Sulle prospettive di Rinascita (a Marzino Macchi)

Caro Marzino,

Dal momento che mi hai incluso tra gli amici di Rinascita, il pezzo che hai diffuso a nome di questi amici mi obbliga a sintetiche considerazioni. Concordo le valutazioni critiche sui social e la riaffermazione del principio laico dello Stato, ritengo necessarie distinzioni su diversi altri punti.

Nell’ordine. La linea non può essere progressista (che implicherebbe avere certezza della direzione) bensì quella del cambiamento. E non può avere radice nel secolo del lumi (perché, in quanto chiusa nel razionalismo, sarebbe avvizzita in partenza) bensì praticare sui fatti lo sperimentalismo cogliendo il senso dell’apporto del cittadino individuo al conoscere.

L’obiettivo non è difendere la Costituzione del 1947 (che non è un libro sacro immutabile) ma applicarla mantenendola nel tempo adeguata al far evolvere la sua capacità di imperniare il conflitto politico sulla centralità delle scelte dei cittadini per migliorare il convivere.

Il rinascere richiede l’applicarsi di continuo alla traversata del deserto delle difficoltà, siccome tale traversata non è imposta dalla sconfitta dello schieramento progressista (da molto tempo dedito al suicidio ) e richiede anche smetterla con la pretesa di guidare il processo del futuro (perché dal conflitto delle diverse proposte si esce non con la guida altezzosa bensì verificando i risultati ed accettandoli).

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