L’auspicio di Ricolfi sulle iniezioni di liberalismo

Come accade sui giornali, il titolo dell’articolo del professor Ricolfi “Non ci sono abbastanza liberali” ne distorce non poco il testo. Da l’impressione che  l’autore sia scettico sul liberalismo e sulla sua possibilità di incidere. In realtà Ricolfi sostiene tutta un’altra tesi, riassunta senza equivoci in tutto l’ultimo paragrafo.  “La domanda politica per un partito liberaldemocratico in Italia non manca, specie nel Centro-Nord. E sono convinto che esso farebbe bene al sistema politico italiano, che di iniezioni di liberalismo ha un disperato bisogno”. L’importanza di queste parole trova immediata conferma nelle ultime frasi, in cui individua il realistico obiettivo di una formazione compiutamente liberaldemocratica (10-15%) e la sua naturale funzione politica (accelerare la modernizzazione economica e civile del Paese) non da solo ma con chi concorda  davvero su questa accelerazione.

Dunque l’autore non è scettico sul liberalismo e la sua possibilità di incidere. E’ scettico, in modo insistito e del tutto giusto, sul fatto che possano fare i liberali e ancor più proporsi  come tali presso l’opinione pubblica, sia i cosiddetti partiti liberali di massa (già il concetto è illiberale nel senso che i liberali parlano di cittadini e non di massa indistinta) sia una serie di politici e gruppi politici da Chiamparino, a Casini, a Fini ed anche a Rutelli, e i loro rispettivi movimenti (che appartengono a filoni politici dichiaratamente diversi da quello liberale, nell’ordine socialista, popolar democristiano, democratico europeo, tutti uniti nel dirsi liberali a parole e non esserlo affatto nei comportamenti politici effettivi; tanto che in sede europea, stanno nel PSE e nel PPE e non nell’ELDR).

L’articolo di Ricolfi non solo non è contro l’opportunità di una formazione politica liberale, ma ne auspica addirittura la formazione (disturbando  chi pensa solo alle politiche di palazzo). Sotto questo profilo, non è che  si parta a zero.  Già il 21 luglio, a Roma, nella sala delle Colonne della Camera, si è svolto un primo affollato  convegno significativamente intitolato “Dare Voce politica ai liberali” messo su dai Liberali di varie organizzazioni, a cominciare da noi della Federazione dei Liberali ( che siamo da sempre contrari alla logica dell’on. Berlusconi) e dal Partito Liberale ( con il quale si collabora da quando nel 2008 è uscito dal centro destra), cui non a caso è intervenuto il Segretario Generale di Liberal International e cui sono stati invitati ed hanno preso parte anche parlamentari del PDL, del PD, dell’API oltre al vice Ministro Vegas. Un secondo analogo convegno si terrà a Milano a metà del prossimo ottobre.

Chi lavora perché  i liberali non siano solo  un orpello di qualche altra cosa che liberale non è, auspica una politica non ridotta a pura espressione di potere. Investe per migliorare la convivenza nel Paese. Rifuggendo le promesse utopiche che pensano al futuro con gli occhi rivolti al passato. Impegnandosi a cogliere le opportunità di apertura della globalizzazione per affrontare la crisi economico sociale senza chiudersi. Occorre essere autonomi per comportarci semplicemente da liberali. Essere distinti non significa isolarsi. Sono che i grossi partiti attuali che vorrebbero assorbirci non appena siamo disponibili a collaborare (ad esempio, in Piemonte, il Segretario Regionale del PD escluse la nostra lista dalla coalizione  Bresso perché secondo lui i liberali li rappresentavano già quelli del PD ex Margherita; la conclusione è nota). Se si vuole davvero la chiave per le riforme, se si vuole preoccuparsi davvero della libertà di ogni cittadino, è bene che siano considerati anche i liberali non solo a parole. Certo, seguendo l’auspicio di Ricolfi, credo che intanto sarebbe importante l’aiuto di chi concorda sul punto, anche solo parlando a favore della nostra iniziativa liberale. Semplicemente.

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