I cittadini devono poter scegliere un progetto per l’Italia

L’intervento di Alessandro Volpi fa una proposta (no al presidenzialismo, parlamento più forte, eliminare subito il porcellum) legittima ma che, non stando ai fatti, è una terapia inadatta per l’Italia.

Innanzitutto due cose. Primo, il presidenzialismo non è la contingenza politica. Io stesso nel 1990  ero vicepresidente degli organi nazionali del PLI che redassero una riforma semipresidenziale per irrobustire il parlamentarismo, fulcro liberale tutt’oggi. Secondo, è illusorio supporre che il parlamento si rafforzi con la sola riforma elettorale. L’esperienza storica del recente ventennio, mattarellum prima e porcellum poi, mostra che un nuovo sistema elettorale non basta se non si curano le disfunzioni istituzionali complessive.

La malattia grave è la mancanza di politica delle idee e dei progetti rispetto ai problemi della convivenza tra diversi. Si lotta per il potere, con ogni mezzo eccetto precise proposte sul fare qualcosa e come farlo. Dominano gli annunci, le promesse e i sogni. E’ questa mancanza che ha ridotto la democrazia a lotta per il potere. Non diamo la colpa solo ai partiti, perché la malattia della politica senza idee è precedente. Dopo il 1989, gli italiani hanno supposto che, sparite le ideologie, fosse  sparita la necessità del conflitto democratico sui problemi quotidiani. In realtà era cresciuta ma tutti si sono concentrati sul chi fare titolare del potere, senza progettare e senza verificare i risultati. Errore grave, acuito, da fine anni ’90, dal dilagare della globalizzazione che ha esteso i confronti sistemici in tema di politica e di economia.

La mancanza di politica di idee e di progetti ha minato il meccanismo democratico, perché ha tolto all’elettore la scelta degli indirizzi parlamentari e di governo. L’origine della debolezza parlamentare sta qui. Far scegliere i grandi indirizzi politici ai cittadini non contrasta con il parlamentarismo, a meno che si intenda il Parlamento come corporazione. D’altra parte neppure va snaturato il Parlamento trasformando l’indirizzo in un vincolo di mandato. Ciò cambierebbe la natura della democrazia da rappresentativa a diretta, soffocando i criteri dell’esercizio dello spirito critico e della libera diversità individuale (come provano l’esperienza millenaria e le  mode informatiche).

Alla comprovata incapacità del berlusconismo di fare riforme liberali, si è aggiunta l’attitudine della sinistra a non fare un progetto per l’alternativa (riforme e progetto sono superflui rispetto al potere). Tanto che nel pieno rispetto delle procedure parlamentari (continuare a dubitarne significa persistere nella politica utopica) il Presidente Napolitano, come un medico capace, ha indotto i gruppi politici a scegliere, insieme agli avversari nella lotta per il potere, i punti base del convivere (scandalo per i moralisti dell’utopia).

Nel 2013, per curare l’Italia, occorre un meccanismo istituzionale che valorizzi lo scegliere un progetto da parte dei cittadini. E  dunque applichi (diversamente dall’ipocrita pasticcio attuale) gli indirizzi generali elettorali  attraverso un Presidente eletto, equilibrato dalle autonome valutazioni di parlamentari  anche loro singolarmente eletti e da un nuovo assetto degli organi  costituzionali di garanzia. Rendendo chiari per il dopo meriti e colpe.

 

 

 

 

 

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