Sulla pubblicità dei dati personali

Interventi nel dibattito nella lista del Partito Pirata

se si vuole continuare a fare recite, benissimo, ma fare e applicare leggi è un’altra cosa, attiene principalmente alla logica delle formule usate per esprimere le volontà-regole che si vogliono porre. E’ proprio per questo che le leggi devono  aggiornarsi . Ma non si può, viceversa, far dire ad una legge (senza cambiarla) quello che una legge nega,  solo perché qualcuno la pensa diversamente. Qui ci sono alcuni che vorrebbero seguire questa procedura di comodo (  certo far cambiare le leggi è faticoso, mentre blaterare costa poco e illude di risolvere i mali del mondo).

Nel dettaglio, basterebbe sforzarsi di capire che la legge non ha mai detto che i dati sono pubblici comunque e dovunque, ma ha , trentacinque anni or sono, stabilito modi, procedure e limiti di pubblicazione. Dunque l’accusa di fariseismo è di nuovo un blaterare a vuoto per  non fare fatica e cercare scorciatoie impossibili. Così come basterebbe capire che se dopo tutto questo tempo ( di cui gli ultimi quindici con internet presente) nessuno ha ancora cambiato la legge, anzi ha introdotto nuove leggi che introducono ulteriori limiti di pubblicazione, non è certo per fare un piacere ai farisei, bensì per tener ben presenti le esigenze della privacy, che non riguardano le elites piccole e grandi, ma tutti i cittadini, compreso quelli che si agitano blaterando esigenze di invidia sociale, ma soprattutto quelli più deboli. Così come basterebbe capire che il mondo di chi usa internet è, in particolare in Italia, una parte ridotta della popolazione e che dunque non basta sbandierare sondaggi istantanei (ed abbastanza confusi ) sulla rete per dedurne con  frettoloso semplicismo che gli italiani si sarebbero pronunciati a favore di Visco e contro il Garante. Chiunque parli in giro, può facilmente constatare il contrario. In ogni caso, il continuare a voler negare che la legge non consente di fare quello che Visco ha voluto fare, è un cattivo segnale sulla propensione ad utilizzare la logica.

x x x x x

Scusa ma le classi in questo caso non c’entrano nulla. Per alcune categorie è giusto avere una ridotta privacy a seguito del loro ruolo pubblico (per cui conoscere loro dati privati può essere consentito, ad esempio, per dare adeguata conoscenza ai cittadini che devono giudicare con il voto il  comportamento dei singoli di quella categoria). Mentre  la preoccupazione  che “l’eventuale evasione fiscale del singolo, pur essendo minimale, dato il moltiplicatore può assommare alle grandi evasioni” farebbe rientrare dalla finestra il concetto che l’evasione si dovrebbe combattere non con l’organizzazione dello Stato (guardia di finanza prima di tutto e poi enti locali) bensì con la reciproca delazione (e Bottoni ha già puntualmente ricordato che già ora le segnalazioni sono perfettamente incanalate nelle procedure istituzionali).

Ovviamente anche questa mia riformulazione può essere ritoccata e migliorata, però l’esigenza che mi ha mosso è quella di evitare che, con l’iniziale formula,  ci restringessimo troppo  alla questione della pubblicità fiscale mentre l’atteggiamento del PP rispetto al rapporto tra informatizzazione della PA e difesa della privacy dovrebbe essere definito per ogni situazione, cioè ben oltre la questione fiscale.

Questa voce è stata pubblicata in ARTICOLI e INTERVISTE (tutti), sul tema Proposte, sul tema Quadro politico e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.