Su David Casaleggio (Casaleggio j.)

Davide Casaleggio, vale a dire Casaleggio junior, è il nucleo assoluto dell’Associazione Rousseau, da lui costituita con qualche centinaio di euro ad aprile 2016, nella quale lui ha aggiunto poche settimane dopo due soci (il capogruppo M5S al Parlamento Europeo e un consigliere del M5S al Comune di Bologna) e di cui lui stesso è insieme Presidente, Tesoriere ed Amministratore. L’ Associazione Rousseau , in coerenza con il suo scopo di promuovere lo sviluppo della democrazia digitale, è titolare della Piattaforma Rousseau, la sola piattaforma informatica attraverso la quale l’intero M5S, in base al proprio Statuto, organizza, promuove, coordina le attività politiche e culturali (inclusi i voti on line per scegliere i candidati del M5S alle elezioni e per le nomine pubbliche) e raccoglie finanziamenti obbligatori da parte degli eletti M5S ai vari livelli. Non esistono forme di connessione giuridica tra l’Associazione Rousseau e la Casaleggio & Associati srl, l’azienda di famiglia Casaleggio, eccetto la coincidenza del rispettivo legale rappresentante, nei due casi sempre Davide Casaleggio.

Questa esposizione sintetica di cosa sia l’Associazione Rousseau viene premessa alle successive considerazioni politiche, per fare intendere come questa associazione sia un qualcosa di esclusivamente privato che si organizza ed opera come meglio credono i suoi soci, e si finanzia legittimamente con i contributi di tutti quei cittadini che intendono versarli. Le critiche che di continuo vengono fatte all’ Associazione Rousseau, non hanno perciò alcun fondamento coerente. Si può sicuramente affermare che l’Associazione Rousseau costituisca la piena dimostrazione del colossale sbaglio commesso dai partiti, dalle strutture istituzionali, dalle associazioni sindacali, dalla coscienza civica, quando per decenni, credendo di praticare una grande furbizia accomodante, hanno ostacolata ogni richiesta di varare per legge le procedure di pubblico controllo previste dal disposto dell’art. 49 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“), considerando questo articolo una bandiera teorica da sventolare a parole quasi non ci fosse necessità di norme per applicarla. Davide Casaleggio lo ha capito ed ha sfruttato a favore della iniziativa politica grillina il buco presente nel sistema (il controllo assoluto è permesso dall’incapacità degli avversari).

Ciò premesso, desideriamo indicare i sei gravi errori politico concettuali che sta oggi commettendo il nostro Casaleggio junior nel dare indicazioni roboanti circa un modo di organizzare la convivenza civile, che pretende di essere nuovo ed è invece un ritorno al passato.

1) Non si rende conto che il successo elettorale del 4 marzo non è dovuto all’adesione ad un programma del M5S che in pratica non esisteva al di là delle frasi declamatorie, bensì al disastro progressivamente causato dai vecchi gestori del potere che ha esasperato i cittadini portandoli a scegliere di provare chi aveva con più impeto combattuto una serie incredibile di sbagli operativi incentrati sulla disattenzione ai bisogni dei cittadini stessi. Pertanto nessuno lo ha investito del ruolo del profeta che scolpisce le tavole del futuro.

2) Non si rende conto che pensare al futuro di una convivenza democratica, non vuol dire affatto ripartire da zero rinnovando i fasti di una mitica età dell’oro in cui i cittadini sceglievano direttamente cosa fare per affrontare i pericoli e stare meglio insieme. Innanzitutto perché, all’epoca in cui esisteva la democrazia diretta, perfino nelle più grandi città di allora si trovavano in piazza non più di ventimila cittadini, mentre oggi si confrontano nelle procedure rappresentative varie decine di milioni di cittadini. E poi perché i fatti storici dimostrano che anche la democrazia diretta non assicurava una convivenza pacificata e capace di creare le condizioni per una vita di benessere senza violenze continue. Anzi, modificando in parte la democrazia diretta, per secoli si è tentato di governare solo affidandosi ad un potere (di varia natura) per imporre una volontà e un qualche modello rigido, senza aver mai avuto la capacità di risolvere le cose, salvo che per periodi brevi e circoscritti. Voler ripartire da zero è un sogno drogato e non un progetto operativo.

3) Non si rende conto che la democrazia rappresentativa si è nei secoli dimostrata lo strumento imperfetto, ma dotato della capacità di auto correggersi, più adatto a rendere possibile l’esprimersi dei cittadini individui e a creare le condizioni per conoscere di più i meccanismi del reale, inducendo di conseguenza una accresciuta disponibilità dei mezzi di vita essenziali. E neppure che predicare non la manutenzione continua ed evolutiva della democrazia rappresentativa ma il suo abbandono per ritornare alla democrazia dei pochi riuniti in clan amicali, elitari oppure no, è un’assurdità concettuale.

4) Non si rende conto che gli sviluppi storici delle istituzioni democratiche sono stati determinati dall’avere individuato a passo a passo i meccanismi per far interagire miliardi di cittadini tra loro diversi, in modo da far loro scegliere le regole attraverso le quali interagire componendo le iniziative di ognuno e poterle poi correggere dopo averle sperimentate.

5) Non si rende conto che l’assoluta importanza della logica e della strumentazione informatica e del senso profondo della realtà probabilistica al passar del tempo, sono collegati indissolubilmente alla vita concreta dei cittadini individui, ai quali l’enorme capacità evolutiva della tecnologia fornisce sempre nuovi strumenti mentali e fisici per attivare prestazioni più incisive, più rapide, più persistenti, ma ai quali non può in alcun modo mai sostituirsi inventando un mondo virtuale di algoritmi che equivale ad una teoria distante dalla sperimentazione viva.

6) Non si rende conto che tentare di attrarre i cittadini evocando un futuro senza Parlamento è: a) prima di tutto fare disinformazione, quasi nuovi venditori di collanine ai pellerossa, che illudono di poter fare a meno delle persone in carne ed ossa; b) poi è ripetere gli errori dei vecchi gestori che, per non affrontare i problemi del momento, delineavano utopie lontane e nel frattempo ripartivano il comando con gruppi ristretti di compari; c) insieme è non applicarsi al proporre metodi innovativi aventi lo scopo di migliorare la democrazia rappresentativa curandone alcuni difetti con l’innesto su di essa di limitati aspetti di democrazia diretta, così da evitare il chiudersi del Parlamento in consorterie oligarchiche, la troppo scarsa partecipazione dei cittadini, gli sterili eccessi dei giudizi sommari.

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