Il risultato elettorale del 25 settembre ha un valore epocale. Non tanto perché ha reso la destra indiscussa il primo partito italiano, quanto perché ha confermato in pieno la sostanza del voto del 2018. Esiste una fetta molto consistente di italiani che non molla. Non tollera il modo di governare dell’elite culturale e burocratica caratterizzato dal voluto distacco dagli indirizzi e dai bisogni dei cittadini. Quattro anni e mezzo fa ne aveva beneficiato essenzialmente il M5S, che da allora, non per caso, i circoli elitari – sostenuti con forza dall’intero arco dei principali mezzi di informazione – hanno attaccato senza tregua come fonte di qualsiasi danno, proprio in quanto indisponibili a proseguire in quel distacco dai cittadini. La forza d’urto dei circoli elitari è stata massiccia, soprattutto essendo riuscita dopo tre anni ad inserirsi nel Governo. Ma poi ha esagerato, illudendosi di aver riguadagnato mano libera anche nei confronti del Presidente Draghi e di poter quindi prescindere da scelte a misura della volontà dei cittadini. Da qui la motivata caduta del Governo e la nuova bocciatura da parte degli elettori, dopo oltre un quadriennio, dei circoli elitari lontani dalla vita quotidiana. Non solo ha vinto la coalizione di centro destra ad indiscussa guida meloniana, ma ha vinto anche il M5S , per mesi descritto morto e sepolto dai mezzi di informazione conformisti, eppure in grado di mantenere intorno al 15,5 % dei voti, risultando il terzo partito, a soli tre punti e mezzo da quel PD esaltato dai media quale fulcro presunto della democrazia sociale del paese.
A questo punto, nelle prossime settimane e poi mesi si verificherà la capacità del centro destra a guida meloniana di correggere davvero i principali errori di chi la ha preceduta nel rapporto con i cittadini, un fattore indispensabile per raddrizzare la rotta dell’Italia. Come liberali dubitiamo parecchio che il cdx abbia tale capacità. Peraltro constatiamo che in ogni caso si è messo in moto un cambiamento tale da eliminare il rapporto elitario fin qui in auge. Svolta che i cittadini dovranno vigilare venga colta coerentemente.
Vi è poi la questione di Livorno. E’ senza precedenti che nei collegi uninominali di Camera e Senato i due candidati presentati dal PD siano stati sconfitti da quelli del centro destra. E’ la riprova inequivoca che la democrazia liberale induce il mutamento contro la pretesa conformistica del conservare il potere a prescindere, tipica di una cultura di governo dedita ad imporre la propria versione del bene comune, considerato solo quale privilegio degli amici. Dunque, seppur faticosamente, fa passi avanti la libertà della democrazia liberale. Richiamando la necessità di non dimenticare che questa libertà non va mai separata dalla diversità individuale dei cittadini e dal continuo conflitto secondo le norme scelte al fine di verificare quali proposte funzionino meglio nel costruire le relazioni nella convivenza civile.