecnicamente non perfetto, tutti questi rilievi non giustificano il clima di contrapposizio­ne che viceversa si può inquadrare solo nell’inca­pacità di direzione politica complessiva della Re­gione in quanto funzione, programma, indirizzo e controllo, circa le realizzabilità di questi indirizzi e anche della legge Merli.

In altre parole, si usa il sistema secondo cui la miglior difesa è l’attacco e si ricorre sempre a organismi esterni a quelli poli­tici per richiedere questa possibile attuazione. Non importa andar molto lontano, nella confe­renza stampa di pochi giorni fa il Capogruppo e il consigliere Marcucci sostenevano che quest’ob­bligo di costruzione dei depuratori dovrebbe esse­re ottenuto da un intervento della magistratura. Ecco di nuovo riproposto il concetto dell’inter­vento esterno, dell’incapacità di direzione e di go­verno da parte dell’Ente locale. La magistratura, nell’ordinamento italiano, può intervenire a sanzionare un inadempimento e quindi a intervenire obbligando a certe cose, non può sostituirsi agli obblighi di indirizzo da parte dell’Ente locale.

Aggiungo che il discorso dell’occupazione che è fondamentale non può essere meccanicistica­mente legato a questo problema, perché tutte le imprese sane, economicamente valide, dovranno e potranno adeguarsi a queste disposizioni oppor­tune della legge Merli e quindi manterranno una validità di mercato indipendentemente da questi nuovi oneri.

Non è pensabile che questo succeda dovunque e comunque, soprattutto se non si esercita una graduazione dei tempi; quindi il legare automati­camente, come già illustravo all’inizio, questo concetto del territori come risorsa al carico di co­sti esclusivamente all’imprenditore è giusto in moltissimi casi, è possibile e praticabile in molti altri, in alcuni altri viene in conflitto con il proble­ma dell’occupazione e conseguentemente pone il problema delle polemiche di queste settimane so­prattutto nella zona del cuoio circa il fatto se cer­ti atteggiamenti da parte del partito Comunista fossero coscientemente o no coerenti con il pro­blema del proporsi un indirizzo di sviluppo zero che sicuramente il Partito Comunista, pensiamo, non si propone, ma che talvolta con alcuni com­portamenti è come se se lo proponesse, perché di fatto su questi punti non va abbastanza a lungo e soprattutto non pratica a nostro parere abbastanza la coerenza.

Concludendo, abbiamo un altro punto di que­sta non piena volontà di adempiere alle proprie funzioni che ci preoccupa, perché quando si dice: il Governo deve dare precise norme di procedura sul come le Regioni dovrebbero esercitare questa proroga, stiamo attenti.

È chiaro che il Governo dovrebbe dare degli indirizzi generali, ma molto generali, perché in questa materia è necessaria l’articolazione, e que­sta dell’inquinamento è una tipica legge in cui bi­sogna andare anche secondo le zone e secondo i casi se dovessimo essere incapaci di autogover­narci e richiamarci sempre all’opera del Governo, allora, signori, diciamo bene, ma noi tutti che sia­mo assertori delle Regioni e delle autonomie co­me la mettiamo? Autonomia vuol dire anche sa­persi prender carico di grosse responsabilità in collegamento fra le Regioni e in zone omologhe tenere e seguire atteggiamenti omologhi e non ri­chiamarsi sempre all’intervento di babbo o di mamma perché ci metta in riga come se fossimo dei discoli che ci litighiamo la marmellata.

Le critiche non fanno saltare un giudizio posi­tivo sulla volontà del Governo di introdurre la partecipazione delle Regioni e di applicare la leg­ge Merli nei modi in cui è concretamente possibi­le farlo e che in generale bisogna introdurre an­che il concetto che i ritardi sono non solo per col­pa di molti privati che hanno più o meno colpe­volmente non adempiuto, ma anche da parte dei gruppi pubblici e fra i gruppi pubblici anche la Regione la quale, pur essendo senza dubbio fra quelle che più in Italia si son date da fare, dal punto di vista dell’oggettività dei problemi questo darsi da fare non è ancora bastante, bisogna fare di più e bisogna anche, diciamo così, pnire coloro che come Enti Pubblici non hanno fatto quello che era il loro compito.

Il fatto stesso che al Dipartimento del Territorio a quanto ci risulta anco oggi ci sia un organismo molto striminzito sotto l’aspetto di questi controlli che sono fondamentali, giustifica la nostra idea, e cioè che anche da parte dei nosti Enti ci sia lagamente da usufruire delle proroghe governative per mettersi in regola con i propri compiti.

La discussione viene ancora sospesa per potere trattare varie interrogazioni sul Comitato di Controllo che richiedono la presenza del Presidente della Giunta.

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