La grossa anomalia nel voto livornese (a Rajesh Barbieri)

Caro Rajesh,

Come da Te richiesto, ti metto per scritto le osservazioni critiche che ti ho fatto al telefono stamani alle 8,30.

Dopo il voto amministrativo, il punto su cui riflettere a fondo non è affatto l’astensionismo, nel senso che ogni elettore può tenere il comportamento da lui ritenuto opportuno . Senza scandalo. Solo nei plebisciti si richiede il voto pressoché totalitario. In democrazia se un elettore non vota significa solo che non sa chi scegliere oppure che è contro tutti e rinuncia a contribuire a dare un indirizzo . Padronissimo. E ciò, intanto, non inficia la legittimità del risultato.

Il punto invece su cui riflettere in termini politico culturali è il dato di fatto (riportato sul sito del Comune) che gli elettori alle europee hanno dato 14.965 voti a Fratelli d’Italia mentre negli stessi minuti le stesse persone hanno dato alle Comunali sempre a Fratelli d’Italia solo 8.700 voti. In pratica ci sono stati 6.265 elettori (il 42% dei voti alle europee) che hanno votato FdI in Europa e Salvetti a Livorno. Confermato che ciò è del tutto legittimo dal punto di vista della decisione dei singoli cittadini, la cosa è talmente surreale da richiedere una riflessione approfondita per coglierne la causa e ll senso politico culturale.

Quanto alla causa, è assai probabile vada ricercata nella circostanza del Commissariamento della Sezione di Fratelli d’Italia (quasi due anni) , sintomo di un grave malessere contro la figura più di spicco, quell’Amadio da sempre politicamente missina convinta alla luce del sole, protagonista dell’operazione di candidare a Sindaco Guarducci, cattolico di centro sinistra. Tale malessere si è dimostrato radicalissimo , tanto che 6.265 elettori di FdI, piuttosto che votare Amadio (in odore di collocarsi al centro del potere amministrativo in caso di vittoria di Guarducci), hanno preferito confermare Salvetti, oltretutto non conquistati dalla candidatura dello stesso Guarducci, del resto neppure amato dall’associazionismo cattolico inseritissimo nei gangli amministrativi.

Quanto al senso politico culturale, i 6.265 elettori (inventori dell’ inedita accoppiata Fratelli d’Italia – coalizione Salvetti) sono una conferma certa della concezione distorta che una parte assai significativa dell’elettorato della destra livornese ha dello scegliere con il voto. Si. fanno dominare dai rancori ideologici su una persona e finiscono per sorvolare sulla questione (assai più rilevante per Livorno) del giudizio sulla Giunta negli ultimi cinque anni. Nè si dica che hanno invece voluto esprimere proprio quel giudizio, perché neppure i Salvettiani più acritici danno sulla passata Giunta un giudizio tanto positivo dal far superare, a chi è convintamente di destra, l’ostacolo delle proprie convinzioni di destra e indurlo a votare la sinistra.

Una prima conclusione dell’immediato riflettere su questa effettiva e rilevante anomalia nel voto in città, è che ora il Sindaco Salvetti non dovrebbe inquinare la sua legittima rielezione avvalorando la tesi di una valutazione trionfalistica del suo precedente operato, quando il tipo di risultato elettorale ha , dati alla mano, tutt’altra origine sotto il profilo politico culturale. Anzi, sarebbe auspicabile che come prima cosa rispettasse la promessa da lui fatta nel dibattito di Villa Fabbricotti tra i Candidati organizzato dal Circolo Modigliani rispondendo alla domanda sul cosa pensava circa la richiesta di istituire il Tavole della Laicità, fatta tre anni fa da una dozzina di Associazioni. Allora Salvetti disse, “Nella prossima legislatura lo realizzeremo presto”. Appunto. E’ venuto il momento di agire. Oltretutto oggi è divenuto consigliere comunale in proprio il già assessore Simone Lenzi (che aveva da mesoni più ripetuto la medesima convinzione) e in più anche gli altri candidati Sindaco si erano detti favorevoli.

Realizzando prima possibile il Tavolo della Laicità, il Sindaco Salvetti darebbe una svolta concreta alla linea dell’Amministrazione, sottolineando la Sua volontà di assumere un atteggiamento più incline ai fatti concreti e più attento a valorizzare il criterio della libertà civile. Essenziale pure per chi la snobba.

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