Egregio Dottore,
ho visto il Suo Sorpasso sul Corriere a proposito della sentenza della Cassazione su Mills: lo trovo raziocinante, eppure incline ad esprimere uno sconcerto non illuminante. Nel merito non sono infatti possibili equivoci. La sentenza è definitiva e non lascia incertezze: il reato è prescritto.
Quella che resta sempre aperta è una questione tutta differente. Non la via processuale , ma la volontà di ambienti diversi di costruire l’opposizione al Presidente del Consiglio , piuttosto che sui progetti politici, sulla via giudiziaria. A questi ambienti larga parte dei mass media danno troppo spazio ( secondo me) avallando incertezze procedurali che non ci sono. Con la conseguenza che il grande pubblico pensa di dover cogliere come rilevanti fatti politici , fatti inesistenti.
Ad esempio, a proposito della multa confermata a Mills, non può esser certo derivata dal merito di un reato che non è perseguibile (prescritto). Ha sanzionato ( a quanto è dato capire) il fatto che l’imputato, avendo garantito fatti opposti in due successive testimonianze rilasciate ufficialmente, in uno dei due casi è stato indiscutibilmente infedele provocando così un danno allo Stato.
Altro esempio. I politici hanno tutto il diritto di sostenere che il Presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere perché ha corrotto un testimone; ma i mass media, riferendolo, non possono non annotare che la supposta corruzione non è per niente provata, dal momento che, come tutti sanno, la prescrizione inibisce l’entrare nel merito della questione reato ( e di questo aspetto, tanto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, si sono avvalsi i giudici anche nel famoso processo Andreotti ). Chiarito questo, il cittadino è poi padrone di dare il giudizio politico ritenuto più opportuno. E qui le opinioni sono fisiologicamente varie ( il bello della libertà). Ma solo le opinioni, non i fatti.
Come naturale, formulo queste osservazioni confermandoLe che noi liberali siamo da un quindicennio coerentemente contrari alla politica dell’on. Berlusconi e pensiamo che questo parlare d’altro, invece che dell’alternativa, sia uno dei principali motivi dei successi berlusconiani.