Sui programmi Orchestra Regionale Toscana e impegni Assessore in Aula

PRESIDENTE. Svolgiamo la interrogazione

  • 393 iscritta al punto 26 dell’o.d.g. il testo della quale è il seguente:

Il sottoscritto consigliere regionale Rq/Jaello Morelli,

considerato il principio che l’intervento pubbli­co in campi quali quelli artistico- culturali è legit­timo solo se rivolto alla diffusione della cultura nella società toscana;

constatata l’esistenza e l’attività di importanti centri musicali quali, ad esempio, il Teatro Co­munale e il Maggio Fiorentino;

tenuti presenti i rilievi in altre occasioni già formulati dal Consiglio regionale e le relative as­sicurazioni date in proposito dall’assessore com­petente;

rilevata la presenza di forti considerazioni cri­tiche già emerse nelle realtà locali ed istituzionali in merito all’impostazione «elitaria» dell’Orche­stra Regionale Toscana;

appreso dalla stampa che il direttore artistico dell’Orchestra Regionale Toscana «crede solo al­le strutture elitarie senza le quali non si combina nulla di buono» e che i cittadini avranno «esecu­zioni non turbate da stress per decentramento»:

interroga il Presidente della Giunta per sapere:

– se non ritiene che i programmi dell’Orchestra Regionale Toscana volti ad una estrema specia­lizzazione della cultura musicale, pregevoli dal punto di vista della ricerca, contrastino con le ra­gioni di fondo della presenza pubblica nel settore e con gli impegni presi di fronte a questo Consi­glio Regionale dall’assessore competente;

– se ritiene giusto che la Regione e gli Enti loca­li nel loro complesso sopportino, nel mezzo della presente grave crisi economica del Paese, oneri di spesa nell’ordine dei miliardi per creare e finan­ziarie strutture «elitarie» che, oltretutto, non ri­tengano neanche di dover adeguatamente utiliz­zare capacità.

Dopo la risposta dell’Assessore ….PRESIDENTE. Ha la parole il Consigliere Morelli.

MORELLI. Mi sembra la novella dello stento questa storia dell’Orchesta Regionale, perché ogni volta che si domanda una cosa, si risponde che dovrebbe andare bene almeno per il futuro. E poi dopo sei mesi ci risiamo.

Io nell’interrogazione avevo chiaramente chiesto due cose: se sembrava giusto continuare con questo tipo di esperienza di Orchesta che era nata per diffondere la musica nella regione e che si sta rivelando sempre di più un tentativo di diventare un doppione (se migliore o peggiore è un altro discorso) delle altre grandi orchestre già esistenti in Toscana; e se sembrava opportuno su questa linea si impiegassero delle centinaia di milioni che ormai in due anni sono diventati 2 miliardi e rotti.

Questo è il punto centrale della questione, perché qui non siamo di fronte a un’organizzazione musicale esistente tradizional­mente da decenni, che anche per motivi tradizio­nali, se ha valore, bisogna supportare. Questo Consiglio, negli ultimi due anni, ha avuto occa­sione più volte di parlare di questa organizzazio­ne che sta ripercorrendo esattamente le strade – sottolineo elitarie perché lo dissi un anno e mezzo fa e i fatti mi stanno dando ragione – che portano cioè a una duplicazione delle grandi orchestre già esistenti sul territorio.

Questa a noi sembra una politica profondamente errata che nulla ha a che vedere con l’esigenza di diffusione della cultura perché, quantunque l’assessore confermi, i casi sono due: o sono impazziti i giornalisti, ed io non credo, o le linee politico-culturali del nuovo diret­tore chiarissimamente espresse e mai smentite nella nota intervista che dette origine in aprile al­la mia interrogazione, sono linee culturali che ap­punto, in sottolineatura della linea della grande orchestra di tipo estremamente specializzato, por­tano a volere una prestazione orchestrale soprat­tutto stanziale, cioè a Firenze.

Questa realtà dei fatti, alla quale nulla toglie la necessità espressa dall’assessore in chiusura di dover salvaguardare il posto che l’Orchestra regionale avrebbe nel pa­norama musicale nazionale, perché anche questa è un’esigenza sovrapposta. L’esigenza di base è stabilire se è necessario spendere quest’anno 800 milioni. Due mesi fa, al momento della mia inter­rogazione, si voleva spendere un miliardo, perché la legge proposta dalla Giunta prevedeva un mi­liardo, più di quello che la stessa Orchestra regio­nale nel suo bilancio preventivo chiedeva, tutti questi fatterelli dovrebbero spingere a chiederci se è giusto spendere queste cifre per fare un’orche­stra, di alta qualità, senza alcun dubbio, ma so­stanzialmente un doppione di altre esistenti e con riflessi musicali sul territorio chiaramente non adeguati rispetto alle cifre impiegate, perché que­sto è il punto.

La cultura senza dubbio è un dirit­to universale, ma dal punto di vista nostro, di en­te pubblico, ci dobbiamo preoccupare nell’esami­nare questo diritto universale più della sua diffu­sione che non del suo innalzamento oltre certi li­velli, cosa della quale naturalmente si dovrebbe occupare la società nel suo complesso e dovrebbe essere nostro compito agevolare e spingere in questa direzione le possibilità di sviluppo, cosa che non facciamo appunto perché impieghiamo larghissimi nostri fondi, anche quest’anno una percentuale molto ragguardevole, in queste grandi istituzioni.

La seconda domanda nella mia interrogazione era già compresa nella prima, e cioè se sembrano giusti questi oneri di spesa, in questo particolare momento, indirizzato in questo modo, perché qui nessuno è contro la bella musica, solo … (Interruzione dall’aula) Appunto, questa scelta mi lascia molto per­plesso, perché rispetto a due anni fa quando fu fatta con certi intendimenti, non solo non sta se­guendo quegli intendimenti, ma sta dimostrando puntualmente, di trimestre in trimestre, che si sta sviluppando seriamente come impegno professio­nale. Qui nessuno viene a dire che in que­sta Orchestra, per esempio, stonano, e allora il problema sarebbe di incapacità, e allora il discor­so sarebbe chiuso per altri aspetti. Queste suona­no bene, ma sono orchestre pubbliche e a me non sembra che svolgano il tipo di compito che a que­sta orchestra la Regione, nelle sue scelte iniziali, voleva fosse affidato. Questi fanno della bella musica, soprattutto di tipo elitario, da camera. Quest’anno si cerca di fare un incastro con le ne­cessità dell’Opera di Pisa, ma noi abbiamo la fon­data sensazione che tutti questi sforzi di cercare di usare questi fondi e questa struttura diffusa­mente nel territorio siano destinati ad arenarsi, e quanto è accaduto nell’anno ’81 e sta accadendo ora, ci sembra onestamente che stia andando nel­la direzione da noi prevista, non dagli assessori che si sono succeduti.

Quindi io prendo atto del fatto che c’è questa volontà di ricondurla crescentemente ai suoi com­piti istituzionali, prendo atto del fatto che ci sarà lo sforzo di far ottenere all’Orchestra regionale tutti i riconoscimenti ministeriali che possono comportare anche un maggior concorso di fondi da parte dello Stato, però rimane un punto, e cioè il diversificare questa Orchestra, perché se non si diversifica mi si deve spiegare perché allora non si è potenziato per esempio l’Orchestra del Comunale o altre cose di questo genere. Finché non capirò questo, cntinuerò ad avere legittime perplessità non sulla professionalità ma sulla utilità pubblica di questo tipo di struttura.

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