Il prof. Rossi non condivide la proposta delle Regioni di reiintrodurre la vaccinazione obbligatoria per l’ammissione a scuola e vorrebbe applicare la ricetta del “convincere invece di obbligare”.
La proposta delle Regioni affronta un problema reale. La vaccinazione scolastica non è più obbligatoria dal 1999 (ministro Luigi Berlinguer). Da allora il livello di vaccinazione è diminuito arrivando intorno al 87% dei vaccinati, mentre il piano vaccinale 2012 2014 e in genere i protocolli scientifici, indicano almeno nel 95% il livello di prevenzione epidemiologica. Una situazione figlia della cultura antiscientifica montante nel paese che negli ultimi anni ha portato ad insistite campagne antivaccini.
La ricetta “convincere invece di obbligare” si attaglia all’impegnarsi a favore della cultura scientifica, che è il veicolo per accrescere la conoscenza e combattere le stregonerie degli oroscopi e delle cure non sperimentabili. Qui, convincere invece di obbligare è giusto perché si tratta di esser coerenti con quanto si vuole, cioè far capire la decisiva importanza del ruolo della diversità individuale nel contribuire a conoscere di più la miriade di cose ignote. Ma diviene contraddittorio applicare la stessa ricetta quando non si affronta l’ignoto bensì si vuol rifiutare il già sperimentato a fondo in sede scientifica.
Oltretutto, nel caso della frequenza scolastica, non si può confondere la libertà individuale nel comportarsi, con le garanzie essenziali per convivere, come le adeguate condizioni di salute pubblica. Per di più, non sono paragonabili il diritto all’istruzione individuale con il diritto alla salute individuale, perché il rispetto delle condizioni scolastiche salutari di ognuno è un prerequisito perché ogni individuo possa istruirsi.
Le istituzioni esistono proprio per affrontare gli squilibri ed i pericoli del convivere. Ed oggi in campo scolastico (ove si vive insieme in luoghi chiusi per diverse ore tutti i giorni) va fronteggiata una situazione pericolosamente squilibrata e tendente ad aggravarsi. Quindi è opportuno che per le scuole pubbliche venga introdotto l’obbligo di vaccinazione quale condizione di frequenza. Tra l’altro, siccome non c’è l’obbligo di iscriversi a scuole pubbliche, quelle private possono fare scelte diverse, che sono assai più rischiose ma che sono per legge ammissibili fino al manifestarsi di crisi, che impongono di salvaguardare la salute pubblica.
Un provvedimento del genere è urgente e secondo me configura tipicamente i requisiti del decreto legge. Urge stendere una fascia protettiva per i più giovani. Ma anche dare un segnale forte riguardo le campagne contro il vaccinare giovani ed anziani per specifici mali, condotte all’insegna di presunte libertà civili e di cura, di lotta alle multinazionali dei farmaci e di paura della scienza, con un’altissima probabilità di corrodere a livello epidemico le condizioni di vita individuali frutto di cure mediche pluridecennali.