Sul coraggio della visione

Nel formulare i migliori auguri al dr. Fabrizio Brancoli per il nuovo importante incarico (la direzione de Il Tirreno), esprimo apprezzamento per il Suo primo editoriale in quanto, al di là della forma, auspica un’idea di rilievo in tema di politica del convivere: il coraggio di proporre una visione.

Ritengo  utile riflettere sul fatto che un simile coraggio deve essere un’attitudine di tipo del tutto nuovo, in nessun punto confondibile con impostazioni obsolete, anche se tuttora molto praticate. Quelle che restano lontane dai cittadini o perché propendono ideologicamente al promettere utopie oppure perché riducono  la politica al potere immediato, privandola di qualsiasi fine di costruire rapporti sempre più aperti tra conviventi diversi.

L’esperienza storica, in specie nei secoli recenti, ha mostrato che le società umane riescono ad evolvere – a poco a poco migliorando le condizioni di vita  e di relazioni tra i loro cittadini – quanto più sono capaci di sciogliere i nodi che vanno formandosi di volta in volta. In altre parole, è indispensabile mantenere stretti legami tra istituzioni e cittadini individui, però utilizzando come banco di prova i fatti reali e la loro sperimentazione per non perdere  di vista la prospettiva innescata.

Ne consegue che non si deve mai prescindere dall’attenzione ai problemi contingenti della vita associata, eppure che questa attenzione diviene sterile (se non controproducente)  qualora non inquadrata in una visione consapevole. Naturalmente da non intendersi come ideologia utopica (si ricadrebbe dalla padella nella brace), ma come spinta a valutare i meccanismi concreti del che cosa si sta davvero costruendo e della loro effettiva capacità di consentire più spazio ai cittadini individui in carne ed ossa. Una spinta, osservo, che palesemente è finita per mancare in modo percepibile e che quindi ha portato al rifiuto degli italiani (e non solo)  di un modo di gestire la democrazia liberale (da destra e da sinistra) in pieno contrasto con i suoi principi.

A proposito della visione, il Direttore Brancoli ha usato  una frase e un’immagine importanti. La frase è “principi fermi e idee in grande movimento”. Il che significa che anche i principi sottostanno ai risultati nel tempo e vanno applicati così da garantire coerenza con quello che si propongono.  La convivenza migliora quando i libri non si bruciano né si censurano e quando si nutre di cittadini liberi e non del politicamente corretto (su  teorie del sette ottocento già fallite alla prova).

L’immagine è “ci è stato rubato l’orizzonte da un’associazione a delinquere di cui facciamo parte noi stessi”. Il che testimonia che il coraggio della visione si richiede ad ogni cittadino secondo le proprie caratteristiche e non va appaltato alle elites (presumendole più competenti). Poi, verso l’orizzonte si procederà come possibile, scommettendo o meno, litigando o comunitando. Ma, purché si resti attenti ai fatti, alla fine conosceremo di più e costruiremo un orizzonte più aperto.

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