Scritto per la rivista NON CREDO, n.29, rubrica Disputationes
Non sono in grado di dare un giudizio generale sul come svolge la sua funzione l’Ambasciatore italiano all’ONU, Sebastiano Cardi. Però affermo che sembra avere le idee chiare sul rapporto tra diversità e disuguaglianze. Ad un recente Convegno all’ONU si discuteva sul tema “La minaccia delle ineguaglianze crescenti: costruire società più giuste ed eque per sostenere la crescita e lo sviluppo sostenibile”. Ovviamente vi era chi, anche personaggi qualificatissimi, si affannava a dire che la disuguaglianza è il killer del Pil, senza prima dire che la diversità è il presupposto dell’innovare e del produrre. Vale a dire faceva prevalere la tendenza all’impostazione ugualitaria, strizzando l’occhiolino alle frasi fatte del conformismo buonista. Che non è per niente laico. Invece, l’ambasciatore Cardi ha sottolineato la necessità di non confondere le disuguaglianze con la diversità: “Le prime si riferiscono a situazioni di ingiustizia che richiedono un intervento correttivo; le diversità sono espressioni della famiglia umana in tutta la sua varietà, e devono pertanto essere protette e apprezzate”. Parole nette e chiare, di netta impostazione laica.