Apprezzando un ricordo di Don Milani (a Mario Lancisi)

Un commento sul ricordo di Don Lorenzo Milani scritto da Mario Lancisi nella sua rubrica ALTRI MONDI che appare su IL TIRRENO

 

Naturalmente. Un  particolare di cronaca che significa molto. Non lo avevo commentato perché già  lo avevi espresso in altra occasione. Semmai qui ho trovato una cosa che non sapevo e che mi pare non banale. La parola che ti disse la mamma, il mistero di mio figlio.

Vedi, secondo me quelli che credono davvero e i liberali laici, concordano, molto più di quanto non si usi riconoscere, sul fatto che il centro è colui che vive nella sua individuale realtà. Deve essere sempre rispettato e compreso: la famosa questione dell’altro. Le differenze vengono fuori a proposito del come organizzare la convivenza tra questi individui. Quel tipo di credente privilegia l’immergersi nella fede e nella sua pratica, il liberale si preoccupa innanzitutto di cercare di costruire istituzioni che assicurino a ciascuno la libertà di vivere e di esprimersi. Penso poi irrealistico non vedere che ci sono credenti che, con la scusa della fede, danno poca o punta importanza al praticarla in questo mondo siccome è l’altro mondo che conta, e che ci sono liberali che, con la scusa dell’occuparsi del costruire nell’oggi, danno poca o punta importanza al praticare i principi per cui dicono di farlo.

Tuttavia  per i laici resta misterioso come vi siano persone colte, intelligenti, impegnate allo stremo per convinzione metodologica di libertà e non per calcolo ideologico a difendere i più deboli, che possano svolgere considerazioni oggettive sulle cose, che mettano a fuoco con nettezza i problemi dei singoli cittadini più deboli e che insieme appaiano più superficiali sugli aspetti politici della situazione contingente. Certo, c’è il rischio che l’attenzione a questi  aspetti sia una zavorra per la consapevolezza sui problemi dei deboli, ma esiste anche il rischio che la messa a fuoco dei problemi degli ultimi dia spazio a calcoli ideologici e al fondo strumentali per raggiungere il potere (per fare istituzioni centrate  sulle burocrazie, non sui deboli). L’esperienza dice che questo serio rischio esiste, anche se non si può escludere che a livello personale valga la pena correrlo.

Io ho tratto la sensazione che la mamma cogliesse del figlio questo mistero, insieme alla grandezza della sua dedizione. E non credo lo dicesse per l’amore di una mamma. Piuttosto come conoscitrice.

Complimenti.

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