Caro Severgnini,
quandoque bonus dormitat Homerus, come ci ammoniva Orazio ai nostri tempi liceali. E così è arrivata la stecca negli Italians di stamani, proprio da Lei che apprezzo sempre perché così liberale e a tono. La stecca non è tanto la critica a Mastella (che è sempre stato un coerente proporzionalista) . La stecca corre lungo due frequenze principali: quella del referendum elettorale e quella dei nanetti
La stecca sul referendum consiste nel fatto che l’indignazione per il porcellum Le fa confondere gli intenti del referendum elettorale con i suoi esiti di merito. Secondo gli intenti dichiarati dei suoi promotori, il referendum sarebbe il pungolo necessario per spingere il Parlamento a fare in tempi brevi una nuova legge (come liberali sosteniamo da quindici anni il maggioritario a doppio turno di collegio). Questo va bene. Ma se si arriva davvero al referendum (cioè il referendum non vien più valutato per l’intento dichiarato ma per il merito di quanto propone), se viene raggiunto il quorum e se la richiesta abrogativa viene approvata, il giorno dopo la proclamazione entrerà in vigore una nuova legge elettorale peggiore della precedente. Alla singola lista che avrà avuto più voti sarà assegnato alla Camera almeno il 55% dei seggi. E per il Senato, in ciascuna regione alla singola lista che avrà avuto più voti sarà assegnato almeno il 55% dei seggi senatoriali di quella regione. Siccome normali valutazioni statistiche riferite all’Italia, consentono di prevedere che il premio di maggioranza sarà attribuito ad una lista con poco più del 30% dei voti, secondo la nuova legge verrà attribuito un premio elettorale intorno al 25% dei seggi parlamentari per la Camera e un pò di più per il Senato in ogni regione. In altre parole, accoppiando tale premio elevatissimo alla completa mancanza di preferenza e di primarie obbligatorie, si prospetterebbe una sorta di dittatura di partito (quelli con più strutture) e del rispettivo gruppo dirigente ristretto, con un ulteriore regresso del confronto politico a vantaggio della politica fatta di eventi spettacolari e contrapposizioni senza reali contenuti di governo. Sarei stupito che questa prospettiva di costringere gli italiani nella gabbia di un bipartitismo forzato dei partiti più grossi, lasci indifferente la Sua mentalità liberale (che di sicuro distingue tra amministrare e governare).
La stecca sui nanetti consiste nel confondere i piani di funzionamento del meccanismo cancerogeno. Da liberale ritengo Lei non avrà difficoltà a riconoscere che la diversità dei cittadini e la loro libertà individuale sono la base ineludibile della convivenza democratica. Allora smettiamo di scandalizzarci per la frammentazione, che è nelle cose della vita e della libertà. La questione non si risolve fabbricando per legge un letto di Procuste che inibisca la frammentazione. Si risolve favorendo la libera aggregazione su progetti politici tra cittadini, diversi prima e diversi dopo, ma convergenti nel durante. Questo lo fa ad esempio il doppio turno di collegio, che noi liberali, pur piccolissimi, abbiamo sempre sostenuto (e continuiamo a sostenere, www.liberali.it/ottopilastripoliticidella FdL.pdf) fin da quando con Segni presentai in Cassazione quindici anni fa il referendum sul maggioritario. I piccoli (o nanetti) sono erroneamente indicati come nemici delle scelte con il maggioritario. Nel maggioritario, ci pensi bene, i piccoli contano di più, non di meno. In realtà tali scelte non le vogliono proprio i grossi fautori della politica come potere di relazione che non intendono sacrificare al confronto democratico ( e al possibile prevalere anche di pochi) i propri consolidati privilegi profondi (che sono meno folcloristici di quelli di Mastella ma ben più radicati). La caccia all’untore e il disprezzo per piccoli e nanetti sono l’anticamera del riflusso nel comunitarismo, dove le identità del singolo cittadino e quelle dei vari cittadini sono ridotte progressivamente ad una sola, quella che la comunità (ideologica, religiosa, razziale, di classe, amicale, nazionalista etc.) impone di volta in volta a pena di esilio se non di reclusione.
Con i migliori saluti