Via Le Mani dall’Inoptato scrive alle liste elettorali del 25 settembre

L’Associazione Via Le Mani dall’Inoptato (sito omonimo .it, senza spazi) si sta impegnando da poco più di un anno esclusivamente          per rimuovere dalla legge 222/1985 (art. 47, c. 3 ultimo periodo)  la clausola cosiddetta “INOPTATO”. Quella che  attribuisce  a più di 24 milioni di cittadini  una scelta contro la loro volontà.  In pratica il cittadino che NON sceglie espressamente un beneficiario per il suo 8 per mille dell’Irpef, destina la propria imposta, senza rendersene conto, alla ripartizione proporzionale tra i vari beneficiari 8×1000. E non è solo una questione di rappresentanza. Con il raggiro dell’Inoptato, l’Erario perde oltre un miliardo di euro all’anno, di cui, fatta la ripartizione, poco meno dell’80% spetta alla Chiesa Cattolica.

Su questo tema, nei giorni successivi a quelli della presentazione delle liste di candidati alle elezioni per il 25 settembre, l’Associazione ha invitato ciascuna di quelle liste ad inserire nel proprio programma elettorale l’abrogazione del periodo prima specificato sulla distribuzione dell’Inoptato.   

Può sembrare un’iniziativa da poco, se paragonata alla gran cassa mediatica sui cosiddetti grandi temi del mondo dedita ad imbonire i cittadini. In realtà ha un significato di rilievo. Alle elezioni i cittadini esprimono gli indirizzi più rilevanti per governare nel quinquennio successivo. Ed è importante attirare l’attenzione degli elettori sulle due gravi caratteristiche negative della clausola dell’inoptato. Primo,  è nel principio una norma clericale. Secondo,  a livello economico toglie all’Erario una somma significativa specie in un’epoca di ristrettezza. In  sostanza,  l’iniziativa dell’Associazione si sforza di mettere in moto un meccanismo di controllo specifico, che rifugge l’essere una promessa cosmica ma che, con l’impegno dei cittadini, potrà essere attivato davvero per rendere trasparenti le regole della convivenza e migliorarla.

Ovviamente  un comportamento del genere non è politicamente neutro. Corrisponde alla scelta di affidare le scelte della convivenza alle indicazioni dei cittadini individuo, vale a dire alla linea tracciata dalla cultura liberale non parolaia. In Italia, da decenni, tale cultura è del tutto trascurata , anzi attaccata e mai praticata dalle culture avversarie, ideologiche e religiose, collettiviste. Ve ne è riprova quotidiana.

Ad esempio oggi, domenica 4 settembre, il Direttore di Repubblica Molinari  – certo non il giornalista meno attrezzato per cultura ed intelletto –  ha centrato il suo articolo sull’Italia che è un Paese dove le diseguaglianze aumentano (dettaglia, “tra ricchi e poveri, fra giovani e anziani, fra donne e uomini, fra chi riesce a studiare e chi non può farlo per scelta o necessità, fra chi può comprarsi ogni mese i farmaci indispensabili e chi invece non ha entrate sufficienti neanche per tale bisogno, fra chi vive in città e chi in periferia, fra chi ha accesso alla banda larga e chi invece non ce l’ha, fra chi vive in località collegate dall’Alta velocità e chi invece è costretto ancora a spostarsi su vetusti vagoni regionali che impiegano molte ore per percorrere distanze assai brevi” , e ammonisce “senza affrontare in maniera strategica le diseguaglianze l’onda della protesta continuerà a crescere, e con lei il populismo”). Poi richiama tre grandi capi democratici USA e la loro ricetta per cui “la risposta alle diseguaglianze è la giustizia economica, ma la difficoltà sta nel trasformare tale formula in provvedimenti concreti, capaci di portare beneficio e garantire protezione al ceto medio”.

Insomma Molinari continua a pensare ad uno Stato invasivo e impositivo che vorrebbe cullare i sudditi e non affidarsi ai cittadini. La protesta populista nasce perché  i cittadini non  accettano un modo di governare la convivenza incapace di portare alle condizioni di vita implicite nella cultura libera (che non è prefiggersi l’uguaglianza di ciascuno, irrealistica).   Tale stato di cose è frutto della concezione elitaria di potere che ha distorto il cardine dell’Occidente: la libertà dell’affidarsi alle scelte e alle iniziative di tutti i cittadini individui sui fatti, facendoli confrontare attraverso il conflitto secondo le regole, fuori e dentro il Parlamento. La litania del bene comune, nasconde i privilegi dei capi.

In un quadro simile, l’iniziativa dell’Associazione Via Le Mani dall’Inoptato è sì  circoscritta ma assai significativa sulla strada di affidarsi alle scelte dei cittadini per tarpare gli interessi clerical burocratici.

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