I due NO – ai referendum antiporcellum e all’arresto di Cosentino – sono un richiamo alla realtà di cui tener conto. Soprattutto chi cerca scorciatoie impervie invece di percorrere le vie politiche.
Per lungo tempo, i referendari hanno negato la giurisprudenza costituzionale che rendeva impossibile ammettere i referendum. Hanno esaltato il milione e duecentomila firme. Dimenticando che altri 46 milioni non avevano firmato e che non si trattava neppure di sanare una violazione del centro destra, siccome il porcellum è un clone della legge toscana voluta dai DS nel 2004. Analogamente per lungo tempo, ha imperversato la mareggiata dei moralisti indignati per l’uguaglianza tra cittadini violata dal mancato arresto dell’on. Cosentino. Dimenticando che gli uguali diritti per cittadini diversi valgono a parità di funzioni esercitate da ciascuno e che la legge può giustamente disporre, a seconda dei ruoli svolti, distinzioni che tutelino altri aspetti costituzionali, tipo il mettere i rappresentanti dei cittadini al riparo da ogni tipo di pressione. La casta non c’entra.
Le due cose sono collegate da una idea precisa. La convivenza sarebbe soprattutto l’emozione immediata di una partecipazione pubblica tipo grande fratello o isola dei famosi, modulata sull’apparire protagonistico e non sul pensare per costruire. Idea molto pericolosa perché divaricante rispetto alle radici reali di una convivenza fatta di relazioni libere e feconde. Queste radici sono le differenti iniziative concrete di ogni cittadino e il mantenere adeguate le regole per garantire a ciascuno la possibilità di prenderle. Sono la politica, non le parole d’ordine di un conformismo deciso da pochi privilegiati e ammantato di supposta volontà popolare.
Divengono urgenti comportamenti civili coerenti alle regole. In ambedue i casi. Sul versante porcellum, i liberali sono stati contrari subito e nel 2013 vorrebbero una legge diversa. Per farla è ineludibile il lavoro politico. Ma finché terzo polo e sinistra non concordano una linea comune, è impossibile indurre Berlusconi (che in barba ai sogni resta il vero titolare della maggioranza) ad andare oltre qualche ritocco pro scelta dei rappresentanti da parte del cittadino. Quanto alla giustizia, i liberali sono da decenni fautori di una immunità parlamentare che non sia impunità dei parlamentari. Oggi siamo arrivati al nodo, il tentativo di privare della libertà prima del processo. La vera innovazione è fare i processi subito e alla svelta in modo che la presunzione di innocenza non si trasformi in elusione di colpa. Abnorme è che vengano arrestati i cittadini senza previa condanna, non che non lo sia un parlamentare protetto dalla legge in virtù del proprio ruolo.
Insomma, è urgente tornare alla politica delle idee e dei progetti senza tergiversare.