Avviso ai naviganti laici

Scritto per la rivsta NON CREDO, rubrica Disputationes Laiche

 

Nel campo di attività di quelli che definisco i cattolici chiusi, da qualche tempo sta profilandosi un nuovo stile sull’argomento rapporti Stati religioni nel trattato europeo di Lisbona. Non si parla più della mancata inclusione delle radici giudaico cristiane (come ricorderete richiesta anche dai due rappresentanti dell’Italia, Frattini e Amato). Anzi, si cerca quasi di far dimenticare che la si voleva, dicendo che la mancata citazione delle radici non importa, siccome un riferimento alle radici religiose nel Preambolo del Trattato c’è (ricordo però non limitato a quelle giudaico cristiane). Viceversa l’importante sarebbe il dialogo Stato religione imposto dal nuovo articolo 17 del Trattato.

­­­­­__________________________________________________________________________________

Trattato di Lisbona

Articolo 10 – Nella definizione e nell’attuazione delle sue politiche e azioni, l’Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.

 

Articolo 17 – 1. L’Unione rispetta e non pregiudica lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale.

2. L’Unione rispetta ugualmente lo status di cui godono, in virtù del diritto nazionale, le organizzazioni filosofiche e non confessionali.

3. Riconoscendone l’identità e il contributo specifico, l’Unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni.

___________________________________________________________________________________

Si tratta di un tentato raggiro che trova il suo antidoto nella continua ed attenta confutazione dei laici. Devono replicare senza complessi. E testi alla mano del Trattato.

Cominciamo intanto dall’art.10, che già fornisce un’utile indicazione. Elencando i bersagli delle politiche dell’Unione, la religione viene catalogata insieme alle convinzioni personali (così come la razza o l’origine etnica oppure età od orientamento sessuale). Non è un particolare secondario, perché conferma che la religione non ha un ruolo particolare, separato e distinto rispetto alle convinzioni personali. Tesi che è un cardine delle concezioni separatiste, non per caso nel mirino dei cattolici chiusi, i quali preferiscono parlare di libertà della religione piuttosto che di libertà di religione, cioè spostare l’accento dal cittadino alla collettività religiosa.

Esaminiamo ora l’art.17.  Intanto non impone nessun particolare dialogo Stato religioni. Definisce un quadro generale di criteri nei rapporti confessionali e non confessionali.  Al comma 1, stabilisce che per le Chiese restano impregiudicate le regole di convivenza vigenti in ciascun stato membro, nel rispetto dell’attaccamento europeo a libertà e diritti dell’uomo sancito dal preambolo. Al comma 2, si estende il comma 1 alle organizzazioni filosofiche e non confessionali. Questo  equivale a non riconoscere uno status particolare  alle Chiese e all’associazionismo religioso. Lo stesso concetto viene ribadito dal comma 3. Infatti l’Europa assume l’impegno di mantenere un dialogo aperto, trasparente e regolare con le chiese e organizzazioni dei commi precedenti, riconoscendone l’identità e il contributo specifico. Il che è una chiara dichiarazione di separatismo, dato che l’istituzione pubblica riconosce l’identità e il contributo alla convivenza dato da ogni corpo individuale e sociale, senza privilegiare e preferire nessuno.

Queste sono le considerazioni che i laici devono opporre quando i cattolici chiusi tentano i loro raggiri. Tipo far passare come loro concetti i principi della Carta dei Diritti della UE oppure l’art.17 del Trattato. Fa quasi sorridere che si magnifichino i  concetti di libertà di pensiero, di coscienza e di religione che costituiscono l’anima del laicismo e che non sono sempre sono stati rispettati da organizzazioni religiose (ad esempio la libertà di cambiare religione). Oppure quando si sostiene che il secondo comma dell’art.17 del Trattato garantisce l’art.7 della Costituzione italiana, mentre basta leggerlo, l’art.17, per vedere che solo la volontà degli italiani, non quella degli europei, può conservare il Concordato. Oppure quando si sostiene che il terzo comma di questo stesso articolo stabilisce  un percorso da parte delle istituzioni europee che esse non stanno facendo. Ed anzi si auspica la formazione di un comitato interno alla Commissione per dare spazio alle Chiese. Quasi che il dialogo con le religioni e le organizzazioni filosofiche fosse previsto come un monopolio dalle religioni riconosciute quale  controparte in trattative di potere e sindacali con il governo della UE.

Argomenti contro i cattolici chiusi ce ne sono ad iosa, basta navigare senza complessi.

Questa voce è stata pubblicata in ARTICOLI e INTERVISTE (tutti), sul tema Quadro politico, sul tema Separatismo e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.