Lo Stato non finanzi direttamente le religioni

Prendendo parte al dibattito su Lavoca.info

Le argomentazioni svolte sulle esenzioni sono solide ed è opportuno ripeterle di continuo, anche se per ora esiste scarsa possibilità che ottengano risposta (non ci riesce neppure l’Europa). La situazione è aggravata dalle attuali difficoltà economiche, in cui ogni entrata persa peggiora senza motivo le condizioni finanziarie dello Stato. Per questo sarebbe ancor più importante che il Ministero dell’Economia chiarisse la richiesta di informazione sulla perdita di gettito che di per sé sarebbe davvero elementare. Allora, stando così le cose, sembrano maturati i tempi per affrontare la tematica ponendo apertamente il problema generale della separazione tra Stato e religioni. Nello specifico, lo Stato non deve finanziare direttamente le religioni né riservare privilegi economico fiscali sulle proprietà  e sui redditi di chi esercita il culto. Deve essere chiaro che farlo equivale ad agevolare la struttura temporale del culto. Ed ancor peggio è se si fa privilegiandone qualcuno, magari addirittura arrivando così a violare le condizioni di libera concorrenza, il che  snatura la normale attività commerciale.

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