Secondo commento su un dibattito pubblicato su LaVoce.info
Ringrazio gli autori per le osservazioni. Confermano la sostanza del mio primo commento, quando scrivono che, siccome il piano dell’analisi economica si basa sulla deterrenza agli illeciti o ai reati, allora ” occorrerebbe evitare di intervenire prima del processo, trattando diversamente rei e incensurati” poiché “il modo in cui “funziona” un processo, nonché il sistema di controlli che lo attiva, influenzano gli incentivi a commettere o meno reati”. Appunto per questo il presupposto inespresso dell’analisi è pericoloso. Perché quando si passa dall’assunto economico al regolare la libera convivenza, non è più possibile adottare l’occhio della comunità (non quello processuale) e dare per scontato che il reato sia stato commesso. Se si fa, si condanna il cittadino a prescindere dal processo. Dando così un potere abnorme non ai giudici ma ai pm. Tale conclusione non è paradossale, è chiara. In termini di libertà civile, non regge il valutare gli aspetti giuridici della convivenza facendo riferimento solo ai criteri economici. Decenni fa, Einaudi ha distinto nettamente tra la politica liberale, che punta alla libertà, ed il liberismo economicista, che ha una funzione diversa.