Scritto per il bimestrale NON CREDO
1- Un approccio contrapposto. Le due foto in copertina di questo numero di Non Credo, riprendono l’attualità ma non sono contingenti: danno l’immagine plastica del contrapposto approccio ai problemi del vivere, che da secoli distingue la Chiesa e la Scienza. L’una si prostra in preghiera per affidarsi alla fede in Dio (in cui ripone ogni speranza), l’altra usa l’ingegno umano per conoscere sperimentalmente i meccanismi del vivere e con ciò per cercare terapie funzionali alla vita (oggi sono i vaccini antiCovid19).
2- Un po’ alla volta la scienza. Al passare dei decenni, cresce il numero dei cittadini che apprezzano il metodo scientifico e vi si riconoscono vedendone la maggiore efficacia. Ovviamente tra questi stanno i laici. Eppure i laici, fisiologici assertori della diversità individuale, non fanno del metodo scientifico una questione di saggezza superiore. Constatano che il metodo della scienza è più efficace nel convivere (perché sviluppa la comprensione delle cose, attiva i rapporti liberi tra gli individui, opera sull’onda del tempo) e si impegnano a diffondere tale constatazione. Ma ciò senza mai pretendere che se ne convincano tutti i cittadini e che in conseguenza taglino i ponti con quell’approccio religioso, che oltretutto, per millenni, è stato la tradizione pervasiva in quanto rassicurante in superficie e il rifugio istintivo.
Per essere coerenti, i laici hanno solo l’obbligo di insistere nel formare negli altri cittadini la coscienza, personale e civile, che la scelta religiosa ha una specificità che ne è pure il limite ineludibile. Al credente riempie la vita dandogli le certezze interiori cui lui aspira (anche se restano fuori delle circostanze reali), tuttavia quelle certezze per loro stessa natura prescindono dal conoscere di più il mondo (perché si fondano sulla fede nel Dio come inizio e fine di tutto, e misurano la libertà sul capire la verità della fede eterna). Di conseguenza, la scelta religiosa fa parte dell’esperienza umana ed è essenziale venga vissuta in libertà da chi vuole abbracciarla; però non può essere – siccome è priva del requisito cardine di fondarsi sul conoscere umano – un sistema con cui governare la convivenza tra cittadini individui diversi.
3- L’approccio religioso. Sviluppandosi attorno alla verità della fede divina, i caratteri dell’approccio religioso non possono che imperniarsi sull’autorità di chi rappresenta in terra quella fede (i libri sacri insieme ai custodi dei culti) e non sono connessi al diretto esercizio del senso critico individuale del cittadino. Quindi tali caratteri, in coerenza con il proprio modo di essere, sono adatti ad operare o nell’ambito delle cose immerse nel tempo ma ancora non conosciute in termini scientifici oppure nell’ambito dei sogni collocati fuori del tempo. Vale a dire, due ambiti in cui è possibile applicare – senza avere i vincoli sperimentali – il criterio di immaginare le spiegazioni dell’oggi e del domani che ciascuno trova più accattivanti. E farlo a prescindere da quel che accade davvero.
Un esempio tipico di tali ambiti è l’insondabile mistero su ciò che avviene allo spirito dell’individuo dopo il suo atto di morte fisica. Al riguardo l’analisi religiosa può farla da padrona ed evocare certezze di fede senza preoccuparsi di riscontri. Dunque, sintetizzando, i caratteri dell’approccio religioso consistono nella disponibilità a preferire la sicurezza della tesi di fede ipotizzata valida ovunque e in ogni tempo, mettendola al posto della probabilistica conoscenza scientifica delle cose materiali ed umane valida in certe condizioni di persone , di luogo e di tempo. Uno scambio cui i laici non sono disponibili, e di certo mai fino in fondo.
4- Il caso della religione secondo la Chiesa. Queste considerazioni valgono sull’approccio religioso in genere. Esiste poi il caso della Chiesa cattolica. Qui l’approccio religioso assume, specie in Italia, un carattere assai più drastico nei confronti della vita civile. Adotta la pretesa, appena dissimulata, di porsi anche quale strumento che detta precetti di vita alla convivenza quotidiana. Lo fa dando ai libri sacri un rilievo che li rende sovrastanti l’esperienza del passar delle generazioni, e dando al corpo gerarchico dei sacerdoti un ruolo di guida assoluto che di fatto concepisce i fedeli quali sudditi. E lo fa costantemente, in ogni occasione, pratica e concettuale. In un recente numero di Non Credo, ne ho mostrato il manifestarsi, commentando la struttura di Fratelli Tutti, l’ultima Enciclica, ove si percorre apertamente la strada dell’interferenza con le istituzioni pubbliche predicando comportamenti da tenersi nella convivenza italiana. Al prezzo di violare l’ art.7, comma 1 della Costituzione (che è riprodotto dall’art.1 del Concordato), l’Enciclica esprime un progetto politico istituzionale e non di evangelizzazione religiosa. Ed è correndo lungo i fili di tale progetto che la Chiesa rivendica il suo ruolo primario fra gli umani e pratica il potere terreno.
Il mondo laico deve reagire perché il problema è molto serio. In questo caso non basta più limitarsi ad insistere per formare nei cittadini la coscienza di quanto sia specifica la scelta religiosa. Occorre impegnarsi nel confutare con precisa determinazione il senso profondo dell’interferenza esercitata. Travalica la libertà di religione e minaccia quella maturazione dei liberi rapporti civili che è l’effettivo presupposto della capacità di conoscere alla base del migliorare la qualità della vita. Di fatto vorrebbe accantonare il principio di separazione Stato e Chiesa. Quel criterio che si è sviluppato con fatica da metà ottocento, che è stato gravemente insidiato dal Concordato del 1929, poi non agevolato da quello dell’84 e oggi messo sotto pressione dal fiorire delle scelte dottrinali che, nella sostanza, tutti i tipi di Pontefice vanno confermando.
5- L’autorità della fede marginalizza i fedeli. La dottrina cattolica, seppure nella varietà delle applicazioni e dei settori, continua a valorizzare il prevalere della fede divina nello stabilire autoritativamente le regole di vita dei fedeli, senza lasciar loro spazi e ruoli nel decidere quale possa essere il loro genere di vita che da quelle regole deriva (sotto questo profilo, il libero arbitrio è una scappatoia che non a caso attiene al mero rapporto tra il privato e il Dio, senza effetti sul valore prescrittivo terreno delle regole emanate dall’autorità della Chiesa) .
Per esempio, un siffatto modo d’essere della dottrina cattolica si manifesta lungo due direttrici. In campo internazionale, propende ad estendere il concetto di proselitismo evangelico verso tutta l’umanità col sostenere l’idea mondialista. La quale punta dichiaratamente a creare un governo mondiale affidato ad istituti sovranazionali anche con scarsissimo controllo da parte dei cittadini , se non addirittura privi di controllo. In campo italiano, la reiterata pressione per incrementare organismi pubblici fondati sul dialogo multireligioso, così da diffondere l’idea che le religioni come tali siano le più attrezzate per risolvere le problematiche civili del convivere. Serve a rendere il dialogo multireligioso, intanto un momento integrativo e in prospettiva un momento alternativo ai canali istituzionali. La dottrina cattolica del far prevalere la fede non si manifesta solo su queste due direttrici. Ma anche in un ambito a cavallo tra di esse, quello dei flussi migratori. Qui la dottrina cattolica fa un’opera serrata di indottrinamento su una idea precisa. L’aiuto al migrante va considerato un diritto umano, a prescindere dalla causa d’origine, dalla dimensione quantitativa del fenomeno e dal tener conto dai caratteri fisicoeconomici del territorio d’arrivo. Il motto è “Dio lo vuole”. Un tipico richiamo al principio di autorità assoluta.
6- Il contrapposto modo di conoscere. Tutto ciò è un’evidente riprova del fermo disegno di imporre il proprio schema ideale alla concreta realtà delle cose e dei viventi. Schema che è appunto quello di far prevalere, in ogni branca dell’attività umana, la fede sui fatti e sullo spirito critico individuale. Cominciando dai diversi sistemi con cui Chiesa e scienza ritengono di poter conoscere meglio. Per la dottrina della Chiesa, leggendo e riflettendo sui vari libri sacri e sui documenti del magistero ecclesiale, intesi come frutto dell’eterna verità del Dio e dell’autorità che la rappresenta in terra (verità che va sempre approfondita per meglio rispettarla), al punto che l’applicare quegli scritti, negli ultimi sette secoli, è divenuto progressivamente più pressante, rispetto alle esperienze del mondo. Per il metodo della scienza, si conosce meglio osservando il mondo delle cose e delle persone, facendo ipotesi critiche circa il rispettivo funzionare ed interagire, formulando teorie e strumentazioni di intervento nei meccanismi fisici e mentali del mondo circostante inorganico e vivente, sperimentando l’efficacia di quelle teorie e di quegli strumenti, applicando quanto verificato nei dati sperimentali. Il tutto senza mai venir meno al metodo di ricercare il conoscere ancora di più in ogni direzione. Nella consapevolezza che la conoscenza dipende da varie condizioni mutevoli e non vale per sempre. Perché ogni cosa è provvisoria e l’incertezza pervade il mondo (come ci ha ricordato la pandemia).
Va sottolineato un aspetto. Il modo di agire scientifico sul conoscere, ha potenziato lo sviluppo della libertà individuale nel ricercare e nel convivere, appunto perché la libertà dei diversi individui è il sistema più confacente per attuare, nella pratica della vita e sulla scala più ampia possibile, il metodo scientifico dello sperimentare e del confrontare. E ha potenziato in modo analogo il sistema istituzionale liberaldemocratico, dato che il meccanismo della democrazia rappresentativa opera tanto meglio quanto più si avvale in continuazione delle iniziative e delle scelte dei cittadini che lo compongono.
7- La bonifica dalle norme inquinanti. Queste considerazioni mostrano quanto siano robuste le radici del ruolo dei laici nella vita pubblica: esse sono l’impegnarsi nel fare funzionare con regolarità il meccanismo critico della metodologia individuale dei cittadini. Il che significa eliminare, e in ogni caso ridurre il più possibile, le norme che costituiscono la fitta rete, talvolta perfino concepita apposta, che avvolge il cittadino nella logica, estranea alle relazioni civili, del favorire la Chiesa (oppure una determinata ispirazione ideologica) e del poterlo imbrigliare e frenarne l’autonomia nell’agire e nello scegliere. Eliminare o ridurre quelle norme, richiede vari tipi di azioni con un grado diverso di complessità operativa. Ma siccome per la libera convivenza è essenziale riuscire a bonificare le istituzioni dalle regole inquinanti, il mondo laico dovrà svolgere il proprio ruolo con realismo e con fermezza.
Potenzialmente le bonifiche da fare non sono poche. Il mondo laico deve scegliere come procedere, tenuto conto di quanto sia rilevante ogni inquinamento e di quanto sia probabile la riuscita della bonifica. Alcuni temi richiedono una estrema attenzione da parte laica da rinnovarsi di continuo. Ad esempio, uno degli aspetti più qualificanti della laicità è tenere la fede fuori del confronto politico, dato che la libertà di culto è una precondizione del convivere. Allora, nella scelta dei rappresentanti, il tema del credere o no, ed eventualmente cosa, di per sé non deve contare. Mentre conta il modo di comportarsi del candidato nel far sì che la politica delle istituzioni vada nella medesima direzione di neutralità. Quindi è importante che i laici vigilino affinché i rappresentanti che siano credenti non agiscano, sotto l’influenza del propendere impositivo della dottrina cattolica, in modo da favorire quella Chiesa. Peraltro, un atteggiamento siffatto deve esser tenuto dai laici sempre nel corso della vita. Perché è una conseguenza inevitabile dalla diversità dei cittadini. E quindi il controllare la coerenza dei comportamenti dei rappresentanti credenti, è un comportamento primario per i laici, che però non rientra tra le bonifiche vere e proprie che i laici devono compiere.
8- Partire dalla norma sull’inoptato. Viceversa , certe reti di regole inquinanti sono oggi un pericolo forte senza che ne sia inevitabile l’esistenza. In questi casi, adoperando la tenacia, è possibile riuscire ad eliminarle. In particolare c’è una rete matura per essere eliminata. E’ la norma fiscale che stabilisce come distribuire la quota dell’otto per mille dell’imposta sui redditi (che apparterrebbe all’erario) per cui il contribuente non ha scelto a chi destinarla. La particolare crisi economica indotta da un anno di pandemia, rende il cittadino particolarmente sensibile alle questioni di denaro.
Tale norma è il tipico artificio concepito per privilegiare il finanziamento alla Chiesa cattolica. Di fatti, con una riga la norma stabilisce che ogni quota di imposta dei redditi inoptata non spetti all’erario (pur se, in quanto inoptata, è ormai sua proprietà), bensì venga distribuita tra i culti aventi un’intesa con lo Stato nella stessa percentuale delle opzioni compiute dai contribuenti che le hanno esercitate. E siccome le opzioni vengono fatte solo da circa il 40% dei contribuenti fonte del gettito complessivo e tra le opzioni la Chiesa cattolica è indicata intorno all’80% , la riga in questione regala alla Chiesa ogni anno una cifra poco sotto i 700 milioni di euro. In altre parole, circa 700 milioni all’anno passano dalle casse dello Stato a quelle Vaticane senza che i cittadini interessati abbiano deciso di fare questa donazione.
In un colpo sono centrati due obiettivi clericali chiave. Viene sancito che l’autorità della Chiesa viene prima delle decisioni del cittadino. E vengono foraggiate le casse Vaticane a scapito di quelle della Repubblica. Ritengo che su ciò sia maturata nella cittadinanza una consapevolezza sufficiente a rendere fattibile con successo la battaglia per cancellare quella riga della legge.
8. Conclusione. Non è un pregiudizio settario l’impegnarsi dei laici per diffondere il formarsi tra i cittadini di una coscienza precisa: l’essenziale importanza di comportarsi secondo il metodo individuale dell’uso dello spirito critico e dell’osservare i fatti al fine di conoscere di continuo quanto ci circonda. In base all’esperienza storica, questo è il sistema più adatto per sciogliere i rapporti interpersonali dai vincoli della staticità religiosa e per migliorare in via sperimentale le condizioni di convivenza tra individui ciascuno diverso.