Scritto per la rivista NON CREDO, n. 46, rubrica Disputationes
Deve far riflettere il mondo laico l’elezione, a dicembre 2016, del Presidente per il prossimo quadriennio nella persona di chi ne era fino ad allora il vicepresidente, il sessantenne prete cattolico Michel Deneken (29 voti contro 9), insegnante di teologia.
Anche il dibattito seguitone dimostra che la questione tocca due punti di rilievo sotto il profilo della laicità civile. Uno è il fatto che in Francia, così come in Italia e diversamente dalla Germania, negli anni ’70 del 1800 vennero abolite le facoltà di teologia dalle Università di Stato, salvo appunto che in Alsazia passata da poco alla Germania. Così la teologia a Strasburgo è un’eccezione alsaziana, che una parte del sindacati dei docenti francesi vorrebbe abolire ancora oggi. Io ritengo che la rinuncia delle istituzioni laiche ad insegnare teologia è un errore grave improntato ad una logica anticlericale estranea al principio di separazione tra Stato e religioni. Tale rinuncia consegna alla Chiesa il monopolio dell’insegnamento teologico, dandole un vantaggio non lieve. L’anima della laicità è conoscere i fatti senza ostacolare il senso critico individuale e, in base all’esperienza storica, la religione è, per chi crede, parte ineliminabile della vita spirituale. Il secondo punto è che ogni cittadino può essere scelto dai colleghi per dirigere un’università e la ricerca, perché chi è laico, quando ritiene un docente adatto per svolgere quel ruolo, non può avere pregiudizi di razza, di religione o di cultura. L’essenziale principio di neutralità istituzionale della laicità è violato da ogni discriminazione basata sul credere oppure no e da ogni divieto per i dipendenti pubblici di svolgere alcune funzioni civili a causa dei soliti pregiudizi sopra citati. La vera sfida per il mondo laico non è riscoprire antiche strategie della contrapposizione tra guelfi e ghibellini ma impegnarsi a fondo e di continuo per sostenere nei comportamenti e nel dibattito pubblico che i criteri della laicità civile e della separazione stato religioni sono fino ad oggi le precondizioni più adatte ad assicurare il benessere al convivere tra diversi.