Due settimane dopo il commento “irricevibile” fatto a caldo sulla nota verbale del Vaticano, la novità degli ultimissimi giorni è la quasi certezza che al Senato il ddl Zan non ha i voti per essere approvato nel medesimo testo giunto dalla Camera (Italia Viva vuol modificare due articoli). Quindi il ddl Zan ritornerà a Montecitorio. Il che significa il naufragio della campagna per imporne l’approvazione a prescindere dai limiti del suo testo attuale. E’ una novità che aggrava il problema sorto nelle relazioni Italia Vaticano. Non perché il ddl Zan vada approvato così com’è a tutti i costi. Ma appunto perché il Senato prenderebbe una decisione mentre incombe la nota verbale del Vaticano.
Dopo che la notizia della nota verbale è divenuta pubblica, prima il Presidente della Camera ha detto “il Parlamento è sovrano” e poi il Presidente del Consiglio ha ribadito in Aula “il nostro è uno Stato laico, non confessionale”. Dichiarazioni inequivoche, cui deve seguire un comportamento altrettanto inequivoco. Quello del Ministro degli Esteri che sancisca come per l’Italia quella nota verbale sia irricevibile. Il motivo evidente sta nella stessa argomentazione che essa adopera. Asserire “alcuni contenuti della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato“, ha un solo significato: la pretesa vaticana che il Concordato sia parte inaggirabile del processo legislativo italiano e dunque che la Chiesa abbia titolo per intervenire nelle scelte del nostro paese. Ne è una conferma il fatto che la nota verbale del Vaticano viene dopo le ripetute contrarietà espresse legittimamente dalla CEI nell’ambito del dibattito culturale nazionale. Non essendo state sufficienti, il Vaticano è passato al diritto internazionale e al Concordato. E questa pretesa interpretativa del Concordato è inaccettabile per uno stato laico.
Non è una disquisizione formale. Se la dichiarazione di “irricevibilità” non arrivasse in tempo, la decisione del Senato innescherà un dibattito politico assai distorto. Nel caso si realizzi la novità sopra illustrata, gli sconfitti fautori di un testo immodificato, diranno che la maggioranza si è piegata alla volontà della Chiesa. E così depisteranno il dibattito sulla necessità di modificare un ddl Zan troppo impositivo , portandolo impropriamente sul tema della separazione stato religioni, di cui gli sconfitti non sono davvero sostenitori. Cosa analoga (seppure all’opposto) avverrebbe nel caso la novità sopra illustrata non fosse confermata dal voto. Perché allora gli sconfitti fautori del modificare il testo del ddl Zan diranno che la maggioranza ha rispolverato l’anticlericalismo anche a costo di violare rilevanti aspetti della libertà di pensiero. Di nuovo un modo distorto di affrontare il tema della separazione stato religioni, di cui le destre sconfitte non sono davvero sostenitrici. La laicità istituzionale deve impegnarsi per evitare polemiche strumentali causate dall’inerzia del governo in una materia delicatissima .
Il mondo liberale e laico si augura che il Ministro degli Esteri comunichi la “irricevibilità” della nota verbale prima della decisione del Senato. E’ l’unica strada che mette al riparo l’autonomia del Senato , rendendo così concrete le dichiarazioni di Fico e di Draghi e garantendo che , come si conviene ad uno stato laico, il dibattito e le decisioni vengano assunte senza ingerenze di organismi religiosi.. Il Tevere non può restringersi, anzi va allargato, se si vogliono proficui rapporti tra l’Italia e il Vaticano.