Una proposta con due gravi deficit

Il Prof. Vassallo ha avanzato sul Corriere di mercoledì 11 aprile una chiara e precisa proposta operativa circa la libera consultazione elettorale da indire la seconda domenica di ottobre 2007. Suo scopo, eleggere presidente ed Assemblea Costituente del Partito Democratico, un partito talmente nuovo da rifiutare l’appartenenza a qualunque filone politico culturale esistente in Europa. La chiarezza e la precisione fanno onore all’accademico. Però non bastano a nascondere il grave deficit politico ( che riguarda tutti i cittadini, anche chi avversa il Partito Democratico per come è stato concepito e per come si svolge la gestazione).

Il deficit ha due aspetti principali. Il primo è che si persiste nel sottovalutare, visto il rifiuto dell’esistente, la questione di definire la natura politica del PD. Perché delle due l’una. O si assume che il PD avrà per forza come carta fondante il manifesto dei Saggi, e allora esploderebbe la contraddizione di un partito che predica la partecipazione costruttiva dei cittadini ma in pratica consente solo di aderire ad un testo preconfezionato da un ristretto gruppo elitario. Oppure le liste che si potranno presentare a metà ottobre avranno ciascuna un proprio manifesto ben distinto, e allora  risulterebbe arduo per l’Assemblea Costituente trovare una composizione dei differenti manifesti che definisca la natura politica del PD (che, ricordiamo, rifiuta l’esistente)  soddisfacendo tutti.

Il secondo aspetto del deficit è legato al fatto che i 1.160 componenti l’Assemblea vengono eletti a gruppi di cinque senza recupero dei resti. Potranno quindi avere eletti solo le liste che nel collegio  ottengano almeno il 20% dei voti . Di fatto ciò comporta che, a parte limitatissime eccezioni di liste più forti in un collegio e lì in grado di raggiungere il quorum, nella quasi totalità dei collegi vi saranno solo eletti di origine DS oppure di origine Margherita, che sono le sole grandi organizzazioni aderenti. Dunque sarà pressoché impossibile che nell’Assemblea siano eletti non appartenenti ai DS o alla Margherita in misura tale da raggiungere anche solo il 5% (già questo richiede che loro liste  ottengano il quorum in almeno un terzo dei collegi).

Questo deficit politico accentua, al di là delle intenzioni, la deriva del PD verso il mini compromesso storico. O quanto meno verso una percezione del genere. Da qui la persistente fragilità del governo e il barometro che volge al bello per le opposizioni.

 

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