Da Raffaello Morelli a Massimo Gramellini, mail mercoledì 16 marzo ore 22,01
Caro Gramellini,
non importa che si arrenda. Stare dalla parte degli ucraini significa condividere le loro istanze umane.Però per quelle civili hanno utilizzato negli ultimi anni maniere non liberali. E siccome così non hanno contribuito alla distensione nei rapporti internazionali, addirittura dando spazi ai dittatori, non si può , da liberali coerenti, far finta di niente
Da Massimo Gramellini a Raffaello Morelli, mail mercoledì 16 marzo ore 20,32
Caro Morelli,
mi arrendo. Ma gli ucraini no. E quindi che si fa? Io sto con loro e sono sicuro che, da liberale, sta con loro anche lei.
Da Raffaello Morelli a Massimo Gramellini, mail mercoledì 16 marzo ore 13,37
Caro Gramellini,
Lei continua a immaginare un mondo secondo i desideri dell’Occidente. E’ indubbio che questo non può avvenire se non tramite il ricorso alla forza, che alla fine diviene sempre quella delle armi. Lei osserva che la vice ministro ucraina non sta bombardando Mosca. Però non può negare che da anni il governo ucraino sta facendo di tutto perché si arrivi a farlo fare da altri
Lei ha scritto che è contrarissimo allìintervento armato. Ma allora cosa vuol dire quando afferma che non si può venire a patti con chi odia le libertà dell’occidente? A prescindere di quale sia la lingua che capisce Putin, i liberali sono da molti decenni ben consapevoli che la lingua della libertà funziona al meglio con gli scambi aperti anche a coloro che sono illiberali. Perché è una lingua suadente per quei cittadini di quei paesi. Tra l’altro i Patti di Monaco avvennero in un situazione del tutto differente da quella attuale (Hitler aveva già fatto le sue invasioni unilaterali).
Da Massimo Gamellini a Raffaello Morelli, mail mercoledì 16 marzo ore 11,21
Caro Morelli,
lei continua a immaginare un mondo con Putin al governo: sul conto di quel malvivente malvissuto spende meno parole di quelle che riserva alla viceministra ucraina, che non mi risulta stia bombardando Mosca.
Io mi chiedo come faccia un liberale a voler venire a patti con un tiranno che odia visceralmente le nostre libertà.
La storia non ci insegna niente? Questa è gente che non si ferma davanti a un trattato. Ricorda i patti di Monaco? Putin prende la nostra disponibilità al dialogo come un segnale di debolezza. Bisogna fargli paura con le sanzioni e gli armamenti agli ucraini: è l’unica lingua che capisce, temo. Spero di sbagliarmi, ovviamente.
Da Raffaello Morelli a Massimo Gamellini, mail mercoledì 16 marzo ore 9,26
Caro Gramellini,
voglio ancora sottolineare il mio apprezzamento per il Suo approccio dialogante e pacato al confronto sulle idee-proposte, un approccio assai distante dal clima che aleggia nella sua testata e nelle maggiori del paese .
Ciò premesso, io non discuto la sua valutazione di Putin, perché il dissenso non è su questo punto bensì sul cosa è meglio fare oggi. Il dissenso essenziale sorge qui. Il principio liberale del rispetto dei patti internazionali vale verso tutti, salvo ci si trovi in guerra (non è ingenuo e ancor meno utopistico, bensì il marchio liberale per evitare guerre di puro potere). L’Occidente attualmente non è in guerra e Lei a scanso di equivoci, afferma di essere contrarissimo ad entrarci. Quindi diviene essenziale che l’Occidente, nel nome dei propri principi, agisca rapidamente utilizzando gli strettissimi rapporti praticati negli ultimi anni con il Governo ucraino, per fare forti pressioni che lo inducano a rimediare la situazione in cui si è cacciato.
E come Le ho già scritto nella mia risposta di ieri pomeriggio, l’intervista ad Otto e Mezzo della vice premier ucraina è discriminante. Ha espresso in modo inequivoco le loro intenzioni: fare dell’Ucraina ì’occasione per indurre l’Occidente a sconfiggere la Russia con le armi. Lei teme che non aiutando i resistenti ucraini, Putin non si fermi. Ma, a meno che Lei non voglia contraddirsi e non credo, i liberali non possono agire supponendo una premessa ancora non avvenuta. Perché, per costume positivamente sperimentato, non intendono innescare confronti con le armi per motivi non verificabili e solo presunti.
Messa da parte questa visione (per fortuna Biden ha escluso la guerra, con qualche evidente problema in alcune aree occidentali), una soluzione diplomatica è urgente anche per smontare la politica delle sanzioni , la quale non solo provoca pesanti riflessi anche sull’UE e sull’Italia, ma riduce gli scambi internazionali e con essi la libertà (che è unica vera arma vincente dell’Occidente).
Ovviamente sarebbe secondo me importante che Lei riuscisse a diffondere il suo approccio dialogante e pacato per affrontare il dibattito su tali temi. Un dibattito che per il paese è essenziale.
Da Massimo Gramellini a Raffaello Morelli, mail martedì 15 marzo ore 21,25
Caro Morelli,
ho letto i suoi pezzi e ammiro la lucidità delle sue argomentazioni. Continuo a non condividere la premessa: cioè che per Totò Riina valgano le stesse regole diplomatiche che si applicano alle persone normali. Putin non è uno statista democratico, ma non è nemmeno un leader di partito unico alla Breznev, per intenderci. Putin è un criminale a capo di una banda di criminali che gli deve tutto. Applicare a costui i principi liberali del rispetto dei patti mi sembra ingenuo e un po’ utopistico. I criminali, purtroppo, capiscono solo la forza. E questa guerra, ri-purtroppo, finirà solo con la fine di Putin. Lo dico meglio: questa guerra non è cominciata perché Putin aveva paura della Nato, ma perché non ne aveva più.
Ancora complimenti per la sua brillantezza espositiva da parte di un liberale che pure la pensa diversamente da lei (anche se le ricordo che il “nostro” Cavour fece la guerra allo zar in Crimea…)
POSTILLA – A scanso di equivoci, io sono contrarissimo a entrare in guerra contro un criminale munito di atomica. Ma aiutare i resistenti ucraini mi sembra l’unica speranza di uscirne vivi, perché Putin non si fermerà certo all’Ucraina, ne converrà anche lei.
Da Raffaello Morelli a Massimo Gramellini, mail martedì 15 marzo ore 16,26
Caro Gramellini,
La ringrazio per la risposta pronta e pacata. Mi permetta tuttavia di confermarLe che occorre stare ai fatti. E i fatti sono quello che le ho riportato prima e sono indiscussi.
Il punto non sono neppure le tre esercitazioni NATO del 2021. Il punto è il patto sottoscritto dall’Ucraina nel 2015 e tuttora non adempiuto (in Costituzione dell’Ucraina l’autonomia per il Donbass). Lei scrive che “è disposta ad ammettere” ma la trovo un’affermazione ottimistica dopo sette anni di inadempimento. Oltretutto, la scorsa metà febbraio Putin richiese di nuovo tale autonomia come condizione per non invadere e Zelensky disse no Tale inadempimento ha servito su un piatto d’argento la motivazione a Putin.
Ho letto l’intervista di Glucksmann ed è la tipica intervista di un esponente della sinistra pacifista che non tiene conto delle regole effettive nei rapporti tra gli stati. invece la pace si costruisce rispettando tali regole, non aggirandole e violandole pur auspicando la pace. E’ quindi logico che Glucksmann sorvoli sui comportamenti avventati dell’Ucraina. Oltretutto, è quanto meno ingenuo far finta di non vedere che dal 2014 in poi gli ambienti della Nato e di settori del Pentagono, hanno premuto sugli ucraini usandone il desiderio indipendentista a fini di prevalenza delle proprie ragioni (però destabilizzanti degli equilibri esistenti). Quindi, siccome è cosa ben nota da molto tempo che la Russia e Putin appartengano a strutture istituzionali non democratico liberali, è inutile stare a ripetercelo salvo che si vogliano eccitare gli animi con scopi di contrapposizione armata. La contrapposizione non armata, viceversa, si fa praticando il metodo dello spirito libero dell’Occidente e mostrando i vantaggi anche pratici della libertà.
Il popolo ucraino si rifiuta di arrendersi, primo perché ha una maggioranza favorevole all’indipendenza (poi c’è una forte minoranza contrarissima) Secondo perché la parte ultranazionalistica della maggioranza (che esiste e forte) illustra una serie di condizioni che portano palesemente al confronto armato. Se Lei non lo ha gà visto direttamente, dovrebbe vedere Otto e Mezzo della Gruber di ieri sera. C’è stato l’intervento della vice premier Ucraina Iryna Vereshschuk assai dettagliato, che ha tolto ogni speranza di ragionevolezza da parte Ucraina e sostenuto che toccherà presto anche ai paesi della Nato e all’UE di subire l’assalto della Russia, se non facciamo la nofly zone e fermiamo la guerra di Putin.
Mi permetto di segnalarLe miei tre articoli degli ultimi nove giorni (sulla mia biblioteca on line) che su questo tema vanno più a fondo nell’illustrare la ragioni concettuali del liberalismo, che rifuggono i comportamenti forieri della terza mondiale. Mi permetto di auspicare che d’accordo o meno, anche Lei possa contribuire a far dibattere apertamente tali questioni, che per l’Italia sono assai più importanti del compattare gli italiani su miti conformisti e non rispondenti alla realtà.
Cordialità
Raffaello Morelli
Ds Massimo Gramellini a Raffaello Morelli, mail martedì 15 marzo ore 11,50
Caro Morelli,
la sua opinione è più che legittima, ma non mi risulta che l’adesione dell’Ucraina alla Nato fosse all’ordine del giorno. Né che la Nato o l’Ucraina abbiano compiuto gesti ostili in territorio russo, tale da giustificare una reazione uguale e contraria. La mia impressione desunta dai discorsi di Putin, mi corregga se sbaglio, è che egli voglia ridisegnare i confini russi riportandoli al tempo della Grande Madre Russia.
La prova è che, nonostante l’Ucraina sia disposta ammettere la neutralità in Costituzione, lui non si placa. E’ difficile fare la pace con uno che ti vuole ridurre in schiavitù, non trova? Altrimenti perché il popolo ucraino si rifiuterebbe di arrendersi? Le suggerisco la lettura dell’intervista a Glucksmann sul Corriere: esprime questi concetti molto meglio di me.
Un saluto cordiale
Massimo Gramellini
Da Raffaello Morelli a Massimo Gramellini, mail martedì 15 marzo ore 11,43
Egregio Dottore,
Mi scusi se Le faccio osservare che il Suo Caffè di stamani è un puro sofisma.
Gli argomenti di Don Ferrante prescindevano dai fatti concreti, così come fa ora Lei negando la realtà dell’Ucraina. Non tanto le tre esercitazioni NATO del 2021 (che già non sono poco), quanto soprattutto il trattato Minsk2 del febbraio 2015 tra Ucraina, Russia, al cospetto di Francia e Germania. L’Ucraina ha assunto allora l’obbligo di inserire nella sua costituzione l’autonomia rafforzata per il Donbass. Non ha rispettato quell’obbligo in sette anni. E neppure un mese fa, quando Putin l’ha di nuovo sollecitato. Le pare davvero che sia stato un comportamento legittimo e saggio dell’Ucraina, conoscendo l’importanza attribuita alla cosa dalla Russia?
Lei può fare la caricatura della complessità, ma non tocca la complessità , che, siccome è reale, funziona anche per chi la deride. Quindi Le auguro di non subire, come Don Ferrante, le conseguenze dei Suoi sofismi che negano la guerra fredda causata dall’Occidente in contrasto con i propri principi.
I migliori saluti
Raffaello Morelli