Polemica fuori luogo

Articolo scritto per la rivista bimestrale NON CREDO

Nell’ultima settimana di gennaio,  Papa Francesco ha rilasciato all’Associated Press un’intervista sul tema omosessualità, che ha innescato diffuse polemiche all’interno e all’esterno della Chiesa. Qui osservo che dal punto di vista laico liberale non sono queste polemiche a dover interessare, bensì (ormai è tempo) la riflessione da farsi riguardo al modo di affrontare problemi simili.

Papa Francesco definisce ingiuste le leggi che criminalizzano l’omosessualità.  “L’omosessualità non è un crimine  ma una condizione umana”. E siccome Dio ama tutti i suoi figli come sono, il Papa formula l’auspicio che i vescovi cattolici accolgano le persone Lgbtq nella Chiesa, facendo un processo di conversione ed usando la tenerezza di Dio per ciascuno di noi. Tali considerazioni, precisa,  non toccano il fatto che l’omosessualità sia un peccato. Non solo nel senso che in ogni caso un peccato va distinto da un crimine, ma soprattutto perché è un peccato anche mancare di carità gli uni con gli altri. 

Affermazioni del genere hanno suscitato moltissimi commenti, plaudenti o scandalizzati, sia negli ambienti cattolici che in quelli non. Da una parte sono state ritenute una assoluta novità dottrinale rispetto ai predecessori, capace di dipanarsi ulteriormente nel rispetto dei tempi della mentalità ecclesiastica. Dall’altra, da un punto di vista contrapposto ma proprio per logica analoga , sono bollate come il venir meno di una tradizione clericale del concepire la religione.

Affrontando le polemiche con un simile taglio, si elude l’insegnamento civile più profondo maturato nel tempo. Insomma non ci si allontana dalle epoche del contrasto tra il papa e l’imperatore, o quanto meno dal 2012 quando il Cardinale Martini affermò che la Chiesa ha un ritardo culturale di 200 anni. Nella sostanza si ritiene possibile ancora paragonare il gestire le istituzioni tramite  il voto dei cittadini, al farlo tramite uno strumento religioso. Ma in base all’esperienza è un paragone ormai improponibile. 

La libertà degli umani dipende dagli strumenti che si è data. Vale a dire  dall’aver continuato ad allargare la loro possibilità di scelta circa i criteri del convivere e dall’averla connessa all’accettare in partenza l’ineluttabilità della determinante e variegata diversità individuale. E’ la coppia libertà diversità individuali che ha dissolto il nodo del contrasto tra il papa e l’imperatore, non l’attribuire l’autorità ad uno dei due.  Di conseguenza, sul tema omosessualità, così come su tantissimi altri rapporti nel convivere, sono determinanti non le fedi ma le decisioni dei conviventi, cioè le leggi civili che, in forme differenti da stato a stato, tendono ad equiparare l’omosessualità ad ogni altro rapporto affettivo e sessuale tra chi convive. 

Fatta questa riflessione, si comprende pertanto come sia arretrato (ed in primo luogo inutile) dedicarsi all’applauso o allo scandalo su vicende tipo l’intervista all’Associated Press. Farlo significa pensare che atti del genere   stabiliscano la natura del convivere nella nostra società. Ed in pratica assegnare ancora una volta la patente dell’effettivo potere decisionale in Italia alle vicende che si verificano nell’istituto Chiesa Cattolica. Un istituto senza dubbio dotato della assoluta legittimità storica e ancor prima culturale e civile di seguire le proprie convinzioni religiose e di manifestarle pubblicamente in ogni modo legale. Ma un istituto cui, a partire dall’Unità d’Italia (eccetto gli anni del Concordato mussoliniano), non spettano – e ancor meno possono spettare in prospettiva – ruoli di privilegio nell’ordinamento civile. 

Pertanto, applauso e scandalo sono comportamenti del tutto fuori luogo. Esprimono un sistema informativo distorto dalla pretesa di attribuire un rilievo  prevalente  a quanto avviene nel mondo clericale, ritenendolo l’unico effettivo titolare del potere e perciò il metro dei rapporti pubblici da seguire con attenzione servile.  E’ urgente rimuovere una distorsione così. La quale fa dei rapporti affettivi e sessuali tra individui un mezzo per imporre le visioni conformistiche di vita di chi   la  diffonde.  Mentre l’informazione coerente pone in luce la realtà delle cose  e il suo fine è mettere così in grado i conviventi di conoscerle meglio e di fare le proprie scelte con maggior consapevolezza.

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