La passione per la libertà

Intervento al Convegno “La passione per la Libertà” tra una quindicina di associazioni liberali organizzato da Società Libera a Roma, nella sede dell’Istituto Luigi Sturzo

 

Come risposi all’invito, l’incontro di oggi ha un  intento costruttivo, ma un’impostazione non condivisibile sul soggetto liberale. Poco fa Zanone ha osservato che i liberali sono polisemici, il che è giusto siccome i liberali sono i soli assertori della diversità di ognuno. Quindi, per esser coerenti con la cultura liberale e non abbandonarsi al reducismo di salotto, le organizzazioni liberali non possono essere solo esigenza morale ed individuale ed evitare di misurarsi con  l’appartenenza agli schieramenti. Altrimenti, definire proposte di consistenza programmatica, non farebbe uscire il soggetto liberale dall’ambito morale ed individuale. Questo incarna una concezione del liberalismo teorica, la quale non richiede ai propri sostenitori comportamenti coerenti nella convivenza.  Ciò è l’opposto di come la pensiamo noi, fautori sperimentali del liberalismo come formazione politica.

Le tematiche indicate nell’invito hanno il giusto intento liberale di incidere  nella convivenza, ma diviene accademico proporselo senza schierarsi in politica quale soggetto liberale. E infatti l’intervista di Olita stamani sul Corriere e la lettera di Marcuccci letta poco fa, espongono due visioni politiche non coincidenti.  Ad avviso nostro e di diversi altri liberali, delle tre attuali priorità della politica liberale, questo Convegno ne trascura due (Europa federale e laicità quotidiana) e tratta solo in termini teorici parte dell’altra priorità, l’efficace e coerente sovranità del cittadino, ad esempio trascurando l’aspetto centrale del taglio del debito, come ammesso da Olita.  In questo modo si rende il liberalismo, al più, un semplice aggettivo di qualcos’altro.

Inoltre il Convegno cade nel giorno in cui il PD entra nel Partito Socialista Europeo, così ribadendo che il voler essere politicamente liberali può farsi solo in una formazione liberale (purché non si riduca la libertà a principio teorico che non chiede un agire reale, e così si lasci il campo ai nemici della libertà).

Individuare dei temi condivisi va bene, purché non si separino gli schieramenti dai temi politici liberali. I temi liberali o costituiscono loro stessi il soggetto politico oppure sono le solite disquisizioni teoriche alla base  dei guai liberali e del paese  che trasformano il liberalismo da sostantivo politico a mero aggettivo di qualche posizione di potere. Senza affrontare la dimensione della scelta politica, il liberalismo teorico non morde la convivenza reale.

Per mordere la vita reale,  i punti condivisi devono  formare il nucleo di un soggetto politico liberale esplicito. Se non si fa e si usano i punti come orpello delle rispettive (e contrapposte) piattaforme programmatiche, vuol dire o che si mette la soggettualità liberale parecchio dopo altre esigenze oppure che si pensa di essere restati ai tempi precedenti la spinta delle riforme liberali imperniate sulla libertà del cittadino, quando bastava stringere accordi tra chi aveva le mani in pasta.

Noi stiamo ai fatti. I fatti hanno mostrato che la metodologia individuale  produce di gran lunga i migliori risultati per la convivenza. E che matura attraverso il conflitto democratico, attivato da una chiara e complessa partecipazione attiva in politica, non da persone o consorterie sole al comando. Il metro della formazione liberale è costruire istituzioni che di continuo rendano massima la libertà di ognuno. Da tale metro non potranno derogare le alleanze di governo, indispensabili numericamente al soggetto liberale. E siccome i soggetti diversi da quello liberale sono  portatori di proposte meno attente alla libertà, il nucleo di una formazione politica liberale è assumere iniziative e proporre regole che portino ad irrobustire la libertà del cittadino

Usando questo criterio come filtro dei temi da voi proposti, innanzitutto va detto che otto non sono un insieme minimale, come temete, ma semmai già troppo esteso per far convergere tutti. Nel merito, osservo poi che uno non va bene (divaricazione tra banche e rispettive fondazioni), e ancor più dopo il discorso dell’amico radicale, di altri cinque si può discutere (ad esempio della scuola, sarà utile sentire cosa ne pensi la specifica esperienza dell’alta dirigenza all’Istruzione dell’amico Pileggi), ma paiono più periferici rispetto alle questioni di libertà oggi urgenti, e gli ultimi due, ridefinire la prescrizione penale e la custodia cautelare, hanno senso solo se si propone come.

Il tema su banche e fondazioni non va bene perché a proposito di banche non fa cenno alla questione essenziale (più competenza nell’ assistere gli investimenti finanziari o nella comprensione delle necessità del momento, smettendola con l’arcaico credito su garanzie patrimoniali, quasi a prescindere dalla economicità dell’obiettivo) e circa le fondazioni è del tutto ambiguo (una cosa è l’indispensabile controllo dell’opera dei gestori della banca, in base ai risultati e non ad ottiche corporative degli stessi gestori lontanissime dagli interessi dei cittadini, una cosa è la necessità che le fondazioni conservino la loro natura privatistica e perseguano il loro equilibrio patrimoniale).

Quanto alla custodia cautelare, noi Liberali Italiani e il PLI, fin da metà dicembre, abbiamo proposto, al fine di rispondere alla condanna dell’Italia alla Corte di Strasburguo per il sovraffollamento delle carceri e le conseguenti condizioni disumane, di liberare tutti i detenuti non condannati, cioè oltre 25.000 persone, quando l’eccedenza dei detenuti sulla capienza carceraria è intorno a 19.000 posti. I sen. Compagna e Manconi hanno recepito il nostro lavoro analitico ed hanno presentato il ddl 1290 il cui testo è qui in distribuzione. Proponiamo che il sostegno al ddl Compagna Manconi divenga un impegno comune di tutti i liberali.

Poi vi è la proposta Zanone. E cioè costituire qui l’osservatorio dei liberali sul cantiere del governo Renzi. Che il governo ottenga risultati ed alcune riforme vengano fatte presto, è un interesse della convivenza italiana. Seguire l’andamento delle cose con una mentalità liberale può contribuire ad attirare attenzione sui problemi della libertà del cittadino ed anche innescare un comportamento unitario dei liberali.

Infine, richiamo l’attenzione sulle due altre priorità.  L’Europa non può restare una istituzione statica nei suoi regolamenti ormai tendenzialmente burocratici, prigioniera dei governi e disattenta al decidere dei cittadini. Oggi occorre l’Europa federalista. La laicità quotidiana è un’urgenza per utilizzare la libertà sovrana dei cittadini. Per i liberali la fede è un’attitudine radicata nell’animo umano e quindi eliminarla contraddice la libertà.  Ma sperare che gli appelli alla misericordia di un’autorità possano sostituire, nel governo, la libertà dei cittadini nell’interagire e nell’intraprendere, è una speranza fallace. L’appello misericordioso non esprime lo spirito critico del cittadino che sceglie confrontandosi bensì concerne l’approccio dell’autorità nel riproporre il messaggio evangelico come modello da applicare sempre. La misericordia può innovare la forma del messaggio, non mutarne la sostanza di fede. Perciò essa non è la strada per transitare dall’autorità alla libertà civile.

I  liberali si occupano solo di libertà civile quale condizione necessaria della libertà dell’individuo. Se si trascurano regole ed iniziative con cui le istituzioni sono garanzia di poter scegliere e non impongono alcunché, la libertà di ciascuno, nel migliore dei casi,  si svilupperà peggio e tardi. In tal caso, tuttavia, non possiamo poi  lamentarci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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